19 Settembre 2024

CULTURA

Fonte: La Repubblica

Giornata della Shoah

A 71 anni di distanza dalla liberazione di Auschwitz dai nazisti, tanti gli appuntamenti, le letture, i concerti e i film per una continua presa di coscienza collettiva. Da Milano a Palermo, ecco le iniziative


Per non dimenticare l’orrore. Per non scordare l’atrocità delle leggi razziali. E per commemorare, ancora e sempre, tutte le vittime dell’Olocausto. A 71 anni di distanza dalla liberazione di Auschwitz dai nazisti – ad opera delle truppe sovietiche dell’Armata Rossa -, l’Italia celebra la Giornata della Memoria. Era il 27 gennaio 1945. Oggi, da nord a sud, sono tanti gli appuntamenti, le mostre, le letture, i concerti e i memoriali allestiti per una continua presa di coscienza collettiva.
In Germania, intanto, saranno presentati per la prima volta cento opere d’arte realizzate da donne e uomini imprigionati nei campi di concentramento, relegati nei ghetti ebraici o sfruttati nei campi di lavoro. L’iniziativa, politicamente significativa, è del Deutsches Historische Museum di Berlino, il museo storico della capitale situato nella centralissima Unter den Linden. L’inaugurazione questa sera, alla presenza della cancelliera Angela Merkel, che terrà un discorso.
Scopo della Giornata della Memoria è “conservare il ricordo dell’orrore sorto nel cuore dell’Europa, delle vittime, del dolore, ma al contempo anche l’esempio di tante persone giuste”. Così il presidente del Senato, Pietro Grasso, intervenendo ieri mattina, nella Sala degli Atti parlamentari della Camera, alla presentazione del documentario Salvate tutti, parte della serie La Shoah dei bambini, che sarà distribuito con La Repubblica e L’Espresso e che nasce dall’impegno della Fondazione Villa Emma.
“Per fortuna – ha proseguito Grasso – c’è ancora in vita qualcuno che quegli orrori li ha vissuti, è sopravvissuto e ha preso l’impegno con la propria coscienza di raccontarli, così come hanno fatto tanti che oggi non ci sono più. Queste persone hanno tenuto in vita la memoria, e l’hanno consegnata alle nuove generazioni affinché non sia dispersa. Dobbiamo essere consapevoli che spetta a ciascuno di noi raccogliere quella testimonianza e passarla a nostra volta alle generazioni successive”.
A Roma, testimonianze, dibattiti, immagini. La Filarmonica Arturo Toscanini, sotto la guida di Yoel Levi, eseguirà il concerto ‘Toscanini: il potere della musica’, ripercorrendo il programma originale di quella storica serata del dicembre del 1936, quando Toscanini diresse il concerto inaugurale della neonata Palestine Orchestra. Ma ancora: per non dimenticare l’Olocausto, il 28 gennaio alle 11 nel Palazzo di Santa Maria in Aquiro si terrà il convegno ‘Le ragioni del silenzio. Il triangolo del Shoah: un incontro che intende affrontare l’analisi dei diversi contesti storico-sociali e delle leggi antisemite, che portarono alla persecuzione degli ebrei e degli omosessuali sotto i regimi del fascismo e del nazismo. Il 27, la Fondazione Museo della Shoah ospita la mostra storico-documentaria ‘Anna Frank, una storia attuale’, ideata e progettata dalla Anna Frank House di Amsterdam e promossa dall’ambasciata del Regno dei Paesi Bassi in Italia con il patrocinio della presidenza del Consiglio dei ministri – comitato di coordinamento per le celebrazioni in ricordo della Shoah. Dal 27 gennaio al 6 marzo 2016, alla Casina dei Vallati, numerose riproduzioni documentarie, fotografie e immagini video inedite commemorano lo sterminio degli ebrei durante la seconda guerra mondiale, raccontandolo dall’angolazione biografica della drammatica storia di Anna Frank.
A Milano, tra le tante testimonianze e le iniziative in calendario, un riconoscimento ai familiari di cittadini italiani militari e civili deportati e internati nei lager nazisti. Con una solenne cerimonia, il prefetto del capoluogo lombardo, Alessandro Marangoni, la prefettura di Milano, domani alle 12, in occasione del Giorno della Memoria, consegnerà 17 Medaglie d’Onore concesse con decreto del presidente della Repubblica ai familiari di italiani che hanno vissuto la drammatica esperienza del lager nazisti.
