Parla Yuriy Vitrenko, amministratore delegato della società ucraina del gas Naftogaz: «Non mi aspettavo che i tedeschi cedessero così facilmente»
Sembra che la Germania fornirà una turbina alla Russia per il gasdotto Nord Stream 1, nella speranza che il flusso del gas riprenda. Per alcuni è una violazione delle sanzioni. Se lo aspettava?
«Mi aspettavo un ricatto da parte russa», risponde Yuriy Vitrenko, amministratore delegato della società ucraina del gas Naftogaz. «Non mi aspettavo che i tedeschi cedessero così facilmente. A maggior ragione perché loro stessi sanno che gli argomenti russi sono falsi. Robert Habeck (il ministro dell’Economia di Berlino, ndr) ha detto di aver capito come questa turbina non sia fondamentale per far funzionare Nord Stream 1 e che attraverso il sistema di trasporto del gas ucraino e il gasdotto che passa dalla Polonia si poteva comunque portare gas in Germania in quantità stabili».
Quali saranno le conseguenze politiche dell’aver ceduto?
«Vladimir Putin ora sa che ricattare funziona. Quindi aspettiamoci da lui altri ricatti».
Su cos’altro potrebbe cercare di farne, Putin?
«Chiederà qualcos’altro. Ha provato a vedere se la Germania era pronta a violare le regole per il suo bisogno di gas. L’ha messa alla prova per capire se era pronta ad affrontare le misure necessarie a ridurre i consumi di energia e ha capito che poteva ricattarla. Quindi presenterà sempre nuove richieste».
Ma Putin sta ricattando anche l’Ucraina e l’Italia, perché i flussi attraverso la vostra rete che poi si dirama fino al Tarvisio sono calati…
«L’impatto su di noi è notevole, ma non cediamo per questo. Putin ha scatenato questa guerra proprio perché capisce che l’Ucraina non può essere ricattata così facilmente. Neanche noi siamo immuni: stiamo importando gas dal resto d’Europa e soffriamo dei prezzi più alti per la chiusura di Nord Stream 1. Ma crediamo che l’Occidente e il mondo intero debbano dimostrare fermezza. Spero che la Germania sappia cosa sta facendo».
Secondo la Bild, contrariamente agli impegni, Berlino taglierà la spesa per la difesa anche tra il 2023 e il 2026.
«Inquietante. Ciò che spiazza è che l’Occidente e la Germania in particolare avevano dichiarato di essere pronti a sanzioni che avrebbero schiacciato la Russia. Poi hanno fatto sapere che in realtà non erano pronti perché le loro economie ne avrebbero sofferto, ma che si impegnavano a non comprare più gas e petrolio russi in futuro e a rafforzare altre sanzioni. Hanno detto anche che avrebbero aumentato la spesa per la difesa. Ora è partita la marcia indietro ed è esattamente ciò su cui Putin contava: che l’Occidente e soprattutto la Germania si sarebbero stancati della guerra. Per qualche miope interesse economico avrebbero mollato e lui, Putin, avrebbe vinto».
Si aspetta che alcuni governi europei mettano pressione su Kiev perché negozi un cessate il fuoco e loro possano tornare, pian piano, al business as usual con la Russia?
«È pura speculazione. Spero non accada, perché i cittadini tedeschi e di altri Paesi europei non lo accetterebbero. Alcuni industriali sì, ma l’opinione pubblica in Germania e in Europa europea è diversa».
I governi europei hanno paura di irritare gli elettori chiedendo loro di ridurre i consumi di energia?
«Due anni fa il consumo di gas era a un livello così basso che di gas ce n’era in abbondanza e infatti i prezzi erano otto volte più bassi, a causa della recessione da Covid. Quel che ha fatto salire i prezzi non è la guerra ma, prima ancora, l’aver stampato tanto denaro da parte delle banche centrali. Per ritrovare un equilibrio fra domanda e offerta, una breve recessione sembra inevitabile».
È lo scenario che lei si aspetta?
«C’è un problema: i governi negli Stati Uniti e in Germania cercano la popolarità, non vogliono recessioni, quindi sono riluttanti a seguire politiche monetarie e di bilancio più responsabili che porterebbero a un riequilibrio. Ma le attuali pressioni inflazionistiche non spariranno da sole. Servono un aumento dei tassi d’interesse e una politica di bilancio più attenta che portino a una diminuzione dei consumi, quindi anche dei prezzi dell’energia. Senza un calo dei consumi il gas russo non si può sostituire. Il problema è come farlo questo calo, perché i grandi consumatori industriali di energia in Germania non vogliono la recessione. Parlo di Basf, parlo dei grandi gruppi industriali che sono dietro alcuni politici».
Dietro la scelta di cedere alla Russia sulla turbina c’è la grande industria tedesca?
«Questo è certo».