20 Settembre 2024

Fonte: La Stampa

di Roberto Sculli

La sentenza della Consulta: non fu illegittimo estromettere Aspi dalla ricostruzione del ponte Morandi

Per certi versi inaspettata ma cristallina: considerata l’eccezionale gravità della situazione, il decreto Genova, che escluse per legge Autostrade dai lavori di ricostruzione del ponte sul Polcevera, non ha violato la Costituzione. Lo ha deciso la Consulta che, ieri, ha giudicato infondate le eccezioni presentate dal Tar Liguria, che a fine anno scorso, aveva esaminato il ricorso presentato da Autostrade per l’Italia, rimandando gli atti a Roma.
La sentenza è una sorta di detonatore, che pur formalmente scollegato, rafforza il governo e può cambiare gli equilibri della faticosa battaglia per la sbandierata revoca della concessione dei 3 mila chilometri di rete affidata ad Aspi. Negli stessi minuti, infatti, dopo le dichiarazioni di guerra degli esponenti della maggioranza, riecheggiate l’intera giornata, Autostrade è stata convocata al Mit: la riunione in programma per oggi alle 16 assomiglia a un ultimatum, dopo l’annuncio di voler chiudere il dossier, infine, nella riunione del Consiglio dei ministri in programma domani.
Qualche ora prima, era stata la notizia della lettera firmata dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Paola De Micheli, indirizzata al commissario per la ricostruzione Marco Bucci, a scatenare un vespaio. La comunicazione, con cui si invita a prendere contatto con Autostrade, concessionario delle tratte connesse a est e a ovest del nuovo ponte – la cui costruzione è in dirittura di arrivo – è stata sufficiente per rianimare la battaglia della revoca, rimasta sopita nel mesi di emergenza sanitaria. La maggioranza giallorossa ha apparentemente trovato una sintesi. Non solo: perfino l’assegnazione del ponte ad Autostrade, un passo quasi obbligato, qui e oggi, per evitare rinvii dell’apertura alla circolazione, è finita in discussione. Tanto che negli uffici ministeriali si accarezza l’idea di intervenire sul decreto Genova, che nel settembre del 2018 ha istituito il commissario, integrandone l’articolo 1 e affidando così alla medesima struttura anche la gestione della nuova infrastruttura. Ipotesi caldeggiata soprattutto dai 5 Stelle, che tuttavia tecnicamente è tutta da costruire. E rischia di essere incompatibile con la data indicata per l’apertura al traffico, nei primi giorni di agosto.
Era in ogni caso del tutto prevedibile che il destino del nuovo viadotto disegnato da Renzo Piano, l’erede del Morandi crollato il 14 agosto del 2018 provocando 43 morti, si incrociasse ancora una volta col futuro della convenzione che affidò ad Aspi metà della rete autostradale italiana. Non solo perché quella che tecnicamente si chiama «procedura di contestazione di grave inadempimento» ha presto spunto proprio da quegli eventi. Avvicinandosi all’inaugurazione si è posto sempre più pressante il tema del passaggio di consegne. Lo ha fatto apertamente per primo il sindaco e commissario Marco Bucci, preoccupato che gli sforzi per contenere i tempi di costruzione si scontrassero con un ostacolo burocratico. Ed è a lui che il ministro, nella lettera firmata inviata lunedì, ha risposto, indicando il percorso. Un procedimento particolare, che assegna proprio all’ufficio del commissario la potestà di effettuare tutti gli adempimenti tecnici, compresi quelli, come la verifica di agibilità, che normalmente sarebbero in capo al concessionario.
Questo passaggio amministrativo ha rianimato uno dei totem del Governo a trazione pentastellata. Anche a dispetto della sentenza di ieri della Consulta, però, la strada per azzerare il rapporto dello Stato con Aspi è tutt’altro che spianata. La convenzione resta estremamente tutelante per il concessionario e, oggi, i vertici di Mit, Presidenza del consiglio dei ministri e Autostrade si confronteranno in primo luogo sull’ipotesi di transazione presentata da Autostrade il 10 giugno. Sul tavolo finiranno altre contestazioni, come le nuove indagini delle Procure di Genova e Avellino. Autostrade potrebbe fare una nuova offerta. Poi, arriverà l’ora delle decisioni.

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