22 Novembre 2024
meloni giorgia

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Procaccini, braccio destro della premier a Strasburgo: «Le condizioni per replicare in Europa la maggioranza italiana esistono»

Nei corridoi dell’hotel Sofitel, nel centro della capitale polacca, gli eurodeputati del partito di Giorgia Meloni inseguono il successo. Il seminario dell’Ecr organizzato per tre giorni ha come ospiti sia la presidente del Consiglio che il premier polacco, ma il futuro della Ue, titolo del tema del dibattito, è anche un insieme di sussurri, previsioni, congetture. L’anno prossimo si vota per il nuovo Parlamento Ue e qui si avverte il vento in poppa: «Fratelli d’Italia potrebbe benissimo essere il primo partito d’Europa per numero di rappresentanti e l’Ecr può arrivare a 90 eletti».
Le speranza e le cifre sono spinte dai sondaggi, dalle previsioni che si fanno in altri Paesi, dalla Spagna alla Danimarca, dal carisma che viene riconosciuto alla presidente, appena confermata, dei Conservatori europei. Nicola Procaccini, che di Giorgia Meloni è a Strasburgo una sorta di braccio destro, essendo co-presidente del gruppo parlamentare Ecr, non ha problemi a delineare scenari che in Italia fanno discutere: «Dopo il voto, a giugno, non ci sarebbe nessun problema a formare un’alleanza, di un giorno o di una settimana, su un singolo dossier o sulla scelta dei vertici della Commissione, anche con Le Pen. Così funziona l’Europa, così è stata eletta la von der Leyen, in Europa vale il principio delle maggioranze variabili, oggi si sta votando il Green deal in Europa con i voti della Le Pen e dei liberali di Macron, oltre ai popolari, e nessuno ha nulla da ridire. Visto da qui il dibattito italiano è sfalsato».
Procaccini rivendica uno spirito pragmatico, e pragmatico, secondo lui, è sempre stato il funzionamento delle istituzioni comunitarie. Come farete a essere determinanti nei futuri equilibri della Ue, volete sostituire i socialisti? «Le condizioni per replicare in Europa la maggioranza italiana esistono, ovviamente non con quei partiti che sono espressamente di estrema destra. Ma in primo luogo occorre ragionare sul significato stesso di alleanza, che nella Ue è molto flessibile. Tanto che il Ppe continua a giocare con la politica dei due forni, un po’ con noi un po’ con la sinistra. In questi mesi non saranno in pochi ad andare a caccia degli eletti degli agricoltori olandesi di Bbb, per fare solo un esempio, il gruppo dei non iscritti a nessun gruppo a Bruxelles è molto ampio e i giochi sono appena all’inizio».
Poco distante dai deputati europei ci sono i diplomatici, quelli italiani e quelli polacchi. La loro prospettiva ha angolazioni diverse. Come la vedono loro l’ascesa possibile di Ecr negli assetti europei? La risposta è off the record e anche unanime: «Ci sono due Stati, Francia e Germania, che vogliono continuare a comandare, ci sono altri Paesi, e in primo luogo l’Italia, che vogliono entrare nella cabina di regia, ci sarà un motivo se Morawiecki ha definito Meloni una guida per i rapporti transatlantici della Polonia, e indubbiamente Washington può avere un ruolo nel futuro peso specifico che Meloni saprà esercitare nella Ue».

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