18 Settembre 2024
Bandiera Italia

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Giudizio negativo sul disegno di legge di riforma voluto dal governo. Le critiche arrivano dai giovani e persino dalle regioni settentrionali: solo il 31% pensa che sia un premio ai virtuosi. Un lavoratore su tre ha rinunciato a un’offerta in un’altra città per il caro affitti

L’autonomia differenziata spacca il Paese. Anzi, si registra un prevalente sentimento negativo. Il 60% degli italiani, infatti, ritiene che con questa legge aumenterebbe il divario fra nord e sud, con punte del 70% fra i giovani e del 76% fra coloro che risiedono al Sud e nelle isole.
Ma ciò che spicca è che anche uno su due fra chi abita al nord la pensa così. Solo il 31% è convinto che saranno premiate le regioni virtuose, a prescindere dalla localizzazione geografica.
Salito agli onori della cronaca per la protesta degli universitari in tenda, il dibattito sul caro affitti si è concentrato sugli studenti fuori sede. Ma il problema riguarda anche molte famiglie, se si pensa che il 38% degli affittuari paga tra 500 e 700 euro al mese ed un ulteriore 30% addirittura tra 700 e 900 euro mensili.
Questo vuol dire che per il 68% il canone di locazione vale più della metà del proprio stipendio. È un tema che pesa anche sulle scelte professionali e lavorative, il 30% degli intervistati asserisce, infatti, di aver rinunciato ad un’occasione di lavoro in un’altra città proprio per la sproporzione fra stipendio e fitto.
Non è certo migliore la situazione che ha portato i giovani alla protesta simbolica delle tende. Se si analizzano i costi delle stanze per studenti, il 64% dei fuorisede paga tra i 400 e 600 euro ed un ulteriore 22% tra i 600-800 euro. Insomma l’86% di chi fitta una stanza spende tra 400 e 800 euro, quanto il fitto medio di una casa.

Meloni, fiducia in calo
Lieve calo di fiducia nella Presidente del Consiglio Meloni che, perdendo due punti nell’ultimo mese, scende al 40%. Se non stupisce l’alto consenso fra gli elettori dei partiti che sostengono la maggioranza, in particolare all’interno di Forza Italia, risalta invece che circa un 1/3 dei votanti Renzi o Calenda approva l’operato della premier. Non è un dato da sottovalutare politicamente.
Per comprendere meglio il giudizio dei soli elettori FdI sulle azioni messe in atto dal governo, si è realizzato un approfondimento su coloro i quali esprimono il voto a favore del partito della Presidente Meloni.
Nel complesso, la quasi totalità valuta positivamente l’azione dell’esecutivo, ma interrogando gli elettori su più tematiche la percezione si diversifica. Sulle questioni interne, di politica economica, come lavoro e fisco, il giudizio di chi vota FdI è nettamente positivo.

Immigrazione e politica estera
Le maggiori divergenze invece si registrano sul tema dell’immigrazione e della politica estera. La netta direzione atlantista ed europeista che ha impresso la premier Meloni raccoglie alcune criticità all’interno dei suoi stessi elettori.
Solo il pieno sostegno all’Ucraina è approvato dal 57% dei votanti FDI, mentre non sfonda il 50% il consenso al sostegno degli Stati Uniti e all’Europa. Non è un dato da sottovalutare se si pensa che si tratta di una criticità che riguarda circa 1/3 degli elettori del partito e non su un singolo provvedimento, ma sull’intera impostazione in politica estera.
Probabilmente questo è dovuto al “cambio di rotta” che ha impresso la premier rispetto agli anni scorsi in cui era solo la leader di FdI all’opposizione. Si dovrà verificare nel tempo se tale valutazione critica possa pesare al punto da trasformarsi in disaffezione. Al momento emerge più una delusione che un abbandono del consenso.

Le intenzioni di voto
Infatti, per quanto riguarda le intenzioni di voto, anche se FdI perde mezzo punto nel corso dell’ultimo mese, rimane comunque il primo partito e totalizza una percentuale (27,5%) maggiore rispetto a quanto ottenuto nelle recenti elezioni politiche (26%).
Il Pd della Schlein frena dopo la ripresa registrata in questi ultimi mesi visto che dal giorno delle primarie è passato dal 16 a 21%, ma negli ultimi periodi non è riuscito a continuare la sua corsa. Comunque sia la differenza tra i due maggiori partiti è scesa a 6,5 punti.
Tiene la Lega al 10% mentre il M5S soffre ancora il nuovo corso del Pd e scende al 14%. In leggero aumento Italia Viva, in attesa di comprendere con quale configurazione il terzo polo si presenterà alle europee.
Un clima di opinione particolarmente rovente, indipendentemente dai disastri ambientali che stanno mettendo in ginocchio parte dei territori più produttivi del Paese.

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