Pare che il sostantivo «pacifismo» si debba a Ferdinando Martini, senatore del Regno e fondatore, nel 1879, del settimanale romano Fanfulla della domenica. Piero Gobetti usava «pacifisti» in opposizione a «guerrafondai» e lo scrittore-lessicografo Alfredo Panzini evocava il disprezzo generale per i «pacifondai»

Non è un buon momento per i pacifisti. Sembra di sentire l’eco delle parole del futurista Marinetti: «Morte ai pacifisti! Abbasso le maggioranze sedentarie! Gloria alle belve!». Pare che il sostantivo «pacifismo» si debba a Ferdinando Martini, senatore del Regno e fondatore, nel 1879, del settimanale romano Fanfulla della domenica. Martini era un interventista senza se e senza ma all’alba della Grande Guerra. Piero Gobetti usava «pacifisti» in opposizione a «guerrafondai» e lo scrittore-lessicografo Alfredo Panzini evocava il disprezzo generale per i «pacifondai». Negli anni 60 il pacifismo ebbe una fase di straordinario slancio civile, grazie al «Movimento nonviolento» di Aldo Capitini e a figure come quella di Danilo Dolci, il Gandhi italiano. È una storia lunghissima, che nella modernità va da Erasmo a Gino Strada e oltre, come mostra un libro appena pubblicato dalla Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, l’antologia Profezie bianche. Ne ha parlato la settimana scorsa Marino Sinibaldi nel podcast Timbuctu. Fatto sta che sentendo Carlo Calenda sfottere i «pacifinti», con un gioco di parole inaugurato vent’anni fa al tempo dell’intervento Nato in Afghanistan, vengono in mente altre pittoresche deformazioni denigratorie.
In primis i «panciafichisti», inventati dal padre di Giamburrasca, Luigi Bertelli detto Vamba, in polemica verso i «pacifisti» vili e opportunisti che volevano, come si diceva, «serbare la pancia per i fichi», ovvero trattenersi durante il pasto in vista del dolce (o dei fichi). Il termine fu ripreso più volte da Mussolini, che a Torino nel 1932 accusò: «nessuno è nemico peggiore della pace di colui che fa di professione il panciafichista o il pacifondaio». Nella lunga contesa tra chi urlava «guerra alla guerra» e chi urlava «guerra alla pace», non si era mai verificato, come succede oggi, di vedere dei «panciafichisti» simpatizzanti dei massacratori-guerrafondisti. Quelli che inneggiano alla pace ma non se la sentono di disapprovare Putin e Netanyahu. Come chiamarli: «guerrafichisti» o «panciafondai»?
Ma giocando con le variazioni sul tema c’è solo da sbizzarrirsi. Ricordarsi di simpatiche assonanze sempre possibili di «pace» con «panciera», «panciolle», «pacioccone». Pacifisti in panciolle, pancieristi, panciollisti, paciocchisti. Molto divertente.

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