25 Novembre 2024

Fonte: La Stampa

Frontiere chiuse

di Marco Zatterin

Per l’Europol altri attentati sono probabili. La Ue vuole misure ad hoc sulla sicurezza Quali sono? E cambieranno le nostre vite?

L’Europol dice che non è finita. «È ragionevole supporre che altri attacchi siano probabili», avverte il direttore Rob Wainright, per il quale «abbiamo a che fare con un’organizzazione terroristica determinata, seria, con ampie risorse e attiva nelle nostre strade». È un modo per dire che non bisogna abbassare la guardia, invito che l’Unione europea giura di voler mettere in pratica nella riunione dei ministri degli Interni e della Giustizia di oggi. Si attendono decisioni concrete, almeno più del solito, anche perché il dopo Charlie Hebdo è stato deludente. Primi due passi: giro di vite ai controlli sulla frontiera esterna e schedatura dal 2016 per i passeggeri dei voli anche intracomunitari. È la «fortezza Schengen». Meno male e purtroppo. Il rafforzamento della vigilanza dovrebbe aumentare la sicurezza dei cittadini che, però, pagheranno la rinvigorita tutela con una perdita di libertà. Un arretramento necessario, forse, evitabile se in altre occasioni non si fosse pensato agli interessi nazionali, ma al bene comune. Invece i passi sono stati deludenti. «Dobbiamo dimostrare la capacità di azione ed essere credibili – dice Étienne Schneider, vicepremier del Lussemburgo, guida di turno Ue – e non continuare a palleggiare le decisioni fra Commissione, Parlamento e Consiglio». Ottimi auspici. Implicano che, se va bene, l’Europa agirà e riscriverà alcune abitudini dei suoi cittadini. Cosa che, a livello locale, molti governi hanno già fatto, in Francia come in Belgio. Ecco come. E cosa comporta per gli europei.

Più vincoli  

LA LIBERA CIRCOLAZIONE SARÀ LIMITATA  

Se ne parla da tempo, ma solo ora, nel momento del dramma, i governi son compatti. Troppi miliziani del Califfato, nati fra noi e con un passaporto europeo, hanno attraversato con facilità la frontiera esterna dello spazio Schengen. Sfruttano la più bella delle libertà, quella di circolazione, per seminare il terrore. Così ora i ventotto fanno un passo indietro e decidono di «attuare immediatamente i necessari controlli sistematici e coordinati, anche sugli individui che beneficano della libera circolazione».

Fuori il passaporto  

CONTROLLI IN TEMPO REALE E PIÙ FILE  

Ci saranno più uomini nei gabbiotti delle dogane, più computer efficienti e in linea a tempo pieno. La bozza di conclusioni del vertice odierno afferma che i Ventotto rilanceranno il sistema di controlli «entro il marzo 2016», con un «collegamento in tempo reale a Europol e a tutti i posti di frontiera dove avvengono le verifiche elettroniche dei documenti». I dati saranno immagazzinati e resi disponibili per tutte le polizie dell’Unione. Vuol dire più code e più attese, negli aeroporti, sui treni e lungo autostrade. Fra Roma e Bruxelles non cambia nulla. Ma se si rientra da Londra o New York bisognerà fare la fila. Un pezzo di autonomia persa. Temporaneamente, si spera.

L’emergenza e noi  

MENO LIBERI MA PIÙ PROTETTI?  

Meno liberi, più protetti? In Francia «l’état d’urgence» consente alle autorità di vietare all’istante la libertà di circolazione, limitare il soggiorno, vietare manifestazioni e autorizzare perquisizioni più facilmente. Il Belgio rafforza i controlli alle frontiere, spedisce altri 520 militari a pattugliare le strade delle città, userà il braccialetto elettronico per le persone sospette, mentre non si potrà più avere un telefono senza legare la carta Sim all’identità. Era in effetti una pratica piuttosto curiosa.

Anche per i voli interni  

VIA LIBERA ENTRO L’ANNO AL REGISTRO DEI PASSEGGERI  

Se ne parla da anni. È il registro europeo dei nomi dei passeggeri. I governi Ue sono d’accordo, ma il dossier è frenato all’Europarlamento, dove parte dei socialisti, liberali e verdi, vogliono essere certi che non ci siano limitazioni per il diritto alla tutela dei dati personali. La bozza sul tavolo del Consiglio stamane propone l’adozione entro l’anno del Pnr, con l’inclusione della schedatura dei voli interni e per «un periodo di tempo sufficientemente lungo». Un anno, sarà. Senza un limite ai crimini di natura transnazionale. Controlli su cittadini anche europei e per ogni tipo di reato, il che non guasta.

Il club degli 007  

NASCE IL COORDINAMENTO TRA SERVIZI SEGRETI  

Li hanno presi, ma se li sono fatti anche passare sotto il naso. Meglio ragionare su come integrare e coordinare l’Intelligence. Dal gennaio Europol lancerà l’Ectc, il Centro europeo antiterrorismo, nel quale «gli Stati potranno aumentare scambio di informazioni e coordinamento operativo sul monitoraggio antiterrorismo». Le capitali faranno confluire nella cellula gli esperti nazionali, creando un’unità di vigilanza transfrontaliera. «Faremo il massimo uso di queste capacità», assicurano. Sinora, non è successo. Solo cinque governi informano regolarmente Europol sui dossier antiterrorismo.

IL TRATTATO DI SCHENGEN. Lo spazio Schengen è un’area di libera circolazione nell’Unione Europea, all’interno della quale sono stati aboliti i controlli alle frontiere, salvo circostanze eccezionali. È attualmente composto da 26 Paesi, di cui 22 membri dell’Unione europea e quattro non membri (Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera). Il trattato non include Bulgaria, Cipro, Croazia, Romania (perchè non ancora in vigore) e Irlanda e Regno Unito, che non hanno aderito alla convenzione. Gli Stati non Ue che partecipano a Schengen sono Islanda, Norvegia, Svizzera e Liechtenstein. Oggetto del trattato è il controllo delle persone, che non va confuso con i controlli doganali sulle merci, aboliti tra gli Stati Membri della Ue dal 1º gennaio 1993 (caduta delle frontiere). L’area di libera circolazione è entrata progressivamente in vigore a partire dal 1985, con un accordo di massima concluso da un gruppo di governi europei nella località lussemburghese di Schengen.

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