Il governo italiano ha usato parole dure per la Bce che ha alzato i tassi. Ma Christine Lagarde ha le sue ragioni
Prima Salvini, poi Tajani, poi Pichetto Fratin. Infine, la stessa Giorgia Meloni. Il governo italiano ha usato parole dure (critiche «lecite», ha precisato Tajani) per la Banca centrale europea. Che, alzando i tassi, rischia di rallentare la crescita economica. Christine Lagarde ha buon gioco nel ricordare che sta al suo mandato: mantenere la stabilità dei prezzi.
Paradossalmente, il centrodestra nel criticare la Bce, la grazia. Ripete ciò che Francoforte ha sostenuto per mesi: che l’inflazione fosse un fenomeno temporaneo, che fosse «importata» e dipendesse solo da crisi energetica e guerra. Dimenticando anni di espansione monetaria, non riverberatasi nei prezzi dei beni a causa della globalizzazione e dell’innovazione tecnologica, che avevano conseguenze deflattive.
È vero, l’inflazione è ripartita con la domanda di beni e servizi dopo i lockdown. Quella la scintilla. Le scintille però hanno un effetto diverso all’aria aperta e in un fienile.
Le banche centrali devono evitare la strategia dello stop-and-go stile anni Settanta, un aumento dei tassi e poi un passo indietro. Ma non possono semplicemente lasciar correre i prezzi. L’inflazione colpisce in primis persone a reddito fisso, precari, pensionati. Erode il potere d’acquisto. Danneggia i risparmiatori: gli euro che hanno messo da parte sul conto corrente valgono di meno.
Il centrodestra pensa a chi ha sottoscritto un mutuo a tassi variabili e oggi se la passa peggio di ieri. Guai a dimenticarsi degli altri. A cominciare dal settore produttivo. La moneta è il linguaggio in cui si esprimono i prezzi. L’inflazione ne slabbra la grammatica e la sintassi, conduce gli operatori di mercato a fare valutazioni errate, tarate su valori nominali esagerati e talora fittizi. Prezzi stabili fanno bene ai mercati come ai consumatori. Contribuiscono a limitare l’incertezza e a tutelare il risparmio. Che dovrebbero essere obiettivi primari, per chi si dice «conservatore».