Fonte: Sole 24 Ore
di Breda Romano
Presentato martedì 14 gennaio l’atteso progetto legislativo che dovrebbe contribuire a finanziare tra il 2021 e il 2027 la transizione verso la neutralità climatica entro il 2050
La Commissione europea ha presentato martedì 14 gennaio l’atteso progetto di Fondo per una transizione equa che dovrebbe contribuire a facilitare tra il 2021 e il 2027 il percorso verso la neutralità climatica entro il 2050. Il pacchetto da 100 miliardi di euro è uno dei tasselli di una rivoluzione che si vuole economica, oltre che ambientale. A beneficiare del pacchetto saranno in modo particolare i paesi dell’Est Europa, tanto che sono prevedibili dubbi e interrogativi nei paesi più ricchi.
«Una Europa verde non vedrà la luce dall’oggi al domani – ha detto dinanzi al Parlamento europeo a Strasburgo il vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis –. Inserire la sostenibilità al centro del modo in cui investiamo richiede un cambio di mentalità. Stiamo compiendo un importante passo per raggiungere questo obiettivo».
Il commissario al bilancio Johannes Hahn ha definito il piano comunitario «un gigantesco volano a favore dell’occupazione».
Secondo Bruxelles, la transizione verso la neutralità climatica comporterà costi economici, cambiamenti sociali, investimenti infrastrutturali. Ruolo cruciale avrà il Just Transition Fund (in italiano: il Fondo per una transizione equa). Quest’ultimo sarà dotato di denaro fresco per 7,5 miliardi di euro, che grazie al cofinanziamento nazionale, al braccio finanziario InvestEu e alla Banca europea degli investimenti porterà il totale a 100 miliardi di euro.
I criteri per suddividere i fondi
La distribuzione del denaro tra i paesi membri si baserà su alcuni criteri: tra questi, la presenza di emissioni nocive, l’occupazione nei settori del carbone e della lignite, la produzione di torba o di scisti bituminosi.
Alcuni fattori correttivi verranno presi in conto, come per esempio la relativa prosperità dei singoli paesi membri. «Tutti i paesi europei riceveranno un aiuto. L’allocazione dipenderà dall’intensità dei problemi ambientali», ha precisato la commissaria ai fondi di coesione Elisa Ferreira.
Gentiloni: il meccanismo comunitario «può riguardare l’Ilva»
Interpellato dalla stampa sulla possibilità di utilizzare il denaro per risanare l’impresa siderurgica Ilva, il commissario agli affari monetari Paolo Gentiloni ha detto: il meccanismo comunitario «può riguardare l’Ilva e la Puglia, e in particolare la zona di Taranto, tipica manifestazione di regione in transizione verso una industria meno intensiva da un punto di vista energetico. Ciò non vuol dire però che il problema dell’Ilva verrà risolto dal Just Transition Fund».
Secondo voci non confermate, l’Italia otterrebbe ammontari simili alla Francia e alla Spagna: poco meno di 400 milioni di euro (dei 7,5 miliardi di euro).
La presentazione di questa settimana giunge dopo che in dicembre la stessa Commissione von der Leyen aveva presentato il Green New Deal, una strategia che si vuole tanto ambientale quanto economica, con l’obiettivo di rilanciare la congiuntura e di fare dell’Unione un protagonista della lotta al riscaldamento climatico (si veda Il Sole 24 Ore del 12 dicembre).
Agli occhi di Bruxelles, la transizione climatica si dovrebbe tradurre in un riorientamento dei fondi di coesione, dallo sviluppo all’ambiente.
Come funzionerà il fondo
Nei fatti, il fondo – la cui proposta sarà oggetto di un iter legislativo – dovrà servire ai paesi più inquinanti per finanziare la transizione e per renderla la più equa da un punto di vista sociale. Secondo esponenti comunitari, i paesi saranno chiamati a presentare progetti infrastrutturali. Questi dovranno essere approvati dall’esecutivo comunitario.
«Il dialogo tra gli stati membri e Bruxelles sarà intenso», ha spiegato questa settimana un esponente comunitario. «I progetti riguarderanno precise zone territoriali, più precise di quanto non avvenga oggi per quanto riguarda i fondi di coesione».
Gli obiettivi sono di facilitare la transizione climatica, attraverso una diversificazione dell’attività economica; la creazione di nuovi posti di lavoro; il recupero di località inquinate; la formazione professionale.
La Commissione europea punta a mobilitare fino a 1.000 miliardi di euro nel prossimo decennio, pur di raggiungere l’obiettivo della neutralità climatica.
Effetto leva finanziaria
In linea con il Piano Juncker, ideato nel 2015, la tecnica sarà quella di associare denaro privato al denaro pubblico con un effetto di leva finanziaria: 503 miliardi dovrebbero giungere dal bilancio comunitario, 143 dal Fondo per una transizione equa, altri 114 dal co-finanziamento nazionale e infine 279 da InvestEU.
Parlando a Strasburgo, il commissario Gentiloni ha detto che per facilitare investimenti sostenibili vi potranno essere modifiche alle regole sugli aiuti di Stato e che nel valutare le attuali regole di bilancio la Commissione vorrà discutere di come trattare la spesa pubblica in questo campo.
La presidente dell’esecutivo comunitario Ursula von der Leyen ha già detto di essere contraria all’idea di scomputare investimenti verdi dal calcolo del deficit (si veda Il Sole 24 Ore del 30 novembre 2019).
In dicembre, il Consiglio europeo è terminato con l’amaro in bocca per coloro che sperano in un’Europa più attenta all’ambiente.
Ventisette paesi su 28 hanno preso l’impegno di puntare alla neutralità climatica da qui al 2050. La Polonia ha preferito per ora astenersi, preoccupata dai costi della transizione. In questo senso, il Fondo per la transizione equa è nato per venire incontro ai paesi più inquinanti, o ancora segnati dall’industria pesante, e vincere la resistenza polacca.