Fonte: Corriere della Sera
di Massimo Franco
Il primo impatto con il governo mostra una controversa miscela di strappi e continuitàcon le promesse elettorali
È troppo presto per esprimere giudizi, anche solo a caldo, sul governo nascente. Si può solo fotografare la miscela di continuità e di novità dei primi passi compiuti dalla diarchia Movimento Cinque Stelle-Lega. Ne vengono fuori fotogrammi un po’ sfuocati. Si nota la volontà di rassicurare le strutture dello Stato nelle quali le forze premiate dal voto hanno annunciato di volere entrare con piglio rivoluzionario. Ma al tempo stesso emerge anche la voglia di segnare il cambio di passo. Con risultati controversi. E in filigrana già si intravede una competizione tra la componente dei Cinque Stelle e quella del Carroccio: come se il primato culturale dei primi o dell’altro fosse ancora tutto da decidere. Così, il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini rende omaggio al lavoro svolto dal predecessore Marco Minniti. Comincia a parlare di centri di accoglienza per immigrati, allo scopo di capire quali siano i clandestini. Ma in parallelo si lascia sfuggire una frase infelice sulla Tunisia che ci spedirebbe delinquenti, provocando il primo incidente diplomatico con un Paese amico del Mediterraneo.
Misura simbolica
Per fortuna, il risultato finale è che, dopo la convocazione del nostro ambasciatore a Tunisi e lo «stupore» del governo nordafricano, Salvini incontrerà il suo omologo. Ma l’episodio conferma quanto sia difficile calcare la scena internazionale, quando dai comizi elettorali si passa a governare. Anche perché il periodo più difficile per gli sbarchi comincia ora. E su questo la Lega gioca la propria credibilità. Il secondo punto riguarda la «flat tax», che, annunciano gli uomini del Carroccio, si applicherà alle famiglie solo dal 2020. Era prevedibile, ma ha fatto comunque effetto. Quanto ai Cinque Stelle, al momento ci sono da registrare l’arrivo di Alfonso Bonafede al ministero della Giustizia, e il colloquio tra il presidente della Camera, Roberto Fico e gli ex parlamentari in tema di vitalizi. Bonafede ha lodato la continuità come valore, assicurando che non «butterà all’aria» quanto è stato fatto. Ma intanto si prepara a rivedere la legge sulle intercettazioni. Il colloquio tra Fico e i beneficiari dei vitalizi che il M5S vuole abolire, invece, è stato interlocutorio. La misura è troppo simbolica per non essere approvata. Il colloquio di ieri conferma che esistono profili di costituzionalità, già rilevati al Senato. Non impediranno la decisione: al massimo imporranno un percorso meno gridato in Parlamento. Ma l’esito appare scontato, perché la volontà politica di arrivare a una qualche forma di abolizione o riduzione appare più forte delle obiezioni sulla costituzionalità. Tra oggi e domani il Parlamento darà la fiducia al governo di Giuseppe Conte.