Fonte: La Stampa
Chiusa la Porta santa nella basilica di San Giovanni in Laterano, cattedrale di Roma
Il cardinale Agostino Vallini, vicario di Papa Francesco per la diocesi di Roma, ha chiuso la Porta santa della cattedrale romana di San Giovanni in Laterano. «Il Giubileo – ha esclamato il titolare del Vicariato – è stato per la Chiesa il tempo favorevole che ha reso più forte ed efficace la nostra testimonianza di credenti. Da oggi, intendiamo impegnarci a continuare a vivere con maggiore consapevolezza e responsabilità il dono della misericordia». Ha sottolineato Vallini: «La misericordia non è un segno di debolezza o di rinuncia, ma un segno di forza. Con il Giubileo, il Papa ci ha invitato a meditare e a cercare di vivere più consapevolmente le parabole della misericordia – la pecora smarrita, la moneta perduta, il figliol prodigo e il padre misericordioso – Un grande insegnamento, per noi che per le nostre debolezze spesso restiamo inattivi spettatori verso chi sbaglia o pensiamo di far bene giudicando e rimproverando!».
Vallini ha richiamato le parole di Papa Francesco, per ricordare che «il perdono, per noi cristiani, è un imperativo da cui non possiamo prescindere; è lo strumento posto nelle nostre fragili mani per raggiungere la serenità del cuore; è un ideale di vita e un criterio di credibilità per la nostra fede». Ha poi aggiunto il titolare del Vicariato: «Un altro tratto distintivo della misericordia, che vogliamo raccogliere e custodire come frutto dell’Anno Santo, è l’impegno ad accrescere la nostra attenzione, la nostra cura e premura verso i sofferenti e i poveri. Non dobbiamo sentire lontano da noi nessuno, ma al contrario farci prossimo a tutti. Accorgersi di chi soffre, interessarsi, impegnarsi a fare quanto ci è possibile per aiutare, sollevare, consolare, è un dovere di ogni cristiano». Vallini ha esortato: «Impegniamoci a non rimanere indifferenti» davanti al «popolo di sofferenti, oramai così visibile e numeroso anche a Roma», invitando a «risvegliare la nostra coscienza davanti alle pene di tante famiglie che spesso ci vivono accanto e testimoniare, in una società che sembra diventare sempre più cinica, che l’unica vera realizzazione della vita sta nel donare amore e nel vivere secondo giustizia le nostre relazioni umane».