22 Novembre 2024

SVILUPPO

Fonte: Il Sole 24 Ore

Il Sole 24 Ore
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I paesi con più appeal per i talenti internazionali? Svizzera, Singapore e Lussemburgo sul podio, Italia fuori dalla top 20.

È quanto emerge dall