Fonte: La Repubblica
di Katia Riccardi
Ampia maggioranza a Montecitorio: 368 i sì. I no sono stati 105. M5S e Lega restano fuori. “Super-paladini di legalità e costituzionalità che nel momento supremo della fiducia non si presentano”
Il governo Gentiloni incassa la fiducia dell’Aula di Montecitorio. I sì al nuovo esecutivo, espressi dopo le dichiarazioni programmatiche del premier Paolo Gentiloni, sono stati 368, i no 105. Domani in programma il voto di fiducia nell’Aula di Palazzo Madama: alle 9,30 inizierà la discussione generale, che proseguirà fino alle 13. Seguirà la replica del presidente del Consiglio, quindi le dichiarazioni divoto e, alle 15, la prima ‘chiama’ dei senatori.
L’intervento del premier
“Rivendico il grande lavoro che abbiamo fatto, i risultati che ci vengono riconosciuti a livello internazionale e di cui siamo orgogliosi”. Ha cominciato così Paolo Gentiloni, in Aula alla Camera, il suo discorso per chiedere la fiducia. Un discorso diretto a tutti. “Il governo non si rivolgerà a quelli del Sì contro quelli del No, si rivolgerà a tutti i cittadini italiani, si basa su una maggioranza, rispetta le opposizioni e chiede rispetto per le istituzioni” dice il premier guadagnandosi uno dei pochissimi applausi dell’emiciclo della mattina.
Un altro applauso era arrivato nel pomeriggio, durante le repliche alla Camera, in diretta tv, quando Gentiloni aveva accolto con favore l’intervento di alcuni esponenti delle forze di opposizione (cita Simone Baldelli di Forza Italia). E aveva aggiunto: “è necessario farla finita con questa escalation apparentemente inarrestabile di violenza del dibattito politico. Il Parlamento non è social network, dobbiamo tutti contribuire a rasserenare il clima nel nostro Paese e nelle famiglie del nostro Paese”.
“Il governo che si presenta a ricevere la fiducia – ha detto il premier – è garante della stabilità delle Istituzioni. E intende concentrare tutte le proprie energie sulle sfide dell’Italia e i problemi degli italiani. Il suo profilo politico è iscritto nel quadro della maggioranza del governo precedente. Per qualcuno è un limite, io lo rivendico, rivendico il risultato di aver rimesso in moto il Paese”.
L’ex ministro degli Esteri ringrazia il presidente della Repubblica Sergio Mattarella per la sua “ferma guida”. E rende omaggio al suo predecessore, Matteo Renzi: la sua scelta di dimettersi è “un atto di coerenza a cui tutti gli italiani che hanno a cuore la dignità della politica dovrebbero guardare con rispetto”.
Una prefazione dovuta prima di cominciare
“Lascio alla dialettica tra le forze politiche il dibattito sulla durata” perché, come dice la Costituzione, “un governo dura fin quando ha la fiducia del Parlamento” aveva dichiarato il premier che poi aveva concluso con un appello alla politica e alle istituzioni, che tornino ad essere “il luogo del confronto, non dell’odio”, non della paura. “A me spetta oggi il compito di indicare le priorità di questo governo. La prima è la tutela delle zone terremotate”.
‘Casa Italia’
“L’intervento nelle zone colpite dal terremoto è la prima cosa, siamo ancora in emergenza e dalla qualità della ricostruzione dipende la qualità del futuro di una parte rilevante del territorio dell’Italia centrale. Da questi passi che faremo dipende anche la forza che avremo nello sviluppare il programma a lungo termine chiamato ‘Casa Italia’. Avremo un’agenda di lavoro molto fitta”.
Compiti internazionali
Il G7, la Siria, la riforma delle regole di Dublino. “Tra pochi giorni prenderemo la presidenza del G7 ed entreremo nel Consiglio di sicurezza, e lo faremo in un momento difficile, che coincide con la transizione americana, con la quale siamo prontissimi a collaborare, e con la presenza di moltissimi teatri di guerra”.
L’Europa
Gentiloni nel suo intervento ha confermato che la linea, rispetto al governo precedente, non cambia sulla politica Ue in tema di migranti. Nel vertice di giovedì, si parlerà del “rinnovo del regolamento di Dublino” relativo all’atteggiamento “che l’Ue ha sulla prima accoglienza dei rifugiati e dei migranti e su cui l’Italia avrà una posizione molto netta nel sostenere le nostre ragioni perché ancora una volta non è accettabile che passi di fatto un principio di un’Europa troppo severa su alcuni aspetti delle sue politiche di austerity e troppo tollerante verso quei paesi che non condividono” il peso dell’accoglienza dei migranti.
Banche e ripresa
“È nostra intenzione accompagnare e rafforzare la ripresa economica che finalmente e gradualmente, a nostro avviso molto lentamente, si sta manifestando anche nel nostro Paese”, ha detto alla Camera. Il nostro sistema bancario è “complessivamente solido e si sta lasciando alle spalle le conseguenze di una profonda recessione” ma, ha aggiunto, “sappiamo tutti che ci sono casi specifici che anche per comportamenti inadeguati e illeciti richiedono un rafforzamento patrimoniale e per cui sono stati predisposti piani di ristrutturazione e aumento di capitale attraverso il mercato. Il governo è pronto a intervenire per garantire la stabilità degli istituti e il risparmio dei cittadini”. “L’Italia è un Paese forte, non aperto a scorribande, che ha smentito in modo chiaro le ipotesi catastrofiche che erano state fatte”.
Il Sud. “Dobbiamo fare molto di più per il Mezzogiorno. La decisione di formare un ministero esplicitamente dedicato al Sud non deve far pensare a vecchie logiche del passato, al contrario noi abbiamo fatto molte cose per il Mezzogiorno ma credo che sia insufficiente la consapevolezza che proprio dal Sud possa venire la spinta forte per la crescita economia” ha affermato il premier.
Legge elettorale
Tocca al Parlamento l’iniziativa in materia di legge elettorale, il governo “non sarà attore protagonista”, ha detto il premier sottolineando la “necessaria armonizzazione della legge tra Camera e Senato”. E aggiungendo: “Spetta a voi la responsabilità di promuovere e provare intese efficaci”. “Certo – ha proseguito – il governo non starà alla finestra, cercherà di accompagnare, sollecitare. Una sollecitudine che non deriva dalle considerazioni sulla durata dell’esecutivo ma dalla consapevolezza che il sistema ha bisogno di regole certe”.
Convergenze
“Le consultazioni hanno reso chiaro che era impossibile una convergenza di tutti, ne abbiamo preso atto procedendo nel quadro della maggioranza, anche se auspichiamo possano maturare convergenze più ampie sui singoli provvedimenti”, ha detto il premier. “Ma di una discontinuità nel confronto pubblico avremo bisogno e sarà mio impegno personale” ha assicurato. “Chi come me è sempre stato animato da passione politica non si ritrova nella degenerazione della passione per la politica” perché “la politica e il Parlamento sono il luogo del confronto dialettico, non dell’odio o della post-verità”.
La replica del premier alle 16 in diretta tv
“Ho sentito dire che noi non avremmo riconosciuto la sconfitta referendaria. Devo dire, citando la canzone, ‘se stasera sono qui…’, è perché abbiamo riconosciuto le ragioni, l’abbiamo fatto”, ha detto. “Serve cambiare le regole per andare al voto”, ha ribadito Gentiloni nel pomeriggio. Aggiungendo: “Dopo la fiducia questo sarà un governo a pieno titolo”. Nessuna precarietà, non temporaneo, solido. Poi ha spiegao le scelte. “Abbiamo chiesto il concorso generale al compito di riscrivere le regole elettorali, ma non c’è stata questa disponibilità e allora siamo andati avanti con la stessa maggioranza. Ci siamo presi un rischio, ma rispettando gli ordinamenti costituzionali che lo prevedono: non ci si può rimproverare di esserci attenuti a quello che la nostra Costituzione prevede da circa 70 anni. Le elezioni dirette non si fanno con i referendum”. “Abbiamo perfino i super-paladini della legalità e della costituzionalità che nel momento supremo della fiducia non si presentano – ha aggiunto Gentiloni – vogliono tanto bene al Parlamento che non si presentano. Questa logica non funziona”.
Alle 18,45, per la prima chiama, M5S e Lega sono rimaste fuori dall’aula della Camera. Dopo la dichiarazione di voto della capogruppo dei deputati Cinquestelle, Giulia Grillo, i parlamentari sono usciti dall’Aula. “Un Governo nemico della meritocrazia, nemico dei cittadini onesti” aveva scritto intanto il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio in apertura del blog di Beppe Grillo, con un post dal titolo ‘No a questo governo, sì al voto!’.
Ieri il taglio del nastro con il tradizionale passaggio della campanella e il primo cdm a Palazzo Chigi, del governo di Paolo Gentiloni. Un esecutivo che molti hanno già definito ‘governo fotocopia’, con 12 ministri su 18 confermati nei loro ruoli. Solo due nuove entrate all’attivo: Anna Finocchiaro al Rapporto con il Parlamento e Valeria Fedeli all’Istruzione. Diciotto i ministri, di cui 12 del passato esecutivo confermati al proprio posto.
Sulla formazione del nuovo governo incombe anche la posizione dei verdiniani che ieri, con il premier al Colle dal Presidente Mattarella, hanno annunciato il loro No alla fiducia “senza rappresentanza Ala-Sc”. “Non voteremo la fiducia a un governo intenzionato a mantenere uno status quo”, hanno detto in una nota Denis Verdini e Enrico Zanetti. “Il governo – hanno aggiunto – deve assicurare il giusto equilibrio tra rappresentanza e governabilità, senza rinunciare, in nome di pasticciate maggioranze, a quest’ultimo principio”. “Preferiamo l’originale alla fotocopia. Il gruppo Sc-Ala ha avanzato contenuti e programmi: su questi chiediamo ascolto. Così da noi nessuna fiducia” precisa Saverio Romano, capogruppo Ala-Sc.
Positivo invece il giudizio del presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia: “Mi sembra positiva la riconferma di molti dei ministri, le impressioni saranno nei fatti e vederli nell’operato. Abbiamo un piano industriale 4.0 Che va implementato” ha detto e sottolineato che la “la legge di bilancio è una parentesi importantissima ma il Paese ha bisogno di altre riforme. Speriamo anche che i partiti non dibattano solo di legge elettorale ma si entri anche nel merito delle grandi questioni: Europa, questione economica e questione industriale”. A fare gli auguri al nuovo governo anche il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco: “Auguri al nuovo governo. Come sempre avrà tanto lavoro da fare”.