Si allontanano dall’area anche le navi che trasportano combustibili – oltre al Gnl, petrolio, carburanti – ma i prezzi per il momento non riflettono l’allarme
La crisi nel Mar Rosso comincia ad avere un impatto diretto anche sulle forniture di energia. Almeno 5 navi per il trasporto di gas liquefatto dal Qatar – tre delle quali cariche di Gnl diretto in Europa – hanno interrotto il viaggio. E decine di navi cisterna con a bordo petrolio e carburanti si sono anch’esse fermate in alto mare o stanno cambiando rotta, per evitare il passaggio in una zona che sta diventando sempre più rischiosa.
Una situazione fluida, che a lungo andare minaccia di compromettere la disponibilità di combustibili e di infiammare i prezzi, ma che per il momento sta sollevando una reazione molto tiepida sui mercati. Il gas in particolare comincia la settimana addirittura con un ribasso di circa il 5% , scambiando poco sopra 30 euro al Megawattora al Ttf, vicino ai minimi da agosto. Le quotazioni del greggio, molto volatili negli ultimi giorni, hanno avviato la seduta in rialzo per poi virare in negativo: il Brent perde circa mezzo punto percentuale, intorno a 77 dollari al barile.
Accanto alla geopolitica sono in gioco altri fattori di influenza, che spesso prevalgono sul mercato. Da un lato ci sono le politiche delle banche centrali, che gli investitori continuano nonostante tutto a considerare orientate a ridurre i tassi di interesse. Dall’altro a rassicurare sono i fondamentali: per il gas in particolare la domanda si mantiene moderata (nonostante il freddo intenso) e le scorte sia in Europa che in Asia sono molto alte per questo periodo dell’anno.
La situazione nel Mar Rosso, comunque sia, è tutt’altro che rassicurante. Ai ripetuti attacchi degli Houthi contro le navi di passaggio – che hanno già fatto crollare il traffico delle portacontainer – si è aggiunta la dura reazione militare di Stati Uniti e Gran Bretagna, che per fermare i guerriglieri sciiti hanno colpito più volte obiettivi in territorio yemenita. Un’escalation che da sola potrebbe giustificare un aumento dei prezzi delle materie prime, attraverso quello che si chiama “premio geopolitico”.
La fuga delle petroliere e delle metaniere dalla regione – iniziata a scoppio ritardato soprattutto per motivi contrattuali – è legata proprio ai recenti raid contro gli Houthi. La Combined Marine Force (Cfm), cui fanno capo le forze angloamericane, venerdì 12 ha intimato a tutte le navi di «tenersi ben lontano da Bab al-Mandab», lo stretto che “chiude” la parte meridionale del Mar Rosso, collegandolo al Golfo di Aden. L’appello è stato diramato anche attraverso Intertanko, associazione degli armatori indipendenti di navi cisterna, e non è stato preso sotto gamba.
QatarEnergy non ha ancora confermato ufficialmente la sospensione dei trasporti di Gnl, ma dai sistemi di tracciamento del traffico navale sembra evidente che la situazione è quanto meno in stand by. Se la rotta più breve tra Asia ed Europa dovesse essere disertata a lungo, da Doha e da altri fornitori, potrebbero esserci ripercussioni. E a soffrire sarebbe soprattutto l’area del Mediterraneo, che le metaniere di Doha raggiungono proprio passando dal Mar Rosso e dal canale egiziano di Suez.
Il Qatar è il secondo fornitore mondiale di Gnl, superato solo dagli Stati Uniti. L’anno scorso ha esportato più di 75 milioni di tonnellate del combustibile secondo dati Lseg, anche se per la maggior parte sono andati in Asia (il Vecchio continente ha ricevuto circa 14 milioni di tonnellate).