Fonte: Corriere della Sera

di Elena Tebano

l leader della Spd: «Tre partiti hanno vinto». Ma c’è lo scoglio dell’accordo tra le forze minori (diversissime). Serviranno mesi

 Ieri il leader dei liberali Christian Lindner ha annunciato «colloqui preliminari» con i Verdi, spiegando che nonostante le differenze i due partiti sono entrambi per il cambiamento: «Né la Cdu/Csu né la Spd rappresentano una rottura» ha puntualizzato. Il giorno dopo le elezioni il terremoto nel panorama politico tedesco si vede da qui: le trattative ufficiali, ostentatamente, iniziano dalle forze minori. «Gli elettori hanno parlato molto chiaramente. Hanno rafforzato tre partiti, i socialdemocratici, i verdi e i liberali, questi tre partiti dovrebbero guidare il prossimo governo» aveva detto ore prima il leader socialdemocratico Olaf Scholz. Ma in questa equazione per una volta sono i piccoli che hanno il coltello dalla parte del manico.

La conta dei voti in Germania ha confermato le proiezioni: il vincitore è lui, che ha fatto guadagnare alla Spd oltre 5 punti rispetto alle elezioni del 2017 e molti di più rispetto ai sondaggi abissali di un anno fa, portandola al 25,7%. E lo sconfitto è il leader conservatore Armin Laschet, precipitato insieme alla federazione Cdu/Csu al 24,1%. Quasi 9 punti in meno che nel 2017, il risultato peggiore di sempre.

Ma di fatto nei numeri tra vincitori e vinti la differenza è minima: 1,6 punti percentuali. Permette a entrambi, in base alla pura aritmetica, di avere una maggioranza. E, esclusa (per ora) qualsiasi riedizione della Grande coalizione, con gli stessi due partiti: Verdi e Fdp, visto che la sinistra radicale Linke è rimasta sotto la soglia di sbarramento del 5% ed è stata “ripescata” solo grazie al fatto di essere riuscita a far eleggere direttamente almeno tre parlamentari. E visto che tutti rifiutano alleanze con l’estrema destra di Afd.

La coalizione «semaforo» a guida Spd con ambientalisti e liberali avrebbe 416 voti su 735. Quella «Giamaica» con al vertice la Cdu 406. In ogni caso senza accordo con Verdi e Fpd non c’è governo. Il co-leader ambientalista Robert Habeck ha detto che «logicamente» il primo tentativo di maggioranza deve essere fatto con la Spd. Ma intanto prima incontrerà la Fdp.

Gli equilibri sono sottili: il leader liberale Lindner ha ribadito di essere contrario ad alzare le tasse (tranne che per i giganti del web) o ad ammorbidire il freno del debito, due dei principali punti programmatici dei Verdi, che vogliono finanziare così la transizione ecologica.

Di fronte alla prospettiva di un governo a guida socialdemocratica è lui che può provare a dettare le regole: Verdi e Spd sono alleati naturali, hanno molti elementi di vicinanza nei loro programmi. Quando un giornalista ha chiesto a Baerbock i punti in comune con i liberali, lei ha provato a scherzare: «Io e Christian Lindner abbiamo più o meno la stessa età, Robert Habeck e Christian Lindner sono entrambi uomini e probabilmente a tutti e tre piace mangiare il gelato». Per governare insieme serve di più. Una Fpd al traino di Verdi e Spd non potrebbe che deludere i suoi elettori. Ha più da perdere e per questo chiederà di più. A partire dal ministero delle Finanze.

Lindner, che nel 2017 aveva condotto una lunga trattativa con la cancelliera Angela Merkel poi non andata a buon fine, questa volta vuole governare. Ma — non fa altro che ripeterlo — solo se potrà portare avanti le sue politiche centriste e pro affari. Allo stesso modo sa, per esperienza, che non può tirare troppo la corda. Se invece fosse Laschet a formare il governo, i rapporti di forza sarebbero invertiti. E i Verdi avrebbero meno spazio di manovra politica una volta al governo, ma più peso nella trattativa preliminare.

In ogni caso ci vorranno mesi di negoziati per arrivare a una maggioranza. Nonostante le promesse di Scholz che vuole formare «velocemente» un governo.

A.N.D.E.
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