I calciatori volevano mostrare il loro supporto indossando la fascia in un Paese dove l’omosessualità è un reato punito con sette anni di carcere. «La Fifa supporta tutte le cause giuste, anche One Love, ma bisogna farlo dentro le regole», spiega la Fifa
Dunque ci si può sentire gay e intanto vietare una fascia colorata (nemmeno arcobaleno, che sembrava troppo) con la parola One Love, pensata a sostegno della comunità Lgbt. Non un bel modo di cominciare, ma l’abbiamo capito: sarà un Mondiale che si gioca surfando sull’ipocrisia, sì alle ragioni dell’inclusione e dei diritti, ma senza esagerare, senza turbare l’ordine in campo, anche quello che regola le fasce di 7 capitani coraggiosi che volevano solo dare un segnale.
Sarà anche la Fifa l’istituzione che vuole andare oltre le differenze con la magia del pallone però minacciare di cartellini gialli i capitani delle squadre che vogliono indossare la parola amore in un Paese dove l’omosessualità è reato non sembra la mossa migliore per dimostrarlo. Sarebbe stata assurda anche la multa, ma era messa nel conto; trasformarla in una sanzione sportiva — che in un torneo corto come il Mondiale può avere il suo peso — appare una mossa che offende il diritto oltre che il buon senso. Sarebbe stato bello che qualcuno ci provasse, per vedere un arbitro dare davvero un cartellino così, ma non si può pretendere troppo (forse).
Pressioni da parte del Qatar? Ma quando mai, Infantino garantisce che ha parlato «con le più alte autorità che tutti sono i benvenuti in questo Paese». Però «bisogna stare dentro le regole» e la regola che impedisce a Inghilterra, Galles, Danimarca, Olanda, Germania, Belgio e Svizzera di fare un gesto di solidarietà è l’articolo 13.8.1 che recita «che i capitani devono indossare la fascia fornita dalla Fifa». L’idea è «preservare l’integrità del campo di gioco».
Ma è come fermare il mare con le mani: chiedere ai giocatori iraniani se il campo è un mondo a parte. La Fifa pensava di aver trovato la soluzione: fornire fasce con messaggi prefabbricati. Un compromesso che non è bastato ai sette capitani, le cui Federazioni ricordano che avevano annunciato le loro intenzioni a settembre senza aver ottenuto risposta. Una brutta partenza: a forza di surfare siamo già caduti e ci abbiamo rimesso subito la faccia.