22 Novembre 2024

ECONOMIA

Fonte:  Corriere della Sera

economia

È la prima volta che si registra una riduzione. E sale la domanda di assistenza

La crisi è arrivata ad aggredire anche il welfare familiare. Per risparmiare gli italiani tagliano la spesa sanitaria privata, del 5,7%, e a rinunciano a una figura sempre più importante nella gestione della vita quotidiana familiare: la badante. Per la prima volta il numero di queste figure di assistenti domiciliari, soprattutto per gli anziani, è calato di 4 mila unità. Lo rivela il rapporto 2014 «Welfare, Italia. Laboratorio per le nuove politiche sociali» di Censis e Unipol. Nell’ultimo anno il valore pro-capite della spesa sanitaria privata si è ridotto da 491 a 458 euro all’anno e le famiglie italiane hanno dovuto rinunciare complessivamente a 6,9 milioni di prestazioni mediche private. Il segmento dell’assistenza personale, delle badanti e dell’accompagnamento ha generato nel 2013 9,4 miliardi di valore con quasi 1 milione di addetti. E questo nonostante che l’Italia resti comunque il Paese dell’area Ocse con la più elevata percentuale di familiari che prestano assistenza a persone anziane o disabili in modo continuativo (il 16,2% della popolazione: il doppio, ad esempio, della Svezia). Nell’insieme, il sistema di offerta di servizi di diagnostica e cura, farmaci, ricerca in campo medico e farmacologico, tecnologie biomedicali, servizi di assistenza a malati, disabili, persone non autosufficienti genera un valore della produzione di oltre 186 miliardi di euro, pari al 6% della produzione economica nazionale, con una occupazione di 2,7 milioni di addetti.

Sottolinea il rapporto che il calo della spesa sanitaria privata è il segnale di una inversione di tendenza rispetto a un fenomeno consolidato nel lungo periodo per cui le risorse familiari hanno compensato una offerta del welfare pubblico che si restringeva. Oggi invece anche il welfare privato familiare comincia a mostrare segni di cedimento. Tra il 2007 e il 2013 la spesa sanitaria pubblica è rimasta praticamente invariata (+0,6% in termini reali) a causa della stretta sui conti pubblici. È aumentata, al contrario, la spesa di tasca propria delle famiglie (out of pocket): +9,2% tra il 2007 e il 2012, per poi ridursi però del 5,7% nel 2013 a 26,9 miliardi di euro.

Poche le assicurazioni private

L’allungamento dell’aspettativa di vita e il marcato invecchiamento della popolazione, con le conseguenti disabilità per un maggior numero di persone comportano «una domanda inevasa di cure e di assistenza a cui il sistema pubblico non riesce a fare fronte». Il 73% delle famiglie italiane ha fatto ricorso almeno una volta negli ultimi due anni a visite specialistiche o a esami diagnostici a pagamento (in intramoenia o presso studi privati). Per il 75% di esse il motivo sono stati i tempi inaccettabili delle liste d’attesa. Il 31% delle famiglie ha invece dovuto rinunciare almeno una volta negli ultimi due anni a visite specialistiche, a esami diagnostici o a cicli di riabilitazione. E il 72% delle famiglie dichiara che oggi avrebbe difficoltà se dovesse affrontare spese mediche particolarmente impegnative dal punto di vista economico. Alla domanda su come si pensa di affrontare in futuro la vecchiaia ed eventuali malattie, il 52,5% degli italiani mostra un atteggiamento fatalista (non ci pensa o rinvia il problema), il 26% conta sui propri risparmi, il 25% si affida al welfare pubblico, l’8% all’aiuto dei familiari e solo il 4% ha stipulato polizze assicurative. In Italia — sottolinea il rapporto — il ricorso alle assicurazioni sanitarie integrative è ancora basso: appena il 13,4% del totale della spesa sanitaria privata a fronte del 43% della Germania, del 65,8% della Francia, del 76,1% degli Stati Uniti.

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