Fonte: La Stampa
di Andrea Carugati
Alla presentazione della nuova lista unitaria della sinistra “Liberi e uguali” 1500 i delegati, militanti e ospiti all’Atlantico di Roma. Standing ovation per il presidente del Senato
“Io ci sono, noi riaccenderemo la speranza”. Una lunga standing ovation accompagna il debutto da leader politico di Pietro Grasso. Il teatro Atlantico dell’Eur è gremito, tutti in piedi mentre lui si tocca il petto con la mano e si asciuga una lacrima. Un discorso breve per mettere in fila l’agenda dei valori della nuova lista di sinistra che si presenterà alle elezioni ma guarda già al dopo, a un “lavoro lungo e paziente” di costruzione di una “nuova proposta” per l’Italia. Grasso offre alla platea di circa 2mila militanti (nelle prime file Bersani, D’Alema, Vendola, Bassolino e i leader delle tre forze che si uniscono Roberto Speranza, Nicola Fratoianni e Pippo Civati) la sua storia di magistrato, di “uomo delle istituzioni”, ma anche di “ragazzo di sinistra” che ha lasciato il Pd “per una convinzione interiore”, nonostante le offerte di seggi e incarichi e di saltare un giro per fare la “riserva della Repubblica”.
“Questi calcoli non fanno per me”, taglia corto, “in tutte le battaglie della mia vita sono stato in prima fila, senza calcoli di convenienza”. “Non ho rimorsi né rimpianti né ambizioni personali”, mette in chiaro, “e neppure rancori”. “Porto in questo nuovo impegno tutta la mia storia personale, ma non mi farò mai scudo del passato”. Come a dire: non sarò solo un’icona dell’antimafia, ma molto di più. In poche frasi riassume il senso dei tanti interventi che l’hanno preceduto (operai, precari della ricerca, medici impegnati nel sociale, ecologisti): “Tocca a noi dare una casa a chi non si sente rappresentato”. Non solo i delusi dal Pd, ma i tanti che da anni restano a casa e i giovani al primo voto, cui Grasso si rivolge in modo esplicito: “Ragazzi, tocca a voi scegliere il vostri destino”.
Il presidente del Senato evoca un “cambiamento radicale”, una “totale discontinuità” rispetto al centrosinistra degli ultimi anni, una “visione” che parte dal lavoro. Il target sono “le tante persone amareggiate, con la testa china, simbolo di una nazione rassegnata che rinuncia al futuro”. “Il nostro compito è far rialzare a loro lo sguardo, farli tornare a credere che questo Paese si può cambiare”.
In chiusura del suo intervento cita l’articolo 3 della Costituzione, gli “ostacoli di ordine economico e sociale”, da rimuovere per consentire “il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori” alla vita del Paese. Di queste parole Grasso fa il manifesto di “Liberi e uguali”, questo il nome del nuovo soggetto, che lui scandisce tre volte dal palco. Pochi gli accenni sulle proposte concrete, “le faremo più avanti, coinvolgendo le persone”, “saranno proposte serie, diremo la verità, da me non avrete mai fiumi di parole o fake news, queste le lasciamo ad altri”.
Per il debutto basta questa carta d’identità del nuovo soggetto: “Scuoteremo l’Italia dal torpore, in questa sala ho capito che ho scelto bene i miei compagni di viaggio, ma altri ne arriveranno, questo è un progetto aperto, più grande di come lo hanno raccontato. E se ne accorgeranno presto”. La sfida al Pd è aperta. “Si parla di voto utile, di presunti favori ai populismi…l’unico voto utile è quello a noi, a chi costruisce e vuole portare in Parlamento speranze e bisogni di chi non vota più”.