Fonte: Corriere della Sera
di Valerio de Molli
Le proposte per superare una criticità che ha portato in Italia negli ultimi 20 anni ad avere 21 governi. Risolvere il conflitto con le Regioni e riforma del titolo V della Costituzione. Eleggere a sorteggio un terzo dei parlamentari
L’Italia sconta criticità strutturali da oramai moltissimi anni, e non a caso il Paese perde giorno dopo giorno competitività e attrattività. La pandemia ha accentuato tale condizione ma sta altresì progressivamente creando le condizioni per una ripartenza che, se giocata nel migliore dei modi, può aiutare il Paese a sprigionare tutto quel potenziale che da tempo, troppo tempo, attende di essere liberato.
Negli ultimi 20 anni, l’Italia ha avuto 21 governi (con l’alternanza di oltre 40 partiti) e 13 Presidenti del Consiglio differenti. In Germania (sistema proporzionale misto con una quota maggioritaria al 50% rispetto al 37% dell’Italia) nello stesso periodo ci sono stati 8 governi con un’alternanza di 4 partiti e 3 cancellieri diversi. Quindi la legge elettorale è solo un pezzo del problema.
Si è soliti pensare che la legge elettorale sia la fonte di tale instabilità, ma ciò non è vero. Nel tempo la legge elettorale è cambiata cinque volte passando da un sistema totalmente proporzionale a un maggioritario puro per poi abbracciare la forma mista in proporzioni via via differenti.
Si è detto che la riduzione del numero dei parlamentari minerà la rappresentatività del popolo in Parlamento in un Paese così politicamente frammentato. Ciò non è verosimile. I 600 parlamentari della prossima legislatura saranno numericamente in linea con le principali democrazie europee (598 in Germania, 650 in Gran Bretagna, 577 in Francia).
Ulteriore contributo all’instabilità arriva infatti dal trasformismo politico che rende conveniente per i nostri parlamentari il cambio di «casacca». Nel corso dell’attuale legislatura in 3 soli anni si è assistito ad oltre 200 cambi di gruppo parlamentare. Una situazione divenuta insostenibile, oltre che vergognosa.
La nuova governance dovrà inoltre porre fine al conflitto Stato-Regioni, mai così evidente come durante la pandemia, rivendendo l’impianto dell’Art. 117 della Costituzione che definisce le competenze dello Stato (17), le competenze concorrenti (17 tra cui la salute) e per differenza le competenze delle Regioni. Se l’impianto teorico funziona, la sua applicazione è controversa. I ricorsi alla Corte costituzionale in merito sono quintuplicati negli ultimi 20 anni passando dal 5,9% dei ricorsi totali del 2000 al 32,7% del 2019.
Sarà poi necessario riportare in Parlamento il potere legislativo. Nel corso di questa legislatura, quasi l’80% delle leggi approvate trova la sua origine nel potere esecutivo.
Altro tema sarà l’articolo V della Costituzione che andrà riformato. 15 Regioni ordinarie, 5 a statuto speciale, 14 Città Metropolitane, 18 Unioni Territoriali, 80 Provincie e circa 8.000 Comuni (il 70% con meno di 5.000 abitanti), generano una governance polverizzata e multilivello unico caso in Europa) che rende caotica la gestione del Paese. Come si vede il tema è complesso, a tal punto che The European House-Ambrosetti nell’articolare una serie di proposte utili a superare tali criticità è arrivata ad una lista di ben 20 spunti propositivi di miglioramento.
A nostro giudizio si dovrà lavorare in relazione ad ambiti ben definiti: stabilità della governance, cittadini al centro delle scelte, superamento della conflittualità Stato-Regioni e la creazione di economie di scala e di scopo per una governance più efficiente. L’azione dovrà dividersi in due fasi: la prima con iniziative nell’immediato attivabili e la seconda che nel medio termine risolva temi di natura costituzionale.
Solo al fine di citarne alcune, le nostre proposte vedono una spinta verso un incremento della quota maggioritaria fino al 50%, una soglia di sbarramento al 4% e, per la parte proporzionale, il ricorso al voto di preferenza anziché di lista. Limiti andranno posti al passaggio di gruppo parlamentare e fondamentale sarà la previsione di una sfiducia costruttiva grazie alla quale un governo cadrà solo se ve ne sarà un altro pronto a subentrarvi. Abolizione del gruppo misto, rimodulazione nell’utilizzo dei Decreti Legge e superamento del bicameralismo perfetto altre possibili proposte utili a stabilizzare la governance.
Il rapporto cittadini/politica dovrà essere riscritto grazie ad una regolamentazione comune ai partiti, all’introduzione del voto digitale e di un’anagrafe al fine di meglio conoscere storia e background dei candidati.
Sul fronte della struttura della Pubblica Amministrazione sarà poi necessario ripensare la struttura della governance locale con l’abolizione reale delle Provincie e la loro sostituzione con distretti comunali elettivi in cui accentrare la gestione di un vasto territorio, lasciando al comune il presidio operativo. Continuano a essere di attualità le riflessioni sulle macroregioni che potrebbero essere fino a cinque (Nord Ovest, Centro Nord, Nord Est, Centro e Sud).
Infine, due proposte provocatorie: l’elezione di un terzo del Parlamento a sorteggio tra un gruppo di privati cittadini che ne abbiano preventivamente segnalato la disponibilità (anch’essi iscritti alla anagrafe dei candidati) e l’abolizione delle Regioni a statuto speciale. La prima proposta consentirebbe di portare in Parlamento i cittadini senza nessun filtro di sorta, la seconda contribuirebbe ad una maggiore omogeneità in termini di governance territoriale.