A pesare sul posizionamento del Paese nella classifica il netto peggioramento registrato in ambito di partecipazione e rappresentanza politica delle donne
L’Italia aveva tenuto la posizione per un paio d’anni di seguito nella metà superiore della classifica stilata dal World Economic Forum (63esimo posto), ma nel report 2023 del Global Gender Gap scivola di 13 posizioni al 79esimo posto su 146 Paesi. I dati sono inesorabili: la partecipazione e la rappresentanza delle donne in politica è drasticamente peggiorata e dal 40esimo posto nella classifica generale per questo spaccato siamo finiti al 64esimo posto. Il ranking tiene conto sia della percentuale di donne in parlamento sia di quella nel governo, nelle posizioni di ministri. In realtà conta anche per quanti anni abbiamo avuto un capo di governo donna, ma in quest’ultimo caso possiamo vantare negli ultimi 50 anni (tempo preso in considerazione dall’indice) solo pochi mesi del 2022.
Se, invece, si prende in considerazione lo spaccato della partecipazione e delle opportunità economiche che le donne hanno nel nostro Paese si ha un lieve miglioramento dal 110° posto al 104°. Certo un dato, comunque, sconfortante nonostante il miglioramento, perché ci collochiamo nella parte bassa della classifica. Resta pressoché invariata la collocazione dell’Italia nel ranking relativo all’accesso all’educazione (siamo passati dal 59° posto al 60°), mentre è in più deciso miglioramento (ma sempre nella parte bassa della classifica) il posizionamento nel segmento salute e prospettive di vita (dal 108° al 95°).
Insomma, a conti fatti, non si può proprio dire che l’Italia stia facendo dei passi avanti in tema di parità di genere, in un contesto globale che comunque non sta certo accelerando in questa direzione.
Uguaglianza di genere in fase di stallo
A livello globale, l’uguaglianza di genere è tornata ai livelli pre-COVID-19, ma il ritmo del cambiamento è stagnante a causa delle crisi convergenti che rallentano i progressi, secondo il Rapporto globale sulla disparità di genere 2023 del World Economic Forum. Il rapporto rileva che il divario complessivo tra i sessi si è ridotto di 0,3 punti percentuali rispetto all’edizione dello scorso anno. L’anno di raggiungimento dell’uguaglianza di genere previsto rimane quindi lo stesso dell’edizione dello scorso anno: 2154.
Il progresso complessivo nel 2023 è in parte dovuto alla riduzione del divario nel livello di istruzione, con 117 Paesi su 146 indicizzati che hanno colmato almeno il 95% di tale divario. Nel frattempo, il divario nella partecipazione economica e nelle opportunità si è ridotto del 60,1% e quello nell’emancipazione politica solo del 22,1%.
La parità è progredita di soli 4,1 punti percentuali dalla prima edizione del rapporto nel 2006, con un rallentamento significativo del tasso di variazione complessivo. Per colmare il divario complessivo tra i sessi saranno necessari 131 anni. Al ritmo attuale, ci vorranno 169 anni per la parità economica e 162 anni per quella politica.
«Sebbene ci siano stati segnali incoraggianti di ripresa verso i livelli pre-pandemia, le donne continuano a sostenere il peso dell’attuale crisi del costo della vita e delle interruzioni del mercato del lavoro», dichiara Saadia Zahidi, managing director del World Economic Forum, che prosegue: «Per una ripresa economica è necessaria tutta la potenza della creatività e di idee e competenze diverse. Non possiamo permetterci di perdere lo slancio in materia di partecipazione e opportunità economiche delle donne».
Il Rapporto globale sulla disparità di genere, giunto alla 17a edizione, analizza l’evoluzione delle disparità basate sul genere in quattro aree: partecipazione economica e opportunità, risultati scolastici, salute e sopravvivenza ed emancipazione politica. Si tratta dell’indice più longevo, che tiene traccia dei progressi compiuti per colmare questi divari sin dal suo inizio, nel 2006. Inoltre, esplora l’impatto dei recenti shock globali sulla crisi della disparità di genere nel mercato del lavoro.
Svetta il Nord Europa
Per il 14° anno consecutivo, l’Islanda si conferma il primo Paese al mondo per uguaglianza di genere e l’unico ad aver colmato oltre il 90% del divario di genere. Sebbene nessun Paese abbia ancora raggiunto la piena parità di genere, i primi nove classificati hanno colmato almeno l’80% del loro divario.
Rispetto all’edizione del 2022, l’Europa supera il Nord America registrando la più alta parità di genere di tutte le regioni, con il 76,3%. Un terzo dei Paesi della regione si colloca tra i primi 20e oltre la metà (56%) ha raggiunto almeno il 75% di parità. I progressi sono tuttavia eterogenei: 10 Paesi, guidati da Estonia, Norvegia e Slovenia, hanno registrato un miglioramento di almeno 1 punto percentuale, mentre altri 10 Paesi – tra cui Austria, Francia e Bulgaria – hanno registrato cali di almeno 1 punto percentuale.
Colmare il divario di genere
Il Rapporto globale sulla disparità di genere 2023 evidenzia l’aumento della partecipazione economica delle donne e il raggiungimento della parità di genere nella leadership, sia nelle aziende sia nei governi, come due leve fondamentali per affrontare i divari di genere più ampi nelle famiglie, nelle società e nelle economie. Un’azione collettiva, coordinata e coraggiosa da parte dei leader del settore pubblico e privato sarà determinante per accelerare i progressi verso la parità di genere e per stimolare una nuova crescita e una maggiore resilienza.
Il fattore economico e commerciale è evidente. Fare progressi nel colmare il divario di genere è fondamentale per garantire una crescita economica inclusiva e sostenibile. A livello di singola organizzazione, la strategia di genere è considerata essenziale per attrarre i migliori talenti e garantire prestazioni economiche, resilienza e sopravvivenza a lungo termine. È dimostrato che gruppi di leader eterogenei prendono decisioni più basate sui fatti, che si traducono in risultati di qualità superiore. A livello economico, la parità di genere è stata riconosciuta come fondamentale per la stabilità finanziaria e la performance economica.