23 Novembre 2024
Elisabeth Borne

Elisabeth Borne

Il presidente aveva preannunciato di voler puntare su una donna. La nuova incaricata è stata ministra del Lavoro e dei Trasporti. Edith Cresson, prima ministra con Mitterrand, l’unica ad averla preceduta

«Dedico questa nomina a tutte le ragazzine: inseguite i vostri sogni, niente deve fermare la lotta per il ruolo delle donne nella società», sono le prime parole della premier. Trentuno anni dopo Edith Cresson, prima ministra di François Mitterrand che venne sommersa dagli insulti misogini (compreso ovviamente quello di essere una delle amanti del presidente) e che le augura oggi un sarcastico «buona fortuna», un’altra donna di sinistra diventa primo ministro di Francia. Si tratta di Elisabeth Borne, 61 anni, ex collaboratrice di Lionel Jospin e di Ségolène Royal, più volte ministra -Trasporti, Ecologia, Lavoro – durante il primo mandato Macron, di indiscussa capacità e sensibilità politica, dotata di molte qualità tra le quali quella di essere donna. Il presidente aveva già evocato la possibilità di nominare una premier nel 2017 — a testimonianza della sua attenzione alla parità nei sessi nei posti di responsabilità — prima di decidere altrimenti. Stavolta la promessa è mantenuta.
Borne è una personalità molto lontana da Edouard Philippe, l’allora semi-sconosciuto sindaco di destra che Macron andò a pescare cinque anni fa a Le Havre e che poi sorprese tutti — anche il capo dello Stato — per talento e carisma. La nuova premier assomiglia semmai un po’ di più al successore di Philippe, Jean Castex: una perfetta conoscitrice dell’amministrazione francese, grande lavoratrice, capace di parlare ai sindacati, ma priva di una influenza politica personale e certo non una trascinatrice. Profilo ideale per affiancare il presidente della Repubblica senza correre il rischio di fargli ombra.
La nomina di Borne arriva in piena campagna per le elezioni legislative del 12 e 19 giugno, e tra qualche giorno il suo governo entrerà in un periodo di sospensione di fatto, dedicandosi solo agli affari correnti, prima del voto e della formazione della maggioranza in Parlamento. Se le elezioni dovessero dare il successo al partito di Macron — che si chiama ormai Renaissance al posto di La République en Marche — la premier Borne dovrà occuparsi subito della legge sul potere d’acquisto molto attesa dai francesi, colpiti dall’inflazione, e poi della riforma delle pensioni, il grande cantiere politico del secondo mandato. Lo farà con la stessa competenza e capacità di trattativa già dimostrate quando, da ministra dei Trasporti, ha affrontato con successo la difficile riforma della Sncf, le ferrovie dello Stato francesi.
Oggi o domani la neo-premier Borne annuncerà i ministri del suo governo, alcuni dei quali in tempi normali sarebbero destinati a essere più popolari e potenti di lei. Il ruolo del primo ministro si è sempre più ridotto negli ultimi anni perché a cominciare da Sarkozy — e con la relativa pausa di Hollande — il presidente della Repubblica ha preso sempre maggiore spazio politico, mediatico ed esecutivo. Ma stavolta Macron dovrebbe affidare a Borne anche l’importante delega della pianificazione ecologica, uno dei dossier sui quali si giudicherà il successo o meno del quinquennio.
Borne riempie tutti i requisiti richiesti: preparata, esperta, donna, e di sinistra, il che dovrebbe essere di aiuto per frenare l’avanzata della Nupes, la nuova unione popolare ecologista e sociale guidata da Jean-Luc Mélenchon che si dice sicuro di vincere le elezioni legislative, conquistare la maggioranza in Parlamento e quindi anche il posto di vero e stabile primo ministro. Prima della nomina, Mélenchon faceva lo spiritoso: «Grande tensione, il mio predecessore sarà di destra o invece di destra? Nessuno vuole questo incarico, perché è un contratto a durata determinata». Una volta incaricata Borne, Mélenchon ha subito contestato la sua credibilità “di sinistra”: «Elisabeth Borne è una delle figure più dure del maltrattamento sociale macronista», e con grande, forse eccessiva sicurezza di sé promette di sostituirla presto, in virtù del voto di giugno.
Ma intanto Macron dice che con Borne «continueremo ad agire senza tregua» elencando le priorità: «Ecologia, sanità, educazione, pieno impiego, rinascita democratica, Europa e sicurezza». E Marlène Schiappa, femminista già vice-ministra per la parità uomo donna, esulta: «Una donna a Matignon, un giorno storico per l’uguaglianza».

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