19 Settembre 2024

Fonte: La Stampa

di Nicola Pinna

Nella carovana che aiuta gli allevatori dell’Umbria in difficoltà

L’ultimo camioncino arriva alle cinque del pomeriggio: «A bordo ci sono altre 72 pecore, queste le hanno donate i pastori del Nuorese e dell’Ogliastra». Al volante dalle quattro del mattino, Ignazio Mura ha fatto il giro degli ovili di tre province: «Più di dodici ore di lavoro, ma quando c’è di mezzo la solidarietà è tutto molto meno faticoso». «In due settimane, ho attraversato in lungo e largo le campagne sarde e ho messo insieme tutte queste pecore. Questi sono gli agnelli della solidarietà». Il dono dei sardi agli allevatori umbri farà ripartire l’attività di oltre cinquanta aziende agricole messe in ginocchio dal terremoto che ha devastato il Centro Italia.
Tra i mille animali quasi pronti alla partenza, Giommaria Usai riesce addirittura a riconoscere quelli che arrivano dal suo allevamento che si trova nella zona di Porto Torres: «L’aiuto reciproco nel mondo delle campagne è un valore sacro, antichissimo e sempre rispettato. Con i nostri colleghi dell’Umbria ripetiamo un rito che in Sardegna si svolge da sempre, ogni volta che si verificano calamità o incendi. Si chiama “sa paradura”. Noi sappiamo bene cosa vuol dire trovarsi in difficoltà e così abbiamo deciso di esportare questa tradizione fuori dalla nostra isola».
«Sa paradura» dei pastori sardi è una forma antichissima di mutuo soccorso. Per ricostituire il gregge di chi ha perso tutto, si mobilitano sempre in tanti: una pecora a testa e una benedizione. Si fa da secoli e chi vive tra Barbagia, Ogliastra e Campidano a queste belle usanze resta ancora molto affezionato. «Quando c’è una disgrazia non si fanno mai differenze, l’aiuto è davvero per tutti – ricorda Battista Cualbu, presidente regionale di Coldiretti -. Mio padre aveva un collaboratore che era finito nei guai e si era ritrovato in carcere. Ha passato 20 anni in cella e nel frattempo ha perso tutte le pecore, ma appena ha finito di scontare la condanna i pastori della zona lo hanno aiutato ad avere un nuovo gregge. L’aiuto è ancora più prezioso se rivolto a chi è nelle condizioni peggiori. Noi, infatti, non abbiamo scelto la zona di Cascia per caso, ma perché da quelle parti le aziende agricole hanno subito il danno maggiore».
Nelle campagne della Sardegna la pecora è considerata come un animale sacro. Fornisce ogni giorno latte e formaggio, ma anche carne e lana. La tradizione contadina dell’isola è tutta legata all’allevamento ovino e per difendere il bene più prezioso di ogni pastore si è addirittura versato molto sangue. L’abigeato (il furto di bestiame, ndr), che per legge è depenalizzato, nelle campagne sarde resta sempre un delitto imperdonabile. Punito, spesso, nel peggiore dei modi. «Noi abbiamo deciso di donare il bene più prezioso che abbiamo, cioè le nostre pecore – dice Giommaria Usai -. Comprendiamo la difficoltà dei nostri colleghi umbri e così abbiamo pensato di metterci insieme e far arrivare un aiuto concreto».
Alla raccolta di bestiame (ma anche di foraggio e mangime) hanno partecipato più 500 pastori e per questa volta si è fatto uno strappo alle vecchie regole: «La tradizione prevede che ognuno doni una sola pecora, ma abbiamo voluto raddoppiare per dare una mano a un numero maggiore di colleghi – sottolinea Gavino Satta, allevatore a Bulzi, un paesino vicino a Sassari -. Per noi non è stato un grande sforzo: è molto bello fare qualcosa per chi se la passa peggio di te. Anche qui, comunque, la situazione non è delle migliori: il prezzo del latte è bassissimo, calato anche recentemente, e i pascoli sono secchi perché la pioggia non è stata generosa». Nei giorni di questa originale e gigantesca colletta, le pecore sono stata visitate e accudite dai dipendenti dell’agenzia regionale Agris, all’interno dell’oasi di Bonassai, a pochi chilometri da Alghero. «I nostri dipendenti hanno dato un grande contributo, raddoppiando ogni giorno i turni di lavoro – dice il direttore Sandro Delogu -. Si sono rimboccati le maniche e con l’aiuto degli studenti dell’Istituto agrario di Sassari si sono persino messi a mungere».
La carovana della solidarietà è salpata venerdì sera da Olbia: viaggio in traghetto fino a Piombino e arrivo sabato mattina a Cascia. Oggi sarà festa. Perché insieme alle pecore, gli allevatori hanno portato fino in Umbria anche piatti tipici, vini e un po’ di musica sarda. E non poteva essere diversamente, visto che il primo appello per l’iniziativa l’aveva lanciato proprio il cantante-pastore Gigi Sanna, fondatore del gruppo Istentales. «Non c’è distinzione tra pastore sardo e pastore umbro, siamo abituati allo stesso modo a fare i conti con le difficoltà. Per questo, abbiamo una bella abitudine: se possediamo due pecore ne offriamo una a chi sta peggio di noi». «Con i nostri camion abbiamo fatto arrivare qui un messaggio di speranza per i colleghi che da un giorno all’altro si sono trovati in condizioni così difficili – riflette Luca Saba, presidente regionale di Coldiretti -. Questo è un carico di solidarietà vera, nata spontaneamente tra gli allevatori, senza sponsor di organizzazioni o istituzioni. Questo è il cuore d’oro delle campagne».

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