Fonte: Corriere della Sera
di Pierluigi Battista
Una legge giusta e proporzionata (con qualche dubbio sulla differenza giorno-notte) è la migliore risposta sia all’immobilismo di chi non sente l’urgenza del problema, sia di chi vuole dare soluzioni urlate, propagandistiche a un problema reale
La legge sulla legittima difesa votata dalla Camera dei deputati, malgrado lo show da fanatici delle armi orchestrato da Matteo Salvini, è equilibrata e risponde positivamente alla sacrosanta esigenza di sicurezza dei cittadini. Allarga con più nettezza la nozione di «legittima difesa», rafforza il principio che l’irruzione violenta nelle case e nelle proprietà dei cittadini manifesti una minaccia reale per la vita delle persone, evitando di lasciarli soli di fronte al peso, anche economico, delle incombenze processuali. Non modificare la legge, che peraltro già prevedeva la legittimità di una risposta anche armata quando la vita di chi sta nelle case violate viene messa in pericolo, avrebbe conservato un’atmosfera di incertezza giuridica sentita come un’ingiustizia da chi ha già vissuto il trauma di ladri senza scrupoli capaci di forzare porte e finestre per raggiungere il loro obiettivo delinquenziale.
Dare assoluta carta bianca alla reazione armata delle vittime, viceversa, avrebbe significato introdurre senza limiti il principio della giustizia sommaria, del Far West in cui la difesa si fa criterio assoluto, senza nessuna attenzione di legittimità, di proporzione, di inevitabilità. Una legge giusta e proporzionata (con qualche dubbio sulla differenza giorno-notte) è la migliore risposta sia all’immobilismo di chi non sente l’urgenza del problema, sia di chi vuole dare soluzioni urlate, propagandistiche a un problema reale.
Però bisogna ricordare che non è con la disciplina della «legittima difesa» che si può dare una cornice legale stabile al tema della sicurezza e dell’incolumità dei cittadini. E serve poco anche ricordare che le statistiche parlano di una sia pur lieve diminuzione dei reati che rientrano nella fattispecie di cui si sta parlando. La percezione di insicurezza non è infatti solo una distorsione psicologica. È un comprensibile stato di allarme che avvelena la vita delle persone quando sai che un vicino di casa ha conosciuto un’irruzione notturna di ladri, quando in intere zone della città ti muovi con circospezione e apprensione perché si avverte un’atmosfera minacciosa o perché si sa di numerosi episodi di cui i cittadini sono state vittime, quando si vive in quartieri che hanno conosciuto reati in una misura superiore alle medie statistiche, che poi alla fine sono numeri e i numeri non esauriscono la complessità delle vite delle persone.
Non bisogna sottovalutare questo stato di malessere, liquidarlo come se fosse una reazione isterica o addirittura meschina. Anzi, bisogna ricordare che gli Stati moderni nascono proprio da questo patto con i sudditi che poi diventeranno cittadini titolari di diritti inalienabili: ti sottometti alla maestà della legge, perché la legge è la garanzia della tua sicurezza. Lo Stato garantisce secondo questo patto la protezione delle persone, si arroga il monopolio della violenza, si dota di un apparato repressivo e di un sistema giudiziario proprio per tutelare e difendere la vita e la proprietà di chi fa parte di una comunità nazionale regolata dalle leggi. Ma proprio per questo la risposta al senso di insicurezza che serpeggia in Italia deve muoversi in più direzioni. La prima è che le forze della sicurezza e dell’ordine non debbano conoscere tagli e mortificazioni.
La percezione dell’insicurezza diminuisce quando vedi lo Stato presente, i territori presidiati, la tutela delle persone avvertita anche fisicamente grazie a una polizia a cui non lesini risorse e aiuto. La seconda è la sempre ricercata certezza della pena, che impedisce a chi delinque di tornare a delinquere e di seminare paura e anzi terrore in chi si sente, indifeso, alla mercè dei violenti, con uno Stato impotente. Se non si imboccano queste due strade il tema della sicurezza resterà per forza un tossico destinato a inquinare lo spirito pubblico e dare spazio a demagoghi e violenti. E la disciplina della legittima difesa si rivelerà fragile e inefficace.