20 Settembre 2024

Fonte: Sole 24 Ore

di Riccardo Sorrentino

L’Unione europea contribuirà per 40 miliardi. L’indebitamento aggiuntivo sarà assorbito a partire dal 2025 attraverso la crescita: escluse nuove tasse, tagliate imposte alla produzione per 10 miliardi l’anno


Cento miliardi, dei quali quaranta concessi dall’Unione europea. È, quallo francese, «il piano più ampio presentato finora in Europa», ha detto il primo ministro Jean Castex. «La Francia – ha aggiunto il ministro dell’Economia Bruno Le Maire – uscirà dalla crisi economica più forte di quanto sia entrata, con un’economia più competiviva, meno dipendente dal carbonio, e più solidale». Senza dimenticare i vincoli di bilancio: il maggior debito inizierà a essere assorbito dal 2025.

No a nuove imposte
Non ci saranno, ha ribadito Castex, ripetendo l’impegno del presidente Emmanuel Macron, nuove imposte: «indebolirebbero la nostra crescita», ha detto il primo ministro. Il maggior debito sarà assorbito attraverso la maggior crescita. Il governo ritiene che il Plan relance potrà spingere la crescita di 1,5 punti percentuali l’anno, in modo da raggiungere nel 2022, i livelli di attività economica precedenti la crisi. «La scelta peggiore – ha aggiunto Castex – sarebbe stata non fare un piano di rilancio»: si sarebbero persi quattro punti di pil e 50 miliardi di entrate fiscali in meno.

Un piano ambizioso ma realizzabile
È un piano ambizioso, ha riconosciuto Le Maire, ma la Francia in un certo senso «è già là»: prima dell’epidemia aveva già i ritmi di crescita più rapidi in Europa, aveva portato la disoccupazione sotto l’8% nella Francia metropolitana e aveva «l’economia più attraente dei Paesi europei”.

Tre pilastri
Il piano si fonderà su tre pilastri. La transizione ecologica, alla quale sono stati destinati 30 miliardi (il 30%, come richiede l’Europa, peraltro su proposta di Parigi); competitività (35 miliardi); e coesione sociale (35 miliardi). Nessuno stimolo – come nel caso tedesco – del potere d’acquisto delle famiglie, ma attenzione soprattutto alle aziende, in particolare le piccole e medie imprese, e ai lavoratori.

Transizione ecologica
La transizione ecologica anima un po’ tutto il piano e punta al raggiungimento delle “emissioni zero” entro il 2050. Sono previsti sussidi (6,7 miliardi) per il rinnovamento energetivo degli edifici, privati e pubblici, per la “decarbonizzazione” delle imprese (1,2 miliardi), per lo sviluppo di una mobilità più ecologica (1,2 miliardi), in particolare attraverso la rete ferroviaria anche locale (4,7 miliardi), per lo sviluppo dell’idrogeno verde (7 miliardi fino al 2030, dei quali due nel biennio 2021-2022), e per la tutela della biodiversità (2,5 miliardi). In alcune attività, come le energie rinnovabili, e la gestione dei rifiuti, oltre che nelle biotecnologie, la Francia punta a diventare leader europeo e mondiale, ha spiegato Le Maire.

Competitività
Il pilastro della competitività punta alla apertura di nuovi mercati, in particolare nel settore industriale: «L’industria è la nostra cultura», ha detto Le Maire secondo il quale «da 25 anni la Francia dorme sugli allori», mentre ora è pronta, ha detto Castex, a un «riarmo industriale». Il piano prevede una riduzione permanente delle imposte sulla produzione per 10 miliardi l’anno, un sostegno al finanziamento delle imprese, soprattutto sotto forma di capitale e di prestiti partecipativi (3 miliardi), e la relocalizzazione della produzione industriale (l’esempio è quello delle batterie) per la quale sono stati previsti sussidi diretti per un miliardo. Il quarto Programma di investimenti per l’avvenire, per lo sviluppo delle nuove tecnologie, userà 11 dei 20 miliardi a disposizione fino al 2025, nel biennio 2021-22.

Coesione sociale
L’obiettivo della coesione sociale si concretizzerà in un piano massiccio di investimenti nella sanità (6 miliardi, dei quali 2,5 miliardi per i servizi sul territorio), in un ampio Piano giovani (in parte già annunciato) per favorirne la formazione (1,6 miliardi) e l’inserimento nel mercato del lavoro (3,2 miliardi più 1,3 miliardi per i percorsi di inserimento)) in un momento difficile, e nel finanziamento dell’attività lavorativa parziale di lunga durata (7,6 miliardi) per ridurre il numero dei licenziamenti. Agli enti locali sono stati destinati 5 miliardi.

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