19 Settembre 2024

ECONOMIA

Fonte: La Stampa

Serve un nuovo patto generazionale: i dipendenti invecchiano, i giovani perdono posti

E’ scattata la sfida delle diverse età nelle imprese. La popolazione aziendale invecchia e la vita dei lavoratori si allunga. Se nel 2013 nel nostro paese si contavano 17 milioni di individui over 50, si prevede che diventeranno 22,5 milioni nel 2033, tra meno di vent’anni. Cambiano le stagioni della vita e del lavoro, mentre le soglie anagrafiche di entrata e di uscita dal mondo del lavoro slittano in avanti di circa 10/15 anni. Infatti, a metà del secolo scorso una persona si affacciava al lavoro tra i 15 e i 18 anni per poi uscirne prima dei 60; oggi le tappe cambiano: si tende a entrare nel mercato del lavoro fra i 25-30 anni per uscirne verso i 65/70. Nei temi più recenti, gli occupati over 50 sono aumentati di 1,6 milioni tra il 2004 e il 2012, anche se è cresciuta anche la disoccupazione per questa fascia di età (6%). Di fronte a questo processo, destinato a cambiare in modo permanente le caratteristiche della società e del lavoro, le imprese sono chiamate a una grande sfida, quella di progettare interventi per favorire l’invecchiamento attivo, garantendo una buona occupazione ai lavoratori in età adulta. Senza dimenticare di cercare una convivenza con le fasce anagrafiche più giovani, che nel corso degli ultimi anni hanno perso due milioni di posti di lavoro.

Quali le soluzioni ipotizzare? Innanzitutto valorizzando le capacità e le competenze dei lavoratori maturi, offrendo loro una qualità migliore della vita lavorativa; dall’altro lato, potenziando la capacità delle aziende di gestire al proprio interno il tema dell’età. Lo dimostrano le esperienze di successo delle grandi aziende che hanno avviato percorsi di “age management”, come per esempio sviluppando la formazione continua, introducendo modifiche dell’orario di lavoro, cura della salute e del benessere delle persone, innovazione organizzativa, ricollocazione delle persone in mansioni più adatte all’età e all’esperienza, fino al varo di formule flessibili di transizione verso la pensione. L’importante è avere un approccio unitario che risponda sempre ad un disegno complessivo.

Sono questi alcuni dei risultati della ricerca “Over 50: istruzioni e strumenti per una corretta valorizzazione dei lavoratori più maturi” realizzata da Randstad, che ha costituito un Osservatorio permanente sull’Active Ageing diretto da Tiziano Treu. E’ stato creato anche un decalogo per l’Age Management, che va dalla cooperazione tra le generazioni alla creazione di un ambiente di lavoro flessibile, dalle politiche di retribuzione variabile ai nuovi piani pensionistici e previdenziali. Il fine è anche evitare che si creino fratture e conflitti basati su età ed esperienza, a favore, invece, di un nuovo patto generazionale tra adulti, anziani e giovani, nelle imprese e nella società.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *