22 Novembre 2024

Fonte: Huffington Post

di Marco Cecchini

Caos vaccini, scandalo mascherine, lockdown prorogato: la caduta degli Dei fa rumore


Quando In Germania si muovono Der Spiegel e la Bild vuol dire che la pazienza dell’opinione pubblica sta per esaurirsi. E’ triste vedere uscire di scena tra le polemiche e il discredito un leader che ha dominato il panorama europeo e internazionale per sedici anni come Angela Merkel. Ma è proprio quello che sta accadendo alla Cancelliera di fronte agli occhi stupiti dell’Europa. Il settimanale tedesco, famoso per le sue copertine profetiche, ha titolato “Vergogna e disonore” il suo ultimo numero nel quale parla di un “paese a pezzi”. Vergogna e disonore del governo in carica ovviamente. Qualche giorno fa era stata la Bild a scaricare su Merkel una gragnuola di critiche velenose. E dulcis in fundo non poteva mancare l’allargarsi dello scandalo delle mascherine (sui cui acquisti grava il sospetto di conflitto di interessi) che ha raggiunto l’influente ministro della Salute, Jens Spahn, democristiano come la Cancelliera. Il dicastero di Spahn avrebbe acquistato un consistente lotto di Ffp2 da una società di cui è manager il compagno e marito di Spahn Daniel Funke, riferiscono le agenzie. A esasperare ancora di più gli animi è arrivata infine la notizia che con ogni probabilità il lockdown praticamente in atto da Natale verrà prorogato sino a fine aprile.
In Germania i quotidiani, che appartengono perlopiù ad editori puri a struttura familiare, sono un termometro fedele degli umori popolari. I media rimproverano al governo a guida Merkel una pessima gestione dell’emergenza pandemica nella seconda ondata: incapacità a tenere sotto controllo i contagi nonostante le pesanti restrizioni, ritardi della campagna vaccinale che ha lasciato tuttora scoperti molti ultraottantenni, inefficienze nella distribuzione degli aiuti alle piccole e medie imprese e ai lavoratori. La Repubblica federale somiglia sempre di più all’Italia. La fine dell’era Merkel sembra coincidere con il ritorno del paese alla situazione patologica (Germania malata d’Europa, scriveva l’Economist nel 2003) nella quale la stessa Merkel l’aveva preso in consegna dopo gli anni del cancellierato di Gerhard Schoreder. L’ex donna più potente del mondo è criticata per il suo indecisionismo, la sua politica incrementalista, ovvero dei piccoli, passi, la sua attitudine al compromesso. Tutto ciò che finora era lodato come un pregio oggi è considerato un difetto. Il fenomeno dovrà e certamente sarà analizzato dagli esperti come segnale della volubilità dell’opinione pubblica e della imprevedibilità dei cicli politici. Ma nel frattempo le cronache devono registrare il crollo della Cdu nelle recenti elezioni in due regioni importanti come il Baden Wurttenberg e la Renania Palatinato e ca va sans dire la caduta verticale degli indici di gradimento della Cancelliera. Un viatico sconfortante per il neo segretario del partito, Armin Laschet, l’uomo della continuità con le politiche centriste seguite finora, il delfino di Merkel che ora si ritrova indebolito e con minori chance di affrontare da candidato alla cancelleria le prossime elezioni di settembre. In pochi mesi il partito che ha governato la Germania per i tre quarti del periodo postbellico è sceso nei sondaggi da oltre il 30 per cento, al quale lo aveva portato una gestione apprezzata della prima ondata del Covid, al 27 per cento. Intanto impetuosa continua l’avanzata dei Verdi le cui percentuali di gradimento si stanno avvicinando a quelle della Cdu.
Nessuno in Europa può guardare con compiacimento a una Germania malata. Forse fuori, magari a Mosca o a Pechino o addirittura a Londra, certamente non a Roma, Parigi o Madrid. La crisi di Berlino è anche la crisi della funzione di guida svolta dalla Germania in Europa. E apre un vuoto. Perché nonostante le ambizioni coltivate in questi anni, non sembra che Macron abbia acquisito la statura per rimpiazzare il premier tedesco. Non ci sarebbe stato il Next Generation Eu e il progetto di rilancio del processo d’integrazione europea senza l’azione e la volontà di Angela Merkel. E potrebbe farsi più complessa in futuro anche la riforma del Patto di Stabilità quando scadrà la sua sospensione senza di lei alla guida. L’esplodere della questione Astrazeneca e il difficile coordinamento dei paesi europei nella gestione della pandemia – se non ci si può coordinare è inevitabile che ciascuno faccia da sé ha detto perfino un europeista come Mario Draghi – sono sintomi di un disagio di cui nessuno si può augurare il proseguimento.

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