20 Settembre 2024

Fonte: Corriere della Sera

Immigrati Grecia

di Antonella De Gregorio

Centinaia di profughi tentano di sfondare un tratto di barriera al confine, trenta feriti. Intanto a Calais inizia lo sgombero della «Giungla». Merkel chiede azione comune Ue


Tensione alle zone di confine, in Europa – da quello greco-macedone al confine franco-britannico – dove la pressione migratoria è diventata più insostenibile. In Grecia, centinaia di migranti, sfiniti da giorni di attesa per varcare la frontiera, hanno preso d’assalto, lunedì mattina, la recinzione nel villaggio di Idomeni. Un gruppo di essi, circa 300, di nazionalità irachena e siriana, hanno sfondato un tratto del valico tra i due Paesi, rinforzato con del filo spinato. La polizia macedone ha lanciato gas lacrimogeni, ma poi ha lasciato che molte persone varcassero il confine. Una trentina di persone, compresi diversi bambini, sono rimaste ferite negli incidenti. Alcuni migranti si sono riversati sui binari, dove si sono seduti per protesta, rifiutando di andarsene sino a quando non sarà loro consentito di entrare in Macedonia. Secondo i media locali, a scatenare la ressa dei richiedenti asilo è stata la notizia che le autorità di Skopje avevano deciso di aprire il valico per consentire il passaggio dei migranti verso ovest. «Liberi, liberi, siamo in grado di passare» cantavano i profughi, ma la voce si è poi rivelata infondata. Al grido di «Aprite il confine», i migranti hanno lanciato sassi contro la polizia macedone che ha risposto con gas lacrimogeni. In mattinata la polizia greca aveva segnalato che più di settemila persone, la metà delle quali donne e bambini, erano ammassate al confine: un numero che supera di quattro volte la capacità dei campi allestiti per la prima accoglienza.

L’allarme
Le autorità macedoni hanno limitato a non più di 580 il numero massimo giornaliero di migranti in entrata sul territorio e hanno avviato la costruzione di una nuova recinzione al confine con la Grecia, lungo la strada che porta al campo di accoglienza temporaneo di «Vinojug», nei pressi di Gevgelija. Scopo di tale barriera, hanno detto le autorità, è garantire il flusso regolare e ordinato dei migranti, sopratutto nelle ore notturne, per evitare che in tanti si disperdano nei boschi circostanti. Nei giorni scorsi l’allarme della Grecia: tra i «50 e i 70mila» rischiano di rimanere bloccati nel Paese a marzo dopo la stretta agli ingressi decisa dai Paesi balcanici. «La Grecia – ha detto ministro delle politiche migratorie di Atene, Ioannis Mouzalas – non accetterà di diventare il Libano d’Europa e di trasformarsi in un magazzino di anime, anche se questo comporta un aumento di fondi».
L’Europa non può abbandonare la Grecia
Sul fronte politico, la Commissione Ue sta analizzando il piano di emergenza trasmesso dalla Grecia e valuta la «necessità» dei controlli alle frontiere introdotti dal Belgio. La cancelliera tedesca, Angela Merkel, ha garantito che la Grecia non sarà «lasciata sola» ad affrontare la crisi dei rifugiati, sottolineando la sua contrarietà al limite all’accoglienza imposto da alcuni Paesi al numero di richiedenti asilo (come l’Austria, che ha introdotto un sistema di quote: fino a 80 al giorno). «Non abbiamo tenuto la Grecia dentro la zona euro per ora abbandonarla al suo destino», ha dichiarato Merkel, intervistata dalla tv pubblica tedesca Ard. La situazione, ha sottolineato, non può essere risolta da «un Paese da solo», sia esso la Germania o la Grecia, ma è necessario cercare una soluzione europea, così come è accaduto con la crisi economica.
Lo sgombero della Giungla
Dal fronte balcanico al nord della Francia, dove lunedì ha preso il via lo sgombero della «Giungla» di Calais, la tendopoli più grande del Paese. La polizia ha ordinato ai migranti di lasciare volontariamente il campo, per non essere costretta a intervenire con la forza. Per eseguire l’ordine di sgombero, approvato giovedì dal tribunale amministrativo di Lille, sono intervenuti due bulldozer, furgoni antisommossa e una cinquantina di automezzi della polizia. Alle proteste di alcuni migranti e di «attivisti no border» , la polizia ha risposto con gas lacrimogeni; dimostranti hanno lanciato sassi. Tre baracche di fortuna sono state incendiate sprigionando una densa coltre di fumo nel cielo. Sin dal primo mattino, gli agenti hanno formato cordoni di protezione intorno agli operai intenti a smontare tende e capanne.
Secondo una recente stima della prefettura di Pas-de-Calais, nel campo vivono circa 3.500 persone. Altre stime parlano di settemila persone, in prevalenza provenienti da Siria, Afghanistan e Sudan.
Alternativa
Il governo di Francois Hollande ha assicurato che a tutti i migranti mandati via verrà proposta un’alternativa tra container riscaldati e centri di accoglienza, ma le Ong che operano sul posto ritengono che i posti letto non siano sufficienti. Anche l’ex premier dame, Valerie Trierweiler, accusa: «Contrariamente a quanto annunciato dal governo i poliziotti sono sul posto. Che ne sarà dei rifugiati? Dei 300 bambini?», ha scritto l’ex premiere dame sul suo profilo Twitter.

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