22 Novembre 2024

Fonte: Corriere della Sera

di Massimo Franco

La diarchia tra Salvini e Di Maio non funziona più come prima. A moltiplicare le scintille non c’è solo il caso Diciotti, ma anche il ritorno di Alessandro Di Battista


Non si può dire che la situazione si stia chiarendo, nella maggioranza. I rapporti tra 5 Stelle e Lega rimangono guardinghi. E sebbene il vicepremier Luigi Di Maio prenda tempo sull’autorizzazione a procedere per sequestro di persona contro il suo omologo Matteo Salvini, l’imbarazzo è palpabile. Il M5S dovrà far digerire un «no» al processo, che contraddirebbe i comportamenti tenuti finora: anche perché sui migranti ha sempre assecondato Salvini. Non ha alternative, se vuole evitare uno scossone che potrebbe condurre alla crisi. Per questo Salvini ostenta sicurezza, avvertendo che un «sì» parlamentare degli alleati al processo creerebbe «un pericoloso precedente». Eppure, la diarchia con Di Maio non funziona più come prima. A moltiplicare le tensioni non è solo il ritorno di Alessandro Di Battista dal sabbatico guatemalteco.
Semmai, il «castiga Salvini» è riapparso proprio perché Di Maio non è riuscito a contenerlo; e i sondaggi alle prossime Europee danno ai grillini percentuali umiliate dall’ascesa leghista. Gli sbandamenti anti-europei e terzomondisti si spiegano più su questo sfondo che sulla base di convinzioni profonde. Si accentuano le distanze nel tentativo disperato, e per ora velleitario, di risalire la china. Ieri il vicepremier Di Maio, con Di Battista e una piccola delegazione M5S, è andato a Parigi a incontrare i rappresentati dei gilet gialli, che da settimane bloccano le strade francesi contro il governo Macron. E nell’entusiasmo per i temi comuni che Di Maio ha registrato, è passata in secondo piano la singolarità della visita. Un vicepremier italiano incontra in Francia chi attacca il governo di quel Paese e spesso ha mostrato di essere ostaggio anche di frange violente. Se non è un’ingerenza, certamente è una sbavatura diplomatica. Anche perché nelle stesse ore il M5S cerca di tenere in piedi il suo neutralismo verso il regime venezuelano di Maduro, tuonando contro le ingerenze di Usa e Ue.
i tratta di equilibrismi difficili da tenere, essendo in rotta di collisione con la Lega. Salvini è durissimo contro Maduro. Viene lodato dalla destra francese di Marine Le Pen come «un modello». Sostiene la Tav proprio mentre Di Maio seppellisce il progetto. E critica, in numerosa compagnia, il reddito di cittadinanza esaltato dai grillini. Sono premesse di un conflitto che si somma alle ombre della recessione economica. Con malizia Silvio Berlusconi, leader di FI, saluta la nomina del ministro Paolo Savona al vertice della Consob, che controlla le operazioni di Borsa, come uno smarcamento dal governo legato alla «tempesta economica che si avvicina».

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