19 Settembre 2024
Matteo Renzi

Matteo Renzi

Fonte: Corriere della Sera

Matteo Renzi

Si arena il tavolo sul programma, resta il nodo del premier. Italia viva non vuole un «bis bis» ma un super rimpasto. Pd e 5 Stelle non mollano Conte

A tarda sera dal Nazareno e dal quartier generale grillino giungono notizie tranquillizzanti per il premier: Italia viva è pronta all’accordo sul Conte ter in cambio di tre ministeri. Peccato che da Iv rispondano: «Falso». In realtà la trattativa non sembra fare mezzo passo avanti. È tutto fermo. Pd e 5 Stelle non mollano Conte, Matteo Renzi non molla la possibilità di rimandarlo all’Università. Perciò il tavolo del programma con i capigruppi della maggioranza, istituito da Roberto Fico, non poteva non produrre il risultato che ha prodotto. Cioè pressoché zero. E il contratto di governo è stato derubricato a bozza e non sarà firmato da nessuno. Pd, 5 Stelle e responsabili temono infatti che, una volta ufficializzato quel documento, Iv possa dire: bene, avendo un programma, chiunque potrà guidare il nuovo governo, non necessariamente Conte giacché, come sottolinea Teresa Bellanova «nessuno è blindato».

«Non vogliono cambiare niente»
«Vedo il Conte ter ancora lontano», confida a un gruppo di fedelissimi Renzi. La verità è che la sfilza di no ricevuti ieri da Iv complica la trattativa per un terzo tentativo del premier. «Da parte nostra — spiega il leader ai suoi — c’è la volontà di trovare un accordo. Non vogliamo far saltare la trattativa. Però Pd e 5 Stelle sono arroccati su Conte. Non solo, non vogliono cambiare niente, né l’Economia, né gli Esteri, sono pronti a cedere solo sulla Giustizia. È una posizione inspiegabile. Sembra che vogliano fare il Conte bis bis, nemmeno il Conte ter. Come possono pensare che così si trovi una quadra? È veramente ben strano. Io preferirei un governo politico, ma se si va avanti così sarà un governo istituzionale». Nella chat del gruppo scrive suppergiù le stesse cose ma più diplomaticamente.

«Via Tridico, Parisi e Arcuri»
Intanto Nicola Zingaretti ha già blindato il titolare dell’Economia. «Gualtieri non si tocca», ha detto prima di riunire sul web il suo partito, non nascondendo i timori per la piega che stanno prendendo gli eventi. Tant’è vero che al Nazareno qualcuno comincia a dire: «Se lo stallo prosegue Mattarella farà un governo del presidente, a cui praticamente nessuno potrà dire di no». Nel frattempo, Iv alza ulteriormente il prezzo e chiede, dopo la testa di Domenico Arcuri, anche quella del presidente dell’Inps Pasquale Tridico e di quello dell’Anpal (l’Agenzia nazionale politiche attive del lavoro) Domenico Parisi, entrambi, guarda caso, sponsorizzati da Luigi Di Maio. Con il ministro degli Esteri Renzi ha un conto aperto. Raccontano infatti che Di Maio abbia lasciato intendere al leader di Iv che gli avrebbe fatto da sponda quando sarebbe partito l’attacco a Conte. Ma poi si è tirato da parte. Sarà per questa nuova ruggine che ieri da Iv circolavano i nomi di Fico e Stefano per il premier di un nuovo possibile governo di maggioranza.

Di non in no si rischia di affossare Conte
Ma questo probabilmente è fumo negli occhi perché chi conosce Renzi, anche se il leader di Iv continua a dire di preferire un esecutivo politico, sa che punta a un altro traguardo: «Il mio obiettivo resta il governo Draghi». E non è un caso, allora, se ieri sia uscita la proposta di legge di Roberto Giachetti per una commissione bicamerale sulle riforme istituzionali, la cui presidenza andrebbe a un esponente dell’opposizione. Giachetti l’aveva pensata un mese fa, consegnata a Renzi giorni addietro e oggi, all’improvviso, il leader di Iv gli ha chiesto di renderla nota. Un’offerta per una maggioranza più ampia, con Forza Italia, anche perché l’attuale fatica a decollare proprio sui programmi. Al tavolo di Fico, il capogruppo grillino Davide Crippa ha rifiutato anche la mediazione di Tabacci e Delrio sull’utilizzo di una parte del Mes: «Noi abbiamo una pregiudiziale politica su questo strumento e siano il gruppo più numeroso quindi il discorso è chiuso». Ma di no in no si rischia di affossare Conte. E oggi toccherà al presidente della Camera presentare a Mattarella il risultato di questa sua difficile esplorazione.

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