A Bologna, oggi pomeriggio sarà inaugurato il Memoriale della Shoah nella nuova piazza tra via Matteotti e via Carracci: due blocchi alti 10 metri in acciaio cor-ten, un materiale freddo che, col passare del tempo, si ossida e cambia colore. All’interno dei parallelepipedi, disposti uno di fronte all’altro a formare un’angusta strettoia, tante celle uguali danno vita a una geometria ossessiva che richiama i dormitori dei lager nazisti.
A Firenze il rettore dell’università, Luigi Dei, ricorderà gli universitari fiorentini allontanati da aule e cattedre a seguito delle leggi razziali e deporrà una corona d’alloro sulla lapide a loro dedicata nell’atrio del Rettorato (piazza San Marco, 4).
A Genova, la ‘memoria’ è – oggi dalle 18 – il pranzo dei poeti con Anna Frank, sulla base del racconto che la giovane fa nel suo ‘diario’: “Cara Kitty – vi si legge – l’unica cosa che ci resta da fare è mangiare di meno”. Perché il verduriere della famiglia Frank è stato arrestato. Eppure, nell’alloggio segreto dove, scrive Anna, “patiremo la fame, ma qualunque privazione è preferibile all’essere scoperti”, si fa anche la marmellata di fragole. Ci si passa un po’ di pane e di avena. E si cerca di resistere.
A Napoli e in tutta la Campania, decine gli appuntamenti in programma, con una serie di iniziative che quest’anno portano anche il nome di Luciana Pacifici, la più giovane vittima partenopea della Shoah, morta a otto mesi durante il suo trasporto ad Auschwitz. La sua famiglia rientra nel numero di quei 42 ebrei napoletani (per nascita o adozione) che, fuggiti dalla città, furono successivamente catturati in altri luoghi, a causa di retate o di vergognose delazioni.
A Palermo, una suggestiva passeggiata nel cuore della città tra i luoghi che furono abitati dalla comunità ebraica  è stata l’iniziativa organizzata dall’associazione Cultour in occasione della Giornata della memoria nel ricordo della liberazione dei prigionieri superstiti del campo di concentramento di Auschwitz.
A Parma, tra documentari, incontri e commemorazioni, non mancano le riflessioni politiche a teatro. Torino, invece, realizza con la Fondazione Musei e la Pinacoteca Agnelli una mostra inaugurata a Palazzo Madama dal titolo ‘Larry Rivers. Tre ritratti di Primo Levi’. Al centro dell’esposizione, i dipinti che l’artista americano, ebreo di nascita, il cui vero nome era Yitzrok Loiza Grossberg (1923-2002), realizzò negli Stati uniti nel 1987, dedicati allo scrittore del quale aveva da poco letto il libro ‘Se questo è un uomo’.
Intanto, già due settimane prima della Giornata della Memoria, è uscito il primo lungometraggio firmato dal regista e attore italotedesco Giulio Ricciarelli. ‘Il labirinto del silenzio’ è una pellicola che racconta di Johann Radmann, un procuratore di Francoforte (siamo nel 1958) che indaga su una cospirazione messa in atto per coprire la connivenza con il regime nazista di importanti personaggi pubblici. Selezionato dalla Germania per la candidatura all’Oscar come film non in lingua inglese, verrà presentato agli studenti di alcune scuole italiane. Il film è entrato nella cinquina dei film stranieri per il Golden Globe.
Di tutti i film sull’Olocausto, tuttavia, ‘Il figlio di Saul’ è considerato il più pudico, e secondo quanto sostenuto dall’ultimo membro del Sonderkommando di Auschwitz, anche il più realistico. László Nemes, il regista, ha scelto di girarlo con campi stretti, senza mettere a fuoco le mostruosità dell’estenuante vita quotidiana che affrontavano i prigionieri. Un uomo di nome Saul crede di riconoscere in un cadavere suo figlio e per questo si mette alla disperata ricerca di un rabbino che possa dargli le giuste esequie. La caccia assurda al religioso, nello scenario di morte del campo di concentramento, è un’affermazione di dignità e uno slancio verso la speranza che supera dolore, repressione e umiliazione. Il film ha vinto a Cannes il Grand Prix e il Premio Fipresci, ha fatto incetta di premi nei festival di mezzo mondo e dopo aver ricevuto il Golden Globe come Miglior Film Straniero, ha tutta la strada spianata per prendere l’Oscar nella stessa categoria. Protagonista assoluto del film è l’ungherese Gèza Rohrig, scrittore, poeta, docente universitario che da anni vive a lavora a New York.

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