20 Settembre 2024

Fonte: Corriere della Sera

di Massimo Nava

A cinque giorni dalle elezioni, non ci sono più certezze sui risultati. Ma non riguarda solo la scelta di uno schieramento


Quattro mesi fa, la sfida per l’Eliseo aveva un esito scontato, l’alternanza di centrodestra al quinquennio socialista. A cinque giorni dal voto, l’incertezza è invece assoluta. Non solo sui vincitori, bensì su un’alternanza più drammatica di una scelta di schieramento: ossia di modello di Stato e Paese, di collocazione in Europa, persino di sistema economico. Per questo, all’incertezza elettorale, si somma l’apprensione dei mercati e delle opinioni pubbliche europee, consapevoli del fatto che il cammino della Francia condizionerà i destini continentali dei prossimi anni. L’apprensione è giustificata.
Due dei possibili finalisti al secondo turno, Marine Le Pen e Jean Luc Melénchon rappresentano l’estrema destra populista e antieuropea e l’estrema sinistra giustizialista e statalista, insieme totalizzano circa il 40 per cento delle intenzioni di voto, un dato che sommato all’astensione la dice lunga sulla sensibilità collettiva dei francesi, sulla profondità della crisi economica, sociale, culturale, identitaria. Per quanto lontane siano le radici ideologiche, i due pescano nella Francia disorientata e impoverita, impaurita dalla globalizzazione, sempre più ostile, anche a giusto titolo, ai meccanismi di governance finanziaria dell’Europa di oggi. Le primarie, gli scandali che hanno azzoppato il candidato del centrodestra François Fillon, i confronti televisivi sono i fattori che in campagna elettorale hanno ingigantito le nevrosi dei francesi e ulteriormente stravolto la logica tradizionale dell’alternanza.
Le opinioni pubbliche e i movimenti hanno devastato le strutture di partito, i candidati hanno cercato il rapporto diretto con gli elettori, quasi plebiscitario ed emozionale, e i favoriti della prima ora, da Sarkozy a Juppé, sono stati eliminati in corsa. Il centrodestra, in un Paese orientato a destra, deluso dall’esperienza socialista, rischia di perdere l’elezione che, secondo ogni logica, non poteva perdere. Nell’incertezza e nella confusione, si comprende meglio l’ascesa di Emmanuel Macron, il giovane ex banchiere venuto dal limbo dei senza partito, benché vicino ai socialisti, sospinto dalla società civile, acclamato da quella parte di Francia che crede nell’Europa e nel futuro e non si rassegna all’idea di un Paese irriformabile e in declino. L’uomo giusto al posto giusto, il generale abile e fortunato, ricorre nei miti della storia francese. Secondo i sondaggi, Macron sarebbe l’unico in grado di vincere al secondo turno contro qualsiasi avversario. Fillon spera di vedersela con Marine Le Pen, in testa nei sondaggi, ma senza riserva di voti per la finale. Nessuno si sente di escludere un duello Le Pen Melénchon. Ma si sa che i sondaggi sbagliano. E su quattro teste, l’errore è ancora più probabile.

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