22 Novembre 2024

Fonte: Corriiere della Sera

di Paolo Valentino

Dopo i 16 anni di Merkel cancelliera, sabato si elegge il nuovo capo della Cdu (e probabile successore). A meno di sorprese dalla Baviera


Un apparente paradosso fa da sfondo al congresso della Cdu che si apre oggi nello spazio virtuale ed è chiamato ad eleggere il successore di Annegret Kramp Karrenbauer (alias Akk) alla guida del partito. L’Unione cristiano-democratica è di nuovo largamente in testa a tutti i sondaggi, con quasi il 37% delle intenzioni di voto. Eppure, la Cdu non è mai stata così lacerata, tormentata e incerta sulla direzione da prendere.
La chiave del rebus è che non si tratta tanto di eleggere un nuovo presidente al posto della meteorica Akk, dimessasi un anno fa dopo un breve regno senza qualità, quanto di lanciare la volata che porterà l’Unione alle elezioni del 26 settembre, quando dopo 16 anni Angela Merkel non sarà più in lizza. Comincia la più importante transizione in Germania e in Europa degli ultimi tre decenni, esce di scena la madre della Nazione che ha cambiato la politica tedesca ridisegnandone il paesaggio e per la prima volta Fviene spazzata via l’idea di continuità incarnata dall’eterna cancelliera.
Rinviato due volte per la pandemia, il congresso doveva essere il prologo alla nomina (prevista in aprile) del candidato cancelliere del fronte conservatore, che con due eccezioni in 70 anni ha sempre coinciso con il leader della Cdu. Solo nel 1980 (con Franz Josef Strauss) e nel 2002 (con Edmund Stoiber) fu la gemella bavarese, la Csu, a mandare in battaglia il suo campione, perdendo in entrambi i casi. Ma questa volta potrebbe essere diverso.
Sono in tre a contendersi il voto digitale dei 1001 delegati: Armin Laschet, premier del Nord Reno-Vestfalia, il più grande Land tedesco; Friedrich Merz, ex deputato con il pallino dell’economia e ora imprenditore di successo; Norbert Röttgen, ex ministro e dal 2014 presidente della Commissione esteri del Bundestag.
Ognuno di loro ha idee e proposte affatto diverse sulla direzione da imprimere a un partito in cerca d’autore, dopo gli anni della forza tranquilla e della stabilità merkeliane. Se Laschet è quello che più di tutti incarna una continuità centrista con la cancelliera, con un plus di modernizzazione ed europeismo renano, Merz è il vero anti-Merkel, l’eroe di quanti vorrebbero la Cdu tornare su posizioni conservatrici, severa sull’immigrazione, meno generosa sul welfare e più austera (non a caso è il pupillo di Wolfgang Schäeuble) in Europa. Quanto a Röttgen, partito da outsider, ha visto crescere le sue chance grazie alla competenza in politica estera e a una campagna interna attenta alle donne, al futuro digitale e all’ambiente. Per la Storia, Merz e Röttgen sono due delle tante vittime di Angela Merkel, il primo silurato da capo dei deputati della Cdu nel 2003, il secondo fatto fuori da ministro dell’Ambiente dopo una sconfitta alle regionali del Nord Reno-Vestfalia nel 2012.
I favori del partito sono divisi. I sondaggi interni raccontano di un Merz al 29%, con Laschet e Röttgen appaiati al 25%. In realtà i delegati sono un’altra cosa: funzionari, eletti locali e deputati con ambizioni di cariche e carriera che secondo gli analisti sembrano avvantaggiare il premier renano.
Ma nulla è come appare, la vera partita essendo quella della cancelleria. Ecco allora che i contendenti non sono tre ma cinque. Se misurati con le intenzioni di voto per le politiche, infatti, i tre in corsa per la guida della Cdu hanno tutti forti controindicazioni e livelli di popolarità piuttosto bassi. Per ragioni diverse: Merz perché troppo conservatore, non proprio campione di donne e minoranze, irascibile e troppo inviso ai Verdi, probabili futuri partner di governo. Laschet perché privo di carisma e non esente da critiche per la gestione della pandemia nel suo Land. Röttgen perché troppo tecnocratico e un po’ oggetto misterioso spuntato dal nulla.
Meglio, molto meglio dei tre come possibili candidati cancelliere vanno invece nel favore degli elettori il premier e leader della Csu bavarese Markus Söder e il giovane ministro della Salute, Jens Spahn. Il primo soprattutto, stando all’ultimo sondaggio di Der Spiegel, sarebbe il candidato più forte. In apparenza stanno fuori dalla mischia. In realtà da settimane sono impegnati in una campagna sottotraccia e sondano discretamente il terreno per un’eventuale discesa in campo.
Molto dipende da come finirà domani. Se vincesse Merz, lo dice chiaramente, non rinuncerebbe mai a essere lui il candidato. Mentre Laschet, se non dovesse prendere quota nei sondaggi, potrebbe anche cedere il passo a Spahn, che nella gara della Cdu corre come suo vice. Röttgen infine potrebbe aprire la strada a Söder. Che poi la Germania, al terzo tentativo, sia pronta ad accettare un cancelliere bavarese, questa è un’altra Storia.

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