19 Settembre 2024

Fonte: La Stampa

Donne Carriera
di Marina Palumbo

Se riusciamo a cavarcela con la rappresentanza politica, quando si parla di potere siamo davanti solo a Cipro e Lussumbergo: per fare carriera, meglio cambiare Paese

 

Parità un corno. A guardare i numeri, non sembra ci sia un paese dove davvero la parità sia stata raggiunta. Qualcuno ci si avvicina di più qualcuno di meno, ma certo il cento per cento non lo raggiunge nessuno.
Tanto per dirne una: nei giorni scorsi sono usciti i dati di Forbes sulle donne più ricche del mondo. Ebbene, le miliardarie sono solo il 10% dei paperoni del pianeta: 190 su 1.810. E di queste, solo 33 sono «self made», per le altre il patrimonio è frutto di un’eredità.

Ecco allora un po’ di numeri su come vanno le cose in Italia rispetto agli altri paesi Ue.
SEMAFORO ROSSO  
Ragazze, se volete tempo libero da dedicare a voi stesse o alla carriera, trovatevi un marito svedese. Secondo la ricerca Harmonized European Time Use dell’Unione Europea, il massimo della parità nelle faccende di casa si raggiunge infatti in Svezia, mentre l’Italia in questo campo risulta maglia nera: quasi tre ore e mezzo al giorno in più rispetto ai maschi vengono dedicate dalle donne alle attività domestiche.
E questo è solo uno dei tanti aspetti presi in considerazione dall’indice «Gender Equality 2013» che misura, attraverso una complessa serie di parametri, lo stato delle cose: un indice che va da 1 a 100, dove 1 rappresenta la diseguaglianza assoluta e 100 l’assoluta parità tra i sessi.
L’Italia conquista un punteggio di 40,9, sostanzialmente nella media, ma triste in confronto al 74,3 della Svezia e al 73,4 della Finlandia.
I numeri italiani sono sostenuti dai valori alti negli ambiti (60,6) e denaro (68,2), ma il paese risulta tragicamente indietro su (32,1) e tempo a disposizione (33) per poi sprofondare drammaticamente quando si tocca la tematica potere: 18,6. Peggio di noi solo Lussemburgo (14,7) e Cipro (12,2). Insomma, per chi vuole far carriera, è meglio cambiar nazione.
SEMAFORO GIALLO
Non siamo però messi tanto male quanto a rappresentanza politica. Anche qui Svezia e Finlandia ci danno dei punti, ma siamo sopra la media dei 28 stati Ue e, sorprendentemente, meglio anche di Lussemburgo e Regno Unito che stacchiamo di quasi 10 punti.
Non siamo poi tanto male neppure nel garantire alle donne la possibilità di continuare a lavorare quando hanno dei figli, seppure va detto che ancora questo permane un problema per tutti gli stati dell’Unione europea, ad eccezione della sola Slovenia.
A fronte di paesi dove la differenza percentuale tra donne lavoratrici con e senza figli mostra una necessità di rinuncia al lavoro pari al 30% circa – è il caso di Repubblica Ceca e Ungheria – l’Italia mostra uno scarto del solo 8%
. Ben meglio della Germania, con il 19,3%, e in generale di gran parte delle nazioni considerate, comprese Austria (12,7%) e Gran Bretagna (16,3%).
SEMAFORO VERDE
Su una cosa siamo invece davvero bravi ed è normare il lavoro in maniera tale che le disparità di retribuzione tra uomini e donne a parità di ruolo siano davvero minime: secondo i dati Eurostat, con il 5% nel 2008 e il 6% nel 2012, siamo i migliori insieme a Malta, Polonia e Slovenia. Merito dei contratti nazionali di lavoro che lasciano poco spazio all’alea e garantiscono più parità.

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