Fonte: Sole 24 Ore
di Gianni Trovati
Il ministro dell’Economia a Cernobbio: digitalizzazione, infrastrutture, decarbonizzazione dell’economia, inclusione, salute e istruzione saranno le sei missioni del Recovery fund. E il rimbalzo del Pil nel terzo trimestre sarà maggiore delle attese.
Sei «missioni fondamentali», a cui saranno collegati in modo organico i gruppi di progetti, altrettante aree di riforma e un calendario a tappe già scandite, che inizia dall’esame delle Linee guida in programma mercoledì prossimo al Comitato interministeriale per gli Affari europei e punta ad avviare per metà ottobre il confronto informale con la Ue sulle bozze di Recovery Plan da chiudere a gennaio, quando dovrebbe completarsi l’approvazione dei regolamenti a livello comunitario.
Nel suo intervento in chiusura del Forum Ambrosetti il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ci tiene a offrire una fotografia il più possibile dettagliata del lavoro governativo sul Recovery Plan, per assicurare che gli aiuti Ue «non saranno dispersi in mille rivoli» e rispondere alle preoccupazioni diffuse fra manager e imprenditori richiamate ieri dalla richiesta del Capo dello Stato di preparare il piano «con sollecitudine».
Al lavoro su un orizzonte pluriennale
Stiamo correndo, spiega in sostanza il titolare dei conti, ma lavoriamo su un orizzonte pluriennale in uno scenario che non vuole lasciare alcuno spazio alle tensioni della maggioranza e ai conseguenti retroscena su possibili cambi di governo. Anche perché il Conte-2, rivendica Gualtieri, ha giocato il ruolo politico di «mettere la barra dritta e forte verso l’Europa e ha concorso alla formazione degli orientamenti che si sono esperti nelle scelte storiche» assunte a livello comunitario prima a livello regolamentare e poi con la politica fiscale. Una replica delle battaglie giallo-verdi con Bruxelles, è il presupposto, avrebbe portato l’Italia a un isolamento insostenibile sotto i colpi economici del Covid.
Le sei missioni e i sei ambiti di riforma
Digitalizzazione, infrastrutture, decarbonizzazione dell’economia, inclusione, salute insieme a «molta istruzione, formazione e ricerca» saranno i binari su cui si muoveranno i progetti da finanziare con i fondi della Recovery and Resilience Facility. Ma l’Italia della stagnazione pluridecennale ha anche «molto bisogno» di affiancare agli investimenti le riforme, anche loro articolate in sei assi: Pubblica amministrazione, ricerca, formazione, fisco, giustizia e lavoro. Su questo terreno si giocherà il confronto con la Ue sulla coerenza fra i piani italiani e le priorità è le raccomandazioni comunitarie, al centro dell’esame che dovrà dare il via libera ai finanziamenti. Ma anche l’Unione deve fare in fretta, perché un conto è l’accordo politico al consiglio europeo e altro sono le ratifiche parlamentari e soprattutto i regolamenti che devono attuare il Next Generation Eu.
La tabella di marcia
L’Italia ha fretta, e spera di veder chiuso il cantiere a gennaio.Composizione aggregata e distribuzione temporale degli investimenti, spiega Gualtieri, saranno dettagliati a fine mese nella Nadef, che dovrà sciogliere anche il «tema complesso» dell’impatto della quota di prestiti sui tendenziali di finanza pubblica già fiaccati dalla crisi. Ma sul punto il ministro conferma quel prudente ottimismo manifestato nelle scorse settimane, dopo che già da luglio i primi dati sul rimbalzo del secondo trimestre avevano orientato i tecnici di Via XX Settembre verso una stima di flessione annuale nei dintorni del 9%. Peggio del -8% calcolato nel Def di aprile, ma meglio rispetto alle cadute a due cifre stimate da molti, a partire da commissione Ue e fondo monetario internazionale.
Terzo trimestre migliore delle attese
La certezza di evitare la doppia cifra garantita ieri da Gualtieri si appoggia a una dinamica del terzo trimestre migliore del +9,5% ipotizzato ad aprile, anche se sull’ultima parte dell’anno la prudenza resta “doverosa” perché le variabili, dall’andamento dell’epidemia alle ricadute sulla domanda internazionale, sono troppe.Il punto chiave, nell’ottica di Via XX Settembre, è seguire un ponte non troppo accidentato verso l’avvio del Recovery Plan, che dovrà avere un «impatto significativo» sul percorso a medio termine della crescita, e quindi del debito. Sul tema i modelli previsionali del Mef sono all’opera, e offrono risultati «significativamente diversi» a seconda della composizione e dei tempi di realizzazione degli investimenti. Elezioni regionali, referendum e tensioni nella maggioranza permettendo. A partire ovviamente dal Mes su cui Gualtieri torna a dire che «è uno strumento utile», rimandando però la decisione finale al Parlamento «al momento opportuno».