È possibile che il risultato delle elezioni americane abbia allontanato lo spettro della guerra mondiale
I democratici dei Paesi occidentali si disperano per le elezioni Usa. Lo Spiegel titola «La fine dell’Occidente». Il motivo per tanta disperazione per questo capitolo dell’usuale alternanza in Usa, è l’idea di un conflitto fondamentale in corso nel mondo: un conflitto fra i buoni e i cattivi.
I buoni difendono i sacri valori democratici. Cattivo è chi mette in discussione i buoni: cittadini che non si sentono rappresentati; Paesi che votano per leader definiti illiberali o partiti che non sono alleati ai buoni; Paesi che a larga maggioranza preferiscono altre organizzazioni del vivere sociale, come la Cina. I buoni hanno un’idea alta della democrazia, che non si riduce alle elezioni. Il risultato delle elezioni è da condannare, quando non è loro favorevole. Se per esempio l’Algeria, l’Egitto, il Cile, o Gaza, votano per un partito che non piace ai buoni, allora i vincitori delle elezioni vanno fermati, anche con interventi militari, colpi di stato, appoggio a dittature. Se Paesi come Russia o Ungheria votano politiche che non piacciono ai buoni, allora non si tratta di «vera democrazia». In quei Paesi i media sono asserviti al potere. Lo sono anche nei Paesi veramente democratici, ma meno.
Più sottile è la logica dei buoni per quanto riguarda il governo del mondo: nel dopoguerra sono stati tentati germi di democrazia mondiale, come l’Assemblea dell’Onu; ma i buoni dichiarano che la maggioranza del mondo non è democratica, quindi non si deve tenere conto di maggioranze democratiche nel mondo. Il mondo deve essere controllato con le armi dai veri democratici. I veri democratici non possono accettare che ci sia democrazia. Metterebbe in dubbio la loro legittimità a essere più democratici degli altri.
All’interno dei singoli Paesi, la logica è simile. Una decisa maggioranza dei cittadini Usa non si sente rappresentata. Non è difficile capire perché. La candidata democratica fa una campagna elettorale centrata sull’idea che lei viene da una famiglia normale, eppure è riuscita ad arrivare ai vertici: questo — dice — è il sogno americano. Non siete contenti — chiede — del fatto che anche voi avreste potuto fare la carriera che ho fatto io? Se non riuscite a arrivare a fine mese, è perché siete pezzenti, non siete stati capaci come me di passare sulla testa di sorelle e fratelli, e farvi strada sopra gli altri. Non è bello vivere questo sogno Americano, dove chi ha più di doti di voi vi passa sulla testa? Una dozzina di famiglie detiene più ricchezza del resto del Paese: non è poi così strano che questo resto, in difficoltà per l’inflazione, esprima dissenso. Per calcoli geopolitici, la potenza che si arroga la leadership mondiale soffia sul fuoco di guerre che potrebbe fermare in pochi giorni, causando sofferenze inaudite: non è strano che molti giovani dicano: io non ci sto.
Non mi piacciono le scelte politiche e ideologiche del presidente eletto negli Usa. Non mi piace lui. Ma la demonizzazione della sua persona, senza discussione politica, su cui si è basata la campagna elettorale dei democratici è stata ridicola. A credere al New York Times, la democrazia è in pericolo: il nuovo presidente cancellerà elezioni, farà arrestare nemici politici, diventerà dittatore come Hitler, farà leggi razziali e… invaderà la Polonia? È il panico di un’élite messa in discussione. La maggioranza dei votanti non l’ha bevuta.
Il presidente eletto ha fatto una campagna altrettanto rozza. Ma anche detto cose concrete. Che quando era presidente non ha iniziato guerre; vero. Che le guerre le ha fatte finire; vero. Che vuole fare finire la guerra in Ucraina. Se riesce a salvare migliaia giovani ucraini e russi da una insensata morte nella neve (cos’è più stupido che morire per un confine venti miglia più in qui o più in là? O morire per la gloria di un impero lontano?), se ci riesce, sarò felice per queste elezioni. Ha detto che con i leader del mondo vuole negoziare. Nelle capitali del mondo vorrei leader che dicano questo. Non quelli che chiamano nemico chi non si sottomette.
Il racconto dei buoni che difendono la democrazia contro gli autocrati è un farsa: la politica internazionale oggi è, purtroppo, gioco di potere, non di valori. Gli eserciti dell’occidente sono ovunque nel pianeta per diffondere valori tanto quanto gli stermini della popolazione delle Americhe erano per diffondere i valori del cristianesimo. Le élites al potere difendono la democrazia per lo stesso motivo per il quale Luigi XIV difendeva il Dio che legittimava il suo essere re.
Il lato più amaro di questo uso ipocrita degli ideali è che gli ideali ne vengono insozzati. Io aspetto con trepidazione il momento in cui si comincerà sinceramente a parlare di democrazia. Lo aspettano miliardi di esseri umani. Una democrazia genuina, con decisioni prese collettivamente nel pianeta attraverso discussione, regole condivise, non imposte con le armi. Possiamo arrivarci, nel pianeta. Per arrivarci, dobbiamo uscire dalla logica perversa dei buoni democratici, con armi e ricchezze, contro tutti gli altri, dentro e fuori i loro Paesi. Il risultato delle elezioni Americane ci aiuta a uscire da questa logica. Una logica che, credo, ci stava portando verso la Terza Guerra Mondiale. È possibile che questa elezione abbia allontanato lo spettro della guerra mondiale. Se sia così non lo so, non lo può sapere nessuno, ma potrebbe essere stata una benedizione.