Fonte: Corriere della Sera
di Marco Galluzzo ed Enrico Marro
Al via le consultazioni di Mario Draghi. Le priorità: pandemia, campagna vaccinale, rilancio del PaeseL’indicazione delle priorità:la battaglia contro la pandemia, la campagna vaccinale, il rilancio del Paese e «l’offerta di risposte ai problemi quotidiani dei cittadini»
«È un momento difficile». Lo sappiamo tutti, ma il fatto che siano queste le prime parole che Mario Draghi pronuncia dopo il ringraziamento di rito al presidente della Repubblica «per la fiducia che mi ha voluto accordare», ribadisce la drammaticità di questa crisi politica, già richiamata l’altro ieri dallo stesso Sergio Mattarella. Sono le 13.30 e l’ex presidente della Banca centrale europea è per la prima volta in veste di premier incaricato di formare un governo davanti ai microfoni allestiti per la stampa al Quirinale. Ha accettato «con riserva», come da prassi. Il colloquio con Mattarella è durato un’ora e un quarto. Perché la situazione è delicata, nulla può essere lasciato al caso e tutto è stato esaminato per centrare l’obiettivo indicato dal presidente della Repubblica: «Un governo di alto profilo».
Draghi arriva puntuale alle 12 al Colle, con la macchina della scorta che ha da quando, nel novembre 2019, è tornato nella sua casa romana, un attico ai Parioli, da Francoforte, una volta terminati gli otto anni da presidente della Bce. Dopo il colloquio con Mattarella, Draghi, entrato nella storia per il «whatever it takes» col quale nel 2012 salvò l’euro, pronuncia appunto poche parole, tutte soppesate. «Vincere la pandemia, completare la campagna vaccinale, offrire risposte ai problemi quotidiani dei cittadini, rilanciare il Paese sono le sfide che ci confrontano»: quasi un abbozzo di programma, concentrato sulle tre emergenze, «sanitaria, sociale ed economica», indicate da Mattarella.
Quindi il metodo: «Con grande rispetto mi rivolgerò innanzitutto al Parlamento, espressione della volontà popolare. Sono fiducioso che dal confronto con i partiti ed i gruppi parlamentari e dal dialogo con le forze sociali emerga unità e con essa la capacità di dare una risposta responsabile e positiva all’appello del presidente della Repubblica». Draghi dunque non farà come Carlo Azeglio Ciampi (anche lui banchiere centrale), che formò nel 1993 un governo senza le consuete consultazioni. Draghi le farà e in forma ampia, abbracciando anche le parti sociali dalle quali ieri ha già ricevuto convinte aperture di credito. «Scioglierò la riserva al termine delle consultazioni», ha concluso Draghi.
Uscito dal Quirinale è andato nell’ordine: a Montecitorio, a Palazzo Madama e a Palazzo Chigi. Con il presidente della Camera, Roberto Fico, reduce dal fallimento dell’incarico esplorativo conferitogli da Mattarella per verificare se fosse possibile rimettere in piedi un governo Conte, Draghi ha cercato di capire cosa aspettarsi dai 5 Stelle, ma con scarso aiuto da parte di Fico, viste le forti divisioni nel Movimento. Con la presidente del Senato ha esplorato invece il fronte del centrodestra, dove Elisabetta Casellati, venendo da Forza Italia, che non è ostile a Draghi, può svolgere un ruolo positivo per la nascita del governo. Ma l’incontro clou è stato con il premier dimissionario, Giuseppe Conte. La posizione che prenderà quest’ultimo avrà grande influenza su quella del Movimento 5 Stelle. È stato un faccia a faccia non di circostanza, sia per la durata, più di un’ora, sia per la posta in gioco, e circondato da mille illazioni, a partire da quella di un ministero di prestigio, probabilmente gli Esteri, per lo stesso Conte nel governo Draghi. Ipotesi smentita da Palazzo Chigi. Ma che va tenuta presente, alla luce delle parole di Luigi Di Maio, le prime dell’ex capo politico dei 5 Stelle, pronunciate ieri sera all’assemblea dei gruppi parlamentari del Movimento. Di Maio ha infatti chiesto un «governo politico» e non tecnico.
La partita è appena agli inizi e si giocherà nelle sale della Camera, teatro delle consultazioni. Resterà vuoto invece l’ufficio al piano nobile di Palazzo Koch, sede della Banca d’Italia, occupato in questi mesi da Draghi in qualità di governatore onorario, avendo guidato la banca centrale dal 2005 al 2011. Un ufficio dove, nelle ultime settimane, Draghi ha visto avvicinarsi sempre di più la chiamata al Colle, distante del resto poche centinaia di metri.