19 Settembre 2024

Fonte: Sole 24 Ore

economia

di Mario Platro

Con cinque anni di ritardo gli Stati Uniti approveranno forse già entro la settimana gli aumenti di capitale del Fondo Monetario concordati al G20 di Seul del 2010

Il provvedimento consentirà di procedere a una riforma epocale del Fondo ed è incluso nel progetto di legge onnicomprensivo da oltre mille miliardi di dollari concordato fra amministrazione Obama e Congresso repubblicano. Il compromesso consentirà di finanziare le attività dello stato fino al prossimo settembre ed ha evitato, alla mezzanotte di ieri, il rischio di una chiusura delle attività del governo.

La riforma del Fondo fu approvata dai 20 grandi anche per rispondere alla crisi del 2007/2009. Prevede il raddoppio delle risorse del Fondo e una riallocazione delle quote che i paesi membri conferiscono all’organizzazione multilaterale, con alcuni paesi, fra cui gli Stati Uniti, che diminuiranno la loro posizione e altri, come la Cina, che l’aumenteranno. Vi sarà di conseguenza anche un cambiamento dei diritti di voto e si procederà con una riduzione da nove a otto seggi delle rappresentanze europee nel consiglio del Fondo per meglio riflettere i nuovi equilibri mondiali. Vi saranno cambiamenti nel New Agreement to Borrow (Nab) e modifiche nelle procedure elettive dei direttori esecutivi che formano il consiglio. Tuttavia non fu mai possibile procedere con la riforma per la resistenza del Parlamento americano, controllato dai repubblicani. Molti paesi, fra cui l’Italia, avevano già approvato l’allocazione di quote di loro competenza e il blocco della riforma divenne uno dei principali capi d’accusa nei confronti della leadership americana nel mondo.

Il superamento dell’ostacolo è stato possibile grazie a numerose concessioni da parte della Casa Bianca, ad esempio il diritto da parte del Congresso di votare dopo il 2022 per confermare o meno la partecipazione degli Usa al Nab. Vi sono anche richeste di limiti sulle possibilità di concedere esenzioni per pesi in particolari difficoltà (l’eccezione ad esempio è stata recentemtne applicata all’Ucraina) ed altre modifiche minori. Secondo fonti raccolte a Washington non c’è dubbio che le condizioni imposte dal Congresso americano saranno approvate dal Consiglio del Fondo, ansioso di varare una riforma storica che sancirà l’ingresso in un’era nuova negli equilibri fra paesi emergenti e le dominanti vecchie economie industriali.

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