Fonte: La Repubblica
Il ministro dell’Economia ospite di RaiTre: “L’economia è in ripresa. Faremo peggio del meno 8%, ma non di molto. La cassa integrazione non ha funzionato, poi abbiamo cambiato il meccanismo di erogazione”. Istat: segnali di ripresa a luglio e agosto
L’Italia non riuscirà a contenere il calo del Pil del 2020 nel limite dell’8 per cento. Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, ospite questa mattina di Agorà Estate su Rai3, lo riconosce. Ma il risultato finale dell’anno non sarà poi “così lontano” dall’obiettivo che il governo Conte si era dato. Tutti i centri studi – assicura – ammettono che il nostro Paese sta facendo comunque meglio delle previsioni.
Gualtieri ribadisce che l’economia nazionale viaggia verso un recupero, verso un vigoroso “rimbalzo” nel terzo trimestre dell’anno. Ed è certamente un segnale positivo l’aumento degli occupati e delle persone attive che si è registrato ieri.
Così come lasciano ben sperare le informazioni portate dall’Istat in audizione all’ora di pranzo alla Camera sull’utilizzo del Recovery fund, che “per i mesi di luglio e agosto, seppure ancora parziali, suggeriscono il proseguimento della fase di ripresa”. Oltre ai numeri dell’occupazione, per gli statistici ci sono “segnali positivi” dai consumi elettrici e dalla fatturazione elettronica. Sono rilevanti anche i dati di luglio sull’occupazione con la crescita di 85.000 unità su giugno.
In vena di bilanci, il ministro ammette anche che la cassa integrazione in deroga è una delle misure cha ha funzionato peggio, tra quelle che l’esecutivo ha messo in campo durante l’emergenza coronavirus. Poi il meccanismo di erogazione è stato perfezionato, ma questo poteva essere fatto prima.
In ogni caso, se anche il governo ha fatti degli errori, resta agli atti il suo sforzo “di non lasciare nessuno dietro”.
Gualtieri dà ragione al commissario europeo Paolo Gentiloni che invita a non bruciare le risorse comunitarie in una politica di riduzione delle tasse. Nello stesso tempo, il ministro spiega che c’è uno spazio per ridimensionare la pressione fiscale per gli italiani.
Il taglio delle tasse, che dovrà essere permanente e strutturale, non si può finanziare con finanziamenti temporanei come quelli in arrivo da Bruxelles. Bisognerà organizzare dunque un contrasto ancora più forte all’evasione fiscale e razionalizzare i meccanismi di esezione, così da trovare i soldi in modo continuativo.
“La riforma fiscale ha due grandi pilastri: proseguire sulla strada del cuneo fiscale riducendo l’Irpef sul lavoro per aumentare salari e stipendi e ridurre il costo del lavoro; secondo, sostenere l’assegno familiare unico che è lo strumento più potente per sostenere la genitorialità e la famiglia”.
A proposito delle risorse europee, queste arriveranno già a inizio del 2021. “Vogliamo avere già a ottobre le linee di fondo del Recovery Plan, in modo da interloquire subito con la Commissione Ue. I primi soldi concretamente arriveranno nei primi mesi del 2021, un primo 10 per cento”.