Fonte: Corriere della Sera
La premier britannica è presa d’assalto per il piano di uscita della Gb dall’Unione europea. I conservatori pronti a sfiduciarla. Intanto giovedì ci sono le elezioni per il Parlamento europeo, a cui partecipano anche gli inglesi
La premier britannica, Theresa May, non si dimetterà mercoledì sera e giovedì probabilmente incontrerà il ministro degli Esteri, Jeremy Hunt. Lo riferiscono fonti di Downing Street, citate in un tweet dalla giornalista del Guardian Heather Stewart. Ma la situazione è sicuramente molto tesa. Anche l’abituale udienza del mercoledì sera con la regina era stata intesa come un segnale di dimissioni imminenti, poi smentite. I media britannici delineano lo scenario di un complotto ordito direttamente dalla maggioranza del Gabinetto dei ministri per spingere la premier a lasciare, dopo che il suo piano per la Brexit, emendato per venire incontro alle richieste dell’opposizione, è stato accolto da dure critiche bipartisan in Parlamento. Secondo il Guardian almeno quattro ministri si sono nettamente opposti all’accordo proposto da May: lo stesso Hunt, il titolare dell’Interno Sajid Javid, il ministro per la Scozia, David Mundell e la nuova titolare della Difesa, Penny Mordaunt. E una commissione parlamentare di conservatori, che potrebbe sfiduciarla, si è riunita per valutare la sua posizione.
Gli attacchi
Secondo Tom Tugendhat, moderato conservatore, l’unica possibilità di arrivare ad una Brexit ordinata è che May si dimetta dopo le elezioni europee, che in Gran Bretagna sono previste per giovedì. «E il partito conservatore deve rapidamente are avanti il processo per sostituirla», ha scritto sul Financial Times. Alla Camera dei comuni, May è stata fortemente criticata mentre implorava i deputati di sostenere la sua proposta di legge per attuare l’addio della Gran Bretagna dall’Unione europea, che voleva portare al voto a giugno. «Dobbiamo vedere la Brexit, onorare il referendum e consegnare il cambiamento che il popolo ha chiesto con tanta chiarezza», ha detto May a distanza di tre anni dal voto popolare. L’accordo di divorzio è già stato respinto tre volte. Pur di sostenere il suo piano, May ha anche concesso la possibilità di dare al Parlamento il potere di indire un nuovo referendum sull’appartenenza della Gran Bretagna all’Ue. Ma la sua richiesta non è stata ascoltata. I conservatori pro Brexit l’hanno accusata di capitolare alle richieste dell’Ue, mentre i laburisti dell’opposizione di aver offerto un contentino, e di averlo fatto troppo tardi. La sua autorevolezza come leader dei conservatori è stata distrutta dalla perdita della maggioranza parlamentare del partito in un’elezione del 2017 e della sua incapacità di portare la Gran Bretagna fuori dall’Europa come promesso. May però finora ha resistito, e ha detto che avrebbe annunciato il suo addio solo dopo il voto del Parlamento alla Brexit.