19 Settembre 2024
Ambiente2

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La Commissione europea ha pubblicato, giovedì 9 marzo, un allentamento straordinario delle regole sugli aiuti di Stato, che rimarrà in vigore fino alla fine del 2025

Dopo un lungo tira-e-molla con i paesi membri, la Commissione europea ha pubblicato oggi, giovedì 9 marzo, un allentamento straordinario delle regole sugli aiuti di Stato, che rimarrà in vigorefino alla fine del 2025. Nelle intenzioni dell’esecutivo comunitario, il nuovo impianto normativo – che prevede anche la cosiddetta matching clause – dovrebbe consentire ai Ventisette di meglio contrastare la concorrenza non sempre leale di Cina e Stati Uniti.
«Il quadro che abbiamo adottato oggi offre agli Stati membri la possibilità di concedere aiuti di Stato in modo rapido, chiaro e prevedibile – ha spiegato la commissaria alla Concorrenza Margrethe Vestager -. Le nostre regole consentiranno ai paesi membri di accelerare gli investimenti a zero emissioni, proteggendo al tempo stesso il libero accesso al mercato unico così come gli obiettivi di coesione. Le nuove regole sono proporzionate, mirate e temporanee».

Aiuti di Stato prorogati fino al 2025
Due in buona sostanza le decisioni prese dalla Commissione dopo aver consultato più volte i paesi membri in questi ultimi tre mesi. Prima di tutto, Bruxelles prolunga fino al 31 dicembre del 2025 la possibilità per i governi di aiutare l’industria a zero emissioni. «Ciò riguarda in particolare i programmi per accelerare l’uso di fonti energetiche rinnovabili così come lo stoccaggio energetico, nonché i programmi per ladecarbonizzazione dei processi di produzione industriale». Nel contempo, grazie ad alcuni emendamenti, la Commissione europea intende «semplificare le condizioni per la concessione di aiuti pubblici a progetti di piccole dimensioni e a tecnologie meno mature, come l’idrogeno rinnovabile»; «estendere le possibilità di sostegno alla decarbonizzazione dei processi industriali passando a combustibili derivati dall’idrogeno»; e infine «introdurre massimali di aiuti pubblici più elevati con calcoli semplificati».

Risposta agli Usa
In secondo luogo, la Commissione introduce nuove misure, applicabili anch’esse fino al 31 dicembre 2025 per consentire ai paesi di sostenere gli investimenti nella produzione di attrezzature strategiche (batterie, pannelli solari, turbine eoliche, pompe di calore, elettrolizzatori e sistemi di cattura del carbonio). Le piccole e medie imprese nonché le aziende situate in regioni svantaggiate potranno beneficiare di un sostegno più elevato, per garantire che gli obiettivi di coesione siano tenuti in conto. Spiega inoltre Bruxelles: «In casi eccezionali, i paesi membri potranno fornire un sostegno più elevato a singole imprese, laddove esista un rischio reale che gli investimenti vengano dirottati fuori dall’Europa. In tali situazioni, gli Stati membri potranno fornire l’importo del sostegno che il beneficiario potrebbe ricevere per un investimento equivalente in una località alternativa oppure l’importo necessario per incentivare l’impresa a effettuare l’investimento in Europa».
Si tratta in ultima analisi della cosiddetta matching clause, che dovrebbe permettere a un paese di trattenere nel suo territorio stabilimenti votati a una delocalizzazione. Proprio questa settimana, Volkswagen ha fatto capire di avere messo in forse l’apertura in Europa di un impianto di produzione di batterie, in attesa di capire se riuscirà a strappare sussidi negli Stati Uniti per 10 miliardi di dollari, nell’ambito di un programma di incentivi americani (l’Inflation Reduction Act).
L’opzione messa in campo da Bruxelles potrà essere utilizzata solo per gli investimenti realizzati in aree assistite; oppure per gli investimenti transfrontalieri che coinvolgano almeno tre Stati membri, con una parte significativa dell’investimento complessivo in almeno due regioni assistite. Il beneficiario dovrà usare una tecnologia di produzione all’avanguardia dal punto di vista delle emissioni ambientali. Infine, l’aiuto non potrà innescare una corsa alle delocalizzazioni tra Stati membri.Come detto, le nuove regole presentate oggi da Bruxelles giungono dopo lunghe discussioni tra i Ventisette. La Germania avrebbe voluto maggiore margine di manovra. Altri paesi, tra cui l’Italia, si sono opposti per paura di non avere altrettanto spazio di bilancio e nel timore di segmentare il mercato unico. Il tentativo dell’esecutivo comunitario è di trovare un equilibrio tra l’urgenza di contrastare la concorrenza americana e cinese e la necessità di garantire la libera competizione tra i Ventisette.

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