22 Novembre 2024

Fonte: La Repubblica

L'udienza generale del Mercoledì di Papa Francesco

di Piera Matteucci

Domenica mattina alla presenza delle più alte cariche dello Stato. Papa Francesco firma la sua lettera apostolica ‘Misericordia et misera’, indirizzata a tutta la Chiesa “per continuare a vivere la misericordia”

Si chiudono i battenti dell’ultima Porta Santa e finisce il Giubileo Straordinario della Misericordia, iniziato ufficialmente l’8 dicembre scorso. Questa mattina Papa Francesco ha accostato la porta di bronzo del Consorti nella Basilica di San Pietro, l’ultima Porta Santa rimasta aperta nel mondo. Resterà chiuso fino al prossimo Giubileo ordinario, previsto per il 2025. Alla cerimonia, contrariamente a quanto avvenuto in quella di apertura, non ha partecipato il Papa emerito Benedetto XVI,che ieri ha visto Bergoglio e i nuovi cardinali al termine del Concistoro.
Per la prima volta nella storia, il Papa ha voluto che il Giubileo fosse davvero diffuso, celebrato in tutte le cattedrali del mondo. È per questo che, simbolicamente, ha potuto anticiparne l’apertura dalla cattedrale della martoriata Bangui, nel Centrafrica, il 29 novembre durante il suo viaggio apostolico.
Gli ultimi sono stati il cardine dell’Anno Santo: i carcerati, gli ammalati, gli esclusi, i disabili. L’Unitalsi (Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali) ha fatto sapere che in questi mesi sono stati accolti oltre 50mila pellegrini disabili e malati.
Il Papa, che su Twitter ha scritto “Il Giubileo della Misericordia, che oggi si conclude, continui a portare frutti nei cuori e nelle opere dei credenti”, alla fine della messa ha firmato la sua lettera apostolica ‘Misericordia et misera’, indirizzata a tutta la Chiesa “per continuare a vivere la misericordia con la stessa intensità sperimentata durante l’intero Giubileo straordinario”.
“Tanti pellegrini – ha osservato il Papa nella messa conclusiva davanti a centomila persone –  hanno varcato le Porte sante e fuori del fragore delle cronache hanno gustato la grande bontà del Signore. Ringraziamo per questo – ha esortato – e ricordiamoci che siamo stati investiti di misericordia per rivestirci di sentimenti di misericordia, per diventare noi pure strumenti di misericordia. E proseguiamo questo nostro cammino, insieme”. Bergoglio ha invitato a non farsi sedurre dal potere e dal successo, ma a proseguire nell’opera di misericordia: “Quante volte, anche tra noi, si sono ricercate le appaganti sicurezze offerte dal mondo. Quante volte siamo stati tentati di scendere dalla croce: la forza di attrazione del potere e del successo è sembrata una via facile e rapida per diffondere il Vangelo, dimenticando in fretta come opera il regno di Dio. Quest’Anno della misericordia ci ha invitato a riscoprire il centro, a ritornare all’essenziale”.
Quindi l’invito a tutti i fedeli a chiedere al Signore “la grazia di non chiudere mai le porte della riconciliazione e del perdono, ma di saper andare oltre il male e le divergenze, aprendo ogni possibile via di speranza. Come Dio crede in noi stessi, infinitamente al di là dei nostri meriti, così anche noi siamo chiamati a infondere speranza e a dare opportunità agli altri. Perché, anche se si chiude la Porta Santa, rimane sempre spalancata per noi la vera porta della misericordia, che è il cuore di Cristo”.
Bergoglio ha salutato il presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, e ha ringraziato il governo italiano per la collaborazione: “Saluto con deferenza – ha detto il Papa prima di recitare l’Angelus –  il presidente della Repubblica italiana e le delegazioni ufficiali presenti. Esprimo viva riconoscenza ai responsabili del governo italiano e alle altre istituzioni per la collaborazione e l’impegno profuso. Un grazie caloroso alle forze dell’ordine, agli operatori dei servizi di accoglienza, di informazione, sanitari e ai volontari di ogni età e provenienza”.

Massima sicurezza
Sicurezza rafforzata in tutta la zona che circonda San Pietro per la cerimonia di chiusura. Ieri nella sede della questura di Roma si è tenuto il tavolo tecnico nel corso del quale il questore Niccolò D’Angelo ha illustrato il piano di sicurezza messo a punto per l’occasione.
All’evento numerosissimi fedeli e pellegrini e alcune tra le più alte cariche dello Stato, tra le quali il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il premier, Matteo Renzi, oltre alla sindaca di Roma, Virginia Raggi.

Le delegazioni in piazza
Oltre a quella italiana, presenti alla cerimonia di chiusura del Giubileo 10 delegazioni: quella della Repubblica Centrafricana è guidata dal presidente Faustin Archange Touadéra; quella di Mauritius, dal primo ministro Xavier-Luc Duval; quella dell’Albania, dal ministro della gioventù Blendi Klosi; quella del Belgio, dal ministro del commercio estero Pieter De Crem; quella della Spagna, dal ministro della giustizia Rafael Catalß Polo; quella del Brasile, dal presidente della camera dei deputati, Rodrigo Maia; quella del Messico, dal capo ufficio del governo dello stato, Erasto Martínez Rojas; quella del Venezuela, dalla consulente del presidente della Repubblica, María del Pilar Hernßndez; quelle della Malaysia e della Siria, dagli ambasciatori presso la Santa Sede, Bernard Giluk Dompok e Santa Sede, Bernard Giluk Dompok e Hussam Edin A’ala.

Niente boom di pellegrini, ma flusso costante
Niente numeri record per il bilancio finale del Giubileo, anche se, per monsignor Rino Fisichella, ‘regista’ dell’Anno Santo, non si deve assolutamente parlare di flop. Se da un lato, infatti, sono stati registrati solo pochi picchi di presenze per alcuni grandi eventi, come l’esposizione delle spoglie di Padre Pio e la santificazione di Madre Teresa di Calcutta, l’arrivo dei pellegrini a Roma è stato costante. A condizionare è stata sicuramente la paura degli attacchi terroristici, così come la possibilità di avere il Giubileo nella cattedrale della propria città, nelle carceri, negli ospedali. Comunque, sono passati attraverso la Porta Santa circa 22 milioni di persone.
In eredità, ha detto monsignor Fisichella, il Giubileo lascia “la grande gioia innanzitutto provocata dal mettere di nuovo al centro della vita della Chiesa la misericordia”.

Un anno per gli ultimi
La volontà di Papa Francesco, al di là dei numeri, era che l’Anno Santo non fosse tanto un anno di clamore, quanto un’occasione di riflessione e riscatto. Lo dimostra una delle iniziative più significative che ha voluto adottare: i venerdì della misericordia. Per un venerdì di ogni mese dell’anno, il Papa si è recato personalmente a sorpresa, senza telecamere, a far visita agli ultimi: come quando, il 18 dicembre, pochi giorni dopo l’inaugurazione del Giubileo, ha aperto una porta santa nell’ostello ‘Don Luigi Di Liegro’, della Caritas di Roma, a pochi passi dalla stazione Termini. O come quando, il 26 febbraio, ha fatto visita ai ragazzi tossicodipendenti in cura nel Ceis-Centro italiano di solidarietà ‘don Mario Picchi’, o, ancora, il 24 marzo, ha lavato i piedi ai giovani profughi ospiti del Cara di Castelnuovo di Porto.

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