Fonte: Corriere della Sera
di Massimo Franco
Non è solo il governo gialloverde ad avere scelto la strada del conflitto. L’Ue sembra decisa a accettare la sfida, e convinta di poterla vincere a spese del nostro Paese
Lo sforzo di nobilitare la conferenza di Palermo sulla Libia è commovente, da parte del governo. Ma per paradosso, parole trionfalistiche come quelle del vicepremier Matteo Salvini, secondo il quale l’Italia sarebbe «tornata centrale dopo anni di servilismo», suonano stonate. Segnalano senza volerlo la sproporzione tra le ambizioni che la maggioranza voleva soddisfare, e una realtà prosaica: fatta di cordialità da parte del premier Giuseppe Conte, soddisfatto ma cauto, e insieme di assenze pesanti e della partenza polemica della delegazione turca. In realtà, l’esecutivo a maggioranza M5S e Lega riemerge in bilico nella politica mediterranea. E la sua proiezione internazionale non migliora. Ieri notte Palazzo Chigi ha spedito alla Commissione europea la risposta ai rilievi sulla manovra economica. E purtroppo non ci sarebbero novità rispetto a un’impostazione politica che sta provocando effetti negativi. L’apertura di una procedura di infrazione contro l’Italia è data per scontata. E, quel che è peggio, le elezioni europee a maggio promettono di rendere ancora più rigido l’atteggiamento delle istituzioni di Bruxelles.
Il problema del debito alto
Non è solo il governo gialloverde ad avere scelto la strada del conflitto. L’Ue sembra decisa a accettare la sfida, e convinta di poterla vincere a spese del nostro Paese con l’appoggio di gran parte delle altre nazioni. Anche perché tutte le analisi tendono a proiettare ombre di scetticismo e di sfiducia sui provvedimenti abbozzati da Cinque Stelle e Lega. E lasciano indovinare un conflitto tra Roma e Europa destinato a incattivirsi e a produrre macerie. Il monito arrivato ieri dal Fondo monetario internazionale non lascia molto spazio a interpretazioni ottimistiche. Di fatto, l’analisi del Fmi disegna una crescita economica bassa fino al 2020, seguita da un calo che porterebbe a una recessione. Il problema rimane il debito pubblico alto. E reddito di cittadinanza, quota 100 sulle pensioni e condoni sono considerati moltiplicatori e acceleratori del debito italiano. Ma è difficile che M5S e Lega riflettano su questo allarme. Il canovaccio, e forse anche una scarsa consapevolezza dei rischi, non consentono di deviare dallo scontro frontale. E gli ostacoli che le misure promesse prima del 4 marzo incontrano, spingono a scaricare le tensioni fuori dai confini della maggioranza e dell’Italia: con l’Europa come bersaglio apparentemente comodo. Eppure, gli avvertimenti che una parte del M5S manda al vicepremier Luigi Di Maio anche su un conflitto di interessi della Casaleggio Associati, fa capire che lo scontro comincia lì.