Fonte: La Repubblica
La premier britannica, presentandosi “contrita ma non in ginocchio”, incassa il sostegno dei suoi deputati, assumendosi la responsabilità della disfatta elettorale a Westminster
“Io vi ho messo nei guai e io vi tirerò fuori”. Così dice Theresa May ai deputati conservatori, riuniti con lei nel parlamento di Westminster.
Poteva essere un processo con le dimissioni della premier come sentenza, invece finisce con una specie di condanna dilazionata: i “peones” dei Tories appplaudono la premier, ma dubbi e critiche per il deludente risultato elettorale rimangono. Tanto è vero che lei, parlando per la prima volta con un po’ di umiltà, li rassicura: “Vi servirò soltanto finché vorrete”. Come dire che non resterà per i cinque anni della legislatura e forse molto meno: giusto il tempo, appunto, di risolvere almeno in parte il guaio che ha creato con una disastrosa campagna elettorale.
Secondo diverse fonti parlamentari citate dai giornali inglesi, May “si è mostrata molto preoccupata per i deputati che hanno perso il loro seggio, alcuni sono in difficoltà economica e ha detto che il partito li aiuterà. Ha chiesto scusa ai colleghi che hanno perso il posto a causa delle elezioni anticipate che lei ha voluto”.
“Sono a servizio del partito da quando ho 12 anni – ha aggiunto May secondo il deputato citato dal Guardian – e continuerò a servirlo fino a quando il partito vorrà”. Un altro deputato di lungo corso ha descritto May “genuinamente contrita, ma non in ginocchio”.
I conservatori guidati da May hanno perso inaspettatamente lo scorso 8 giugno la maggioranza in parlamento, un passo falso in vista dell’inizio dei colloqui per la Brexit. Nel corso della riunione, in cui si temeva che qualcuno potesse chiedere le sue dimissioni, un deputato presente avrebbe detto che la leadership della premier non è in discussione: “Ha vinto, deve essere il primo ministro”.
Quello di stasera è stato il primo incontro con il gruppo parlamentare dei Tory alla camera dei Comuni. I suoi deputati avrebbero infatti potuto metterla in minoranza. In ogni caso l’opinione dominante è che non durerà più di qualche mese. Ma a quanto pare la premier non ha intenzione di darsi per vinta, e ha voluto segnalare, attraverso le parole del suo portavoce, che riguardo alla Brexit, la sfida più grande che l’attende, non è cambiato niente. Un atteggiamento che i suoi critici giudicano come il rifiuto di accettare l’evidenza dei fatti.
Secondo quanto riferiscono fonti parlamentari alla Bbc, May ha anche rassicurato i conservatori circa i prossimi accordi con gli unionisti nord irlandesi. In particolare, ha sottolineato May, il Democratic Unionist Party non avrà nessuna influenza sui diritti civili e sulle politiche che riguardano la comunità Lgbt, né l’eventuale intesa significherà un passo indietro sulla questione nord irlandese.
I deputati che hanno parlato con la stampa britannica riferiscono di una May “molto umile, che ha riconosciuto i suoi errori” e che “ha anche riconosciuto che ci sono stati dei problemi nel rapporto tra Downing street e il partito”. Il passaggio sembra riferirsi ai due odiati capi dello staff della May, Nick Timothy e Fiona Hill, che in fortissimo contrasto con i vertici Tory sono stati costretti alle dimissioni sabato scorso. Un altro passaggio dell’intervento del primo ministro britannico è stato dedicato alla controversa questione del manifesto elettorale, in particolare sulle questioni sociali. May ha riconosciuto che la proposte di tagli all’assistenza sociale del programma hanno costituito un problema, ma allo stesso tempo il partito ha ammesso a sua volta che la questione dovrà essere affrontata.