8 Settembre 2024

Blinken a Riad per promuovere il cessate il fuoco

Israele è pronto ad entrare a Rafah. L’allarme è dal presidente dell’Anp Abu Mazen: «Solo gli Usa possono ancora impedirlo». Ma l’esercito attende il via libera del governo che dipende da almeno due fattori. Il primo è l’intesa su tregua e ostaggi: il segretario di Stato Usa Blinken è arrivato oggi a Riad per l’ultimo appello. Mentre Hamas apre: «Non ci sono problemi importanti». Il secondo è il timore che la Corte penale internazionale la prossima settimana spicchi mandati di arresto per il premier Natanyahu e per il ministro della Difesa Gallant per crimini di guerra. Telefonata Biden-Natanyahu. Prosegue la protesta nei campus universitari americani. Arrestata a Saint Louis la candidata dei Verdi alle residenziali Stein. Protesta pro-Palestina anche alla cena dei corrispondenti della Casa Bianca.

15:40 – Proteste pro-Gaza: allestita una tendopoli anche a Yale
Una tendopoli é stata allestita dagli studenti pro-palestinesi anche nel campus di Yale. I manifestanti, che chiedono all’ateneo di disinvestire da aziende militari che fanno affari con Israele, rischiano misure disciplinari tra cui la sospensione e il potenziale arresto, ha minacciato l’ateneo ieri in tarda serata. “Yale appoggia le proteste pacifiche e la libertà di parola ma non tollera che si rompano le sue regole tra cui quella di mantenere l’università funzionante e di garantire la sicurezza per chi ci studia e ci lavora”. Le tende sono state montate davanti alla Sterling Memorial Library vicino ai dormitori dove gli studenti si stanno preparando per gli esami finali. Yale è l’ultima università in ordine di tempo in cui studenti hanno occupato il campus. Da quando la polizia è intervenuta alla Columbia University per sgomberare una tendopoli la notte del 17 aprile, oltre 800 persone sono state arrestate coast to coast.

15:39 – Pastori siriani feriti sul Golan da spari degli israeliani
Cinque pastori siriani sono rimasti feriti nelle ultime ore nella Siria sud-occidentale da colpi di arma da fuoco esplosi da militari israeliani sulle Alture contese del Golan. Lo riferisce l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria, secondo cui i pastori si trovavano nei pressi della linea di demarcazione tra Siria e Israele nella regione di Qunaytra. I colpi di arma da fuoco sono stati sparati dal lato israeliano delle Alture, riferisce l’Osservatorio. Tutti e cinque i pastori erano originari della cittadina di Saida, a ridosso del filo spinato che segue la linea del cessate il fuoco tra Siria e Israele risalente al 1974. In quella zona sono dispiegati militari russi. E il 27 febbraio scorso, non lontano dall’area dove sono rimasti feriti oggi i pastori siriani, un colonnello dell’esercito governativo siriano era rimasto ucciso in un attentato compiuto con un ordigno esplosivo posto sul ciglio della strada tra Ghadir al Bustan e Nasiriya.

15:17 – L’Iran: contro Israele non abbiamo ancora usato armi sofisticate
Contro Israele l’Iran non ha ancora usato armi sofisticate: lo ha detto oggi a Damasco l’ambasciatore iraniano in Siria, Hossein Akbari, parlando ai media siriani. “E’ certo che risponderemo a ogni aggressione nemica… e comunque finora non abbiamo usato le nostre armi sofisticate”, ha detto Akbari. Il primo aprile scorso un raid aereo attribuito a Israele aveva distrutto un complesso consolare iraniano nel centro moderno di Damasco, uccidendo 12 persone tra cui un generale dei Pasdaran iraniani incaricato da anni di gestire i rapporti tra Teheran e le forze filo-iraniane in Siria e in Libano. Il 12 aprile successivo, l’Iran aveva per la prima volta nella sua storia compiuto un attacco missilistico diretto contro il territorio israeliano, in larga parte respinto dalle difese militari israeliane e dalla coalizione occidentale e araba filo-israeliana. A seguito di questo attacco, il 19 aprile, l’aviazione israeliana aveva condotto un attacco contro strutture militari iraniane nella zona di Isfahan.

15:12 – Gli Hezbollah libanesi respingono le mediazioni straniere per l’accordo con Israele
Gli Hezbollah libanesi respingono i tentativi diplomatici francesi e statunitensi di trovare un accordo bilaterale tra Libano e Israele per un cessate il fuoco separato da quello tra Hamas e Stato ebraico. Hasan Fadlallah, deputato di Hezbollah nel parlamento libanese, ha oggi partecipato a una commemorazione di combattenti uccisi in raid di Israele. E ha affermato che “tutti i tentativi stranieri” di trovare un accordo per il cessate il fuoco “mirano in realtà ad allentare la pressione sul governo israeliano”. Il riferimento di Fadlallah è alla recente visita in Libano del ministro degli esteri francese, Stéphane Séjourné, che ha sondato gli animi rispetto alla mediazione di Parigi e di Washington per un cessate il fuoco, e il conseguente ritorno alle loro case in Alta Galilea di decine di migliaia di sfollati israeliani, così come il ritorno alle abitazioni nel sud del Libano di altrettante decine di migliaia di sfollati libanesi. Hezbollah ribadisce la sua volontà di mediare attorno alla prospettiva di un accordo quadro che parta dalla cessazione delle attività militari israeliane nella Striscia di Gaza. Per il Partito di Dio, il fronte del sud del Libano serve a mettere pressione a Israele perché cessi le operazioni a Gaza.

14:04 – Riad: vicina l’intesa con gli Usa anche sul governo di Gaza
Le nuove intese bilaterali tra l’Arabia Saudita e gli Stati Uniti sono “molto, molto vicine” anche sul futuro governo a Gaza dopo la fine del conflitto tra Israele e Hamas: lo ha detto il ministro degli Esteri saudita Faisal bin Farhan dopo l’incontro con il segretario di stato Usa Antony Blinken, come riporta Sky News. “La maggior parte del lavoro è già stata fatta” ha detto il ministro saudita, parlando in un panel durante una riunione speciale del World Economic Forum a Riad, aggiungendo che “abbiamo le grandi linee di ciò che pensiamo debba accadere sul fronte palestinese”.

13:45 – Missili contro una nave nel Mar Rosso: era diretta in Arabia Saudita
Un nave battente bandiera maltese è finita nel mirino di un attacco con missili mentre navigava di fronte alle coste dello Yemen. Non ci sono al momento notizie di vittime né di danni. Lo ha reso noto la società di sicurezza marittima Ambrey precisando che la nave portacontainer era partita da Gibuti diretta in Arabia Saudita quando è stata attaccata con tre missili probabilmente per i rapporti commerciali dell’operatore con Israele. L’agenzia United Kingdom Maritime Trade Operations (Ukmto) ha riferito via X di aver ricevuto una segnalazione di un “incidente a 54 miglia nautiche a nordovest di Mokha”. Gli Houthi non hanno sinora rivendicato attacchi nell’area.

12:50 – Blinken: Hamas decida in fretta su una proposta generosa
“Hamas ha davanti a sé una proposta straordinariamente generosa da parte di Israele. E in questo momento, l’unica cosa che si frappone tra il popolo di Gaza e un cessate il fuoco è Hamas. Devono decidere e devono decidere in fretta. E spero che prendano la decisione giusta”. Così il segretario di Stato americano, Antony Blinken, parlando all’incontro del World Economic Forum in Arabia Saudita. Lo riporta il Guardian. “Siamo determinati a fare tutto il possibile per porre fine alla terribile sofferenza umana che vediamo ogni giorno a Gaza tra bambini, donne, uomini che sono rimasti coinvolti nel terribile fuoco incrociato provocato da Hamas”, ha aggiunto il segretario Usa, che ha ringraziato il Qatar e l’Egitto per il loro ruolo nel tentativo di mediare un accordo.

12:43 – Il premier egiziano: “A Gaza punizione collettiva palestinese”
Il primo ministro egiziano Mostafa Madbouly ha parlato di ”punizione collettiva” dei palestinesi che vivono nella Striscia di Gaza da parte di Israele dopo l’attacco subìto da Hamas lo scorso 7 ottobre. ”Quello sta succedendo è che tutti i palestinesi di Gaza stanno pagando il prezzo” dell’azione di Hamas, ha affermato Madbouly. “E’ stata una punizione collettiva. Non una punizione per Hamas, ma per tutti i palestinesi che vivono nella Striscia di Gaza”, ha aggiunto. ”E’ incredibile” la risposta israeliana al massacro subito da Hamas, ha aggiunto il premier egiziano intervenendo al World Economic Forum a Riad. Oltre l’80 per cento delle strutture sanitarie di Gaza è stato distrutto, ha proseguito Madbouly, denunciando che ”si stima che settemila persone siano rimaste sotto le macerie”. Ci vorranno “decenni” perché Gaza si riprenda, ha aggiunto.

12:39 – Bloccata a Istanbul “Freedom Flotilla”: accuse a Israele
Si complica la missione della ‘Freedom Flotilla’, la missione di navi cariche di aiuti umanitari dirette verso la Striscia di Gaza, rimasta bloccata in Turchia dopo che è stato negato il via libera a due delle navi della flotta. Un ostacolo inatteso per il quale gli organizzatori della missione umanitaria puntano il dito contro Israele. La missione è il risultato di una mobilitazione internazionale che ha l’obiettivo di alleviare la crisi umanitaria che affligge la popolazione civile della Striscia, ma due delle tre navi, battenti bandiera della Guinea Bissau, sono state bloccate dall’intervento delle autorità del Paese africano. “Purtroppo la Guinea Bissau si è resa complice di Israele nel voler affamare i civili e portare avanti l’illecito assedio di Gaza. Il registro navale della Guinea Bissau, con un atto evidentemente politico, ha dichiarato che ritira la propria bandiera da due delle navi, una delle quali un cargo con a bordo 5 mila tonnellate di aiuti”, si legge in un comunicato degli organizzatori, che specifica che il Paese dell’Africa occidentale ha compiuto negli ultimi giorni numerosi atti di ostruzionismo burocratico. Rimane ora un punto interrogativo sul destino di una missione umanitaria il cui scopo è rompere l’isolamento di Gaza imposto da Israele e riportare l’attenzione sulle difficilissime condizioni in cui versano i civili. “Non ci faremo fermare, arriveremo a Gaza”, ha dichiarato Ann Wright, uno degli organizzatori, ex colonnello ed ex diplomatica americana, dimissionaria ai tempi della guerra in Iraq, che ha sottolineato come la missione ora si aspetta “il sostegno della Turchia”. Gli organizzatori, uniti sotto il nome di ‘Freedom Flottilla Coalition’, sono da anni impegnati in missioni di questo tipo; progetti che finirono sotto i riflettori nel marzo 2020, quando un durissimo intervento delle forze armate israeliane causò la morte di 10 persone a bordo di una nave umanitaria turca, la Mavi Marmara, che tento’ di forzare il blocco su Gaza. “E’ possibile che Israele ci attacchi – ha aggiunto Ann Wright- in tal caso opporremo una resistenza non violenta, ma ci aspettiamo che la comunita” internazionale intervenga per fermare quella che sarebbe un’azione contraria al diritto internazionale da parte di Israele”. Il carico in partenza dalla Turchia comprende un totale di 5 mila tonnellate di cibo, bevande e medicine, ma anche 280 attivisti per la difesa dei diritti umani, avvocati e medici provenienti da più di 30 Paesi, tra cui Canada, Turchia, Norvegia, Gran Bretagna, Spagna, Germania e Malesia. La Freedom Flotilla Coalition cercherà di forzare il blocco su Gaza, sottoposta a pesanti bombardamenti israeliani sin dal 7 ottobre scorso, data dell’attacco sferrato dai palestinesi di Hamas a Israele. Gli organizzatori della spedizione hanno chiesto un passaggio sicuro verso la Striscia e un cessate il fuoco da parte degli israeliani, senza tuttavia ottenere fino a ora nessuna garanzia.

11:37 – La Croce Rossa: nessun mandato per sostituire Unrwa a Gaza
Il Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr) non ha il mandato per sostituire l’agenzia Onu per i palestinesi (Unrwa) a Gaza. Lo ha affermato il direttore generale Cicr, Pierre Krahenbuhl, sottolineando che “i mandati sono completamente diversi”. Il mandato dell’Unrwa “deriva dall’Assemblea generale dell’Onu, quello del Cicr dalla Convenzione di Ginevra. Il Cicr non può subentrare al mandato dell’Unrwa. Abbiamo già abbastanza da fare senza sostituire altre organizzazioni”, ha proseguito Krahenbuhl, che ha diretto l’agenzia Onu per i palestinesi tra il 2014 e il 2019. L’Unrwa è finita nel mirino delle polemiche a gennaio, quando Israele ha accusato 12 dei suoi 30.000 dipendenti nella Striscia di essere coinvolti negli attacchi di Hamas del 7 ottobre. Il Palazzo di Vetro ha immediatamente licenziato i membri dello staff implicati e ha avviato un’indagine interna. La settimana scorsa, un rapporto di un gruppo indipendente guidato dall’ex ministro degli Esteri francese Catherine Colonna ha concluso che Israele non è riuscita a fornire prove a sostegno dell’accusa che il 10% dei dipendenti dell’Unrwa ha legami con “organizzazioni terroristiche” come Hamas.

11:07 – Blinken: l’Iran è la più grave minaccia per la stabilità della regione
L’Iran rappresenta la “minaccia più grave” per la stabilità della regione del Medioriente. Lo ha detto il segretario di Stato americano, Antony Blinken, durante la sua missione in Arabia saudita. Lo riporta il Guardian. Per Blinken si tratta del settimo tour nell’area da quando è iniziata la guerra tra Israele e Hamas, lo scorso 7 ottobre.

11:03 – Tajani a Riad vede Blinken
Il vice presidente del Consiglio e ministro degli Esteri Antonio Tajani questo pomeriggio sarà a Riad, in Arabia Saudita, per una serie di incontri e riunioni sulla guerra a Gaza e in generale sulla crisi in Medio Oriente. Lo rende noto la Farnesina. A Riad ci sarà anche il Segretario di Stato americano Antony Blinken, che poi proseguirà con un nuovo viaggio nella regione per scongiurare la possibilità di una nuova escalation militare nello scontro fra Israele e Hamas. Tajani condividerà con i ministri arabi ed europei i risultati della riunione G7 di Capri e avrà con i colleghi europei diversi momenti di confronto, così come con gli altri colleghi della regione, tra cui i ministri di Qatar, Egitto, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Giordania. Il ministro Tajani presenterà a Riad anche le ultime valutazioni del tavolo di coordinamento romano di ‘Food for Gaza’, l’iniziativa che il Governo italiano ha attivato con la Fao, il Programma Alimentare Mondiale (agenzie Onu che hanno sede a Roma) e con la Federazione internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa. Per Tajani ”lo scopo è premere per un cessate il fuoco immediato, per il rilascio di tutti gli ostaggi israeliani e per far entrare al più presto, massicciamente, gli aiuti per la popolazione civile di Gaza. L’emergenza è insostenibile, va affrontata immediatamente”. Le varie riunioni che si terranno a Riad saranno anche decisive per rilanciare il processo politico che fin d’ora deve essere costruito per far avanzare una soluzione diplomatica nel segno della formula ”due popoli, due Stati”.

10:58 – Venti razzi dal sud del Libano verso Israele
Le Brigate al-Qassam, braccio armato di Hamas, hanno rivendicato la responsabilità di un attacco dal sud del Libano in direzione di una postazione militare nel nord di Israele. Il gruppo, riporta al-Jazeera citando informazioni diffuse via Telegram, ha affermato di aver preso di mira una base con una “raffica di missili”. Le forze israeliane (Idf) avevano segnalato in precedenza il lancio di una ventina di razzi dal Libano, la maggior parte dei quali sono stati intercettati, come hanno riportato i media israeliani.

10:53 – Gli Houthi: gli Usa preparano una vasta campagna aerea in Yemen
I ribelli Houthi dello Yemen stanno monitorando “i preparativi degli Stati Uniti per una vasta campagna aerea contro lo Yemen, che includerà anche un attacco via terra”. Lo ha riferito il quotidiano libanese Al Akhbar, affiliato a Hezbollah, citando fonti all’interno della milizia allineata con l’Iran. Secondo il rapporto, l’attacco di terra sarà condotto in parte da “fazioni fedeli agli Emirati Arabi Uniti, su più fronti”. È stato anche affermato che “recentemente Israele ha condotto un’esercitazione militare che ha coinvolto l’Arabia Saudita e altri paesi arabi presso la base aerea di Al Dhafra negli Emirati”.

10:22 – Il Cairo: pressioni interne a Israele e Hamas bloccano la tregua
Il premier egiziano, Mustafa Madbuli, si è rammaricato che le “pressioni interne” al governo israeliano e al gruppo islamico Hamas impediscano di concordare una tregua nella Striscia di Gaza, dal momento che nessuna delle due parti è disposta a fare concessioni. “Nella mia analisi, la situazione è più complicata a causa della configurazione politica interna di entrambe le parti. Sto parlando di Israele e Hamas”, ha affermato Madbuli durante un seminario su Gaza alla riunione speciale del World Economic Forum in corso a Riad. Il capo del governo egiziano, principale mediatore insieme a Qatar e Usa tra Israele e Hamas, ha assicurato che c’è “molta pressione interna da entrambe le parti affinché non si raggiunga alcun tipo di compromesso”, cosa che rende “davvero difficile” concordare una tregua perché “non si cerca la soluzione ottimale e corretta che possa forse raggiungere l’interesse pubblico”.

10:15 – Idf: intercettati razzi dal Libano contro la base israeliana
L’ala militare di Hamas, le Brigate al-Qassam, ha dichiarato di aver preso di mira una posizione militare israeliana con una salva di missili dal sud del Libano, secondo un post sul loro canale Telegram, ripreso da Haaretz. L’annuncio arriva dopo che l’Idf aveva dichiarato di aver intercettato una raffica di circa 20 razzi lanciati dal Libano a Kiryat Shmona e nell’area circostante nel nord di Israele.

09:29 – Hamas: la proposta di accordo è ancora in fase di studio
Il funzionario del politburo di Hamas, Izzat al-Risheq, ha negato fonti anonime dell’organizzazione terroristica che ieri sera sul tardi alla Afp riferivano di non aver riscontrato grossi problemi sull’ultima proposta per la tregua. In una dichiarazione, ripresa da Haaretz, al-Risheq ha chiarito che “la proposta è ancora in fase di studio”.

09:22 – Al Jazeera: almeno 27 palestinesi morti in raid su Gaza
Almeno 27 palestinesi sono stati uccisi, tra cui molti bambini e donne, negli attacchi israeliani notturni a Rafah e Gaza City. Lo riporta Al Jazeera.

09:20 – Israele, sirene anti-razzi in Galilea al confine col Libano
Sirene anti-razzo sono suonate in Galilea, nel nord d’Israele vicino al confine con il Libano. A essere minacciati di attacco sono i villaggi di Maayan Baruch, Kfar Yuval, Metula, Kfar Giladi, Kiryat Shmona, Tel Hai, Beit Hillel and HaGoshrim, scrive Ynet.

08:27 – Al Jazeera: bilancio raid su Rafah salito a 20 morti
Sarebbe salito a 20 morti, tra cui cinque minori, il bilancio dei raid aerei condotti dalle forze israeliane su Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Lo riporta un corrispondente di Al Jazeera. A Rafah, dove hanno trovato rifugio migliaia di sfollati palestinesi, è imminente un’operazione di terra israeliana ma un eventuale accordo fra Tel Aviv e Hamas per una tregua in cambio del rilascio di ostaggi potrebbe scongiurare l’attacco.

07:55 – Gaza: “13 palestinesi uccisi in raid israeliani a Rafah”
Almeno 13 palestinesi sono stati uccisi in raid israeliani a Rafah. Lo hanno comunicato fonti mediche a Gaza, secondo cui gli attacchi aerei su tre case nella città nel sud della Striscia hanno provocato anche molti feriti. I media di Hamas parlano invece di 15 morti.

07:31 – Blinken andrà in Israele e Giordania dopo essere stato in Arabia Saudita
Il Segretario di Stato americano Antony Blinken andrà in Israele e Giordania dopo essere stato in Arabia Saudita nel suo tour in Medio Oriente. Lo ha annunciato il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti.

07:22 – Antony Blinken è arrivato in Arabia Saudita
Il segretario di Stato americano Antony Blinken è arrivato in Arabia Saudita, prima tappa del un tour in Medio Oriente per cercare di ottenere un cessate il fuoco a Gaza e migliorare la crisi umanitaria nell’enclave assediata. A Riad, Blinken dovrebbe incontrare gli alti leader sauditi e tenere un incontro più ampio con le controparti di cinque stati arabi – Qatar, Egitto, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Giordania – per discutere sulla governance della Striscia di Gaza dopo la guerra, secondo un alto funzionario del Dipartimento di Stato.

06:40 – Blinken a Riad, prima tappa di una serie di colloqui per il cessate il fuoco
Il segretario di Stato americano Antony Blinken è arrivato a Riad, all’inizio di un nuovo giro di colloqui sulla crisi volto a promuovere un cessate il fuoco tra Israele e Hamas e ad aumentare gli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza. Blinken, che successivamente visiterà la Giordania e Israele, incontrerà nella capitale saudita i ministri degli Esteri arabi ed europei in visita del Golfo per discutere dei piani del “giorno dopo” per la ricostruzione della Gaza postbellica.

04:12 – Una delegazione di Hamas sarà al Cairo per discutere il cessate il fuoco: “Non vediamo problemi”
Una delegazione di Hamas guidata dall’alto dirigente del movimento, Khalil al-Hayya, consegnerà oggi la risposta del gruppo alla proposta di tregua durante un incontro con i mediatori egiziani e qatarioti al Cairo. Un funzionario di Hamas ha dichiarato all’AFP che il gruppo palestinese non ha “alcun problema di rilievo” con l’ultima proposta di Israele ed Egitto per un cessate il fuoco a Gaza: “L’atmosfera è positiva, a meno che non ci siano nuovi ostacoli israeliani”.

03:18 – Media, Biden-Netanyahu “telefonata costruttiva”
La conversazione fra il presidente americano Joe Biden e il premier israeliano Benyamin Netanyahu è stata “costruttiva” e per il 75% è stata concentrata sull’accordo per gli ostaggi. Lo riporta i media americani, secondo i quali i due leader hanno anche parlato dei video pubblicati negli ultimi giorni di due ostaggi americani.

03:10 – Il Cairo invita Israele insieme alla delegazione di Hamas per discutere le condizioni per la tregua
Il Cairo ha invitato funzionari della sicurezza israeliani nel Paese contemporaneamente all’arrivo della delegazione di Hamas, per “abbreviare i tempi e fornire i chiarimenti necessari per i commenti che l’organizzazione presenterà”. Secondo fonti egiziane, “la delegazione di Hamas dovrebbe discutere con i funzionari egiziani diversi punti della risposta israeliana, prima di presentare la sua risposta definitiva”.

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