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Cosa deve fare l’Europa per rispondere alle nuove misure dell’amministrazione americana

Ci siamo. Il giorno dei dazi, quello che segnerà la rinascita dell’America secondo il presidente Trump, è arrivato. E il nostro continente dovrà decidere come rispondere a quello che percepiamo, a ragione, come un attacco immotivato. Come ha giustamente notato su queste colonne qualche giorno fa Francesco Giavazzi, la risposta va inquadrata anche dal punto di vista macroeconomico.
Politiche monetarie e di bilancio espansive e una svalutazione dell’euro potrebbero compensare la perdita di competitività delle nostre esportazioni dovuta ai dazi ed evitare un rallentamento dell’economia europea. Il che è vero, ma mi sembra difficile pensare che la nostra risposta possa essere solo macroeconomica.
Spiegherò il perché fra poco, ma permettetemi prima una considerazione, sempre macroeconomica, su quanto sostiene Trump relativamente alla relazione tra Usa e Unione Europea. Saremmo «parassiti». Non c’è nulla di più sbagliato se si parla dei nostri rapporti commerciali con il Nuovo Continente. Un surplus commerciale nei confronti dell’America vuol dire che diamo all’America più di quanto prendiamo da loro: noi produciamo per il consumo delle famiglie americane.
Casomai sono loro i parassiti che vivono a spese nostre. Gli americani vivono al di sopra dei loro mezzi e lo fanno anche perché il deficit pubblico americano è eccessivo, richiede di essere finanziato a tassi di interesse elevati che attirano capitali (incluso dall’Europa) e che tengono il dollaro sopravvalutato, anche a detta del Fondo monetario internazionale, penalizzando le loro esportazioni. Questo squilibrio esterno avrebbe potuto essere ridotto da Trump attraverso politiche di bilancio più prudenti che avrebbero ridotto la domanda interna e portato a un calo dei tassi di interesse e a un deprezzamento del dollaro. Ma meglio, politicamente, prendersela con gli europei.
Torniamo a noi. Il governo tedesco ha seguito la strada dell’espansione di bilancio, il che sosterrà la domanda europea. I tassi di interesse in Europa sono conseguentemente aumentati (di circa 40 punti base) e l’euro si è apprezzato, anche se solo di un 3%. Lo spazio di bilancio che la Commissione ha proposto sia dato per aumentare la spesa militare va nella stessa direzione. È la strada indicata da Giavazzi. Ma quanto a lungo può essere percorsa? Un limite è costituito dall’alto debito di alcuni Stati europei, in primis l’Italia: le politiche di bilancio sono vincolate dalla reazione dei mercati. Certo, il problema non sorgerebbe se spesa e indebitamento fossero in comune, ma le opposizioni agli eurobond sono ancora troppo forti. Un altro limite è stato segnalato ieri dal governatore Panetta: gli sviluppi geopolitici rendono più difficile continuare sulla strada di una politica monetaria più espansiva, a meno di mettere a rischio gli obiettivi di inflazione.
Tutto sommato, è improbabile che una risposta ai dazi di Trump possa essere limitata al piano macroeconomico. È vero che politiche espansive possono attenuare l’impatto recessivo dei dazi (e ben vengano, nei limiti sopra indicati). È vero che attraverso accordi commerciali con altre aree del mondo (vedi India) possiamo trovare nuovi sbocchi per le nostre merci, come pure giustamente suggerisce Giavazzi. Ma come si può rispondere ai dazi Usa senza misure volte a colpire le imprese americane (dazi o altre azioni, tipo quelle sugli appalti pubblici intraprese dal Canada)? Certo, queste misure fanno male anche a noi, ma il punto è spingere le imprese americane a far presente al loro presidente che i dazi o altre misure europee stanno creando loro problemi. L’obiettivo ultimo dovrebbe essere quello di mettersi al tavolo con Trump per cercare di convincerlo a tornare sui suoi passi. E al tavolo negoziale ci si deve sedere potendo offrire a Trump una contropartita in cambio della rimozione dei suoi dazi.Certo la negoziazione non sarà facile, ma sarebbe illusorio pensare di poter ottenere qualcosa mostrando una debolezza di partenza. Insomma, occorre rispondere pan per focaccia, non per abbandonare la via della trattativa, ma per rendere tale via realistica.
Post scriptum: se quanto ho detto vi ricorda la discussione sul perché sia stato necessario sostenere lo sforzo bellico dell’Ucraina (come via per poter negoziare una pace sostenibile), avete colto nel segno.

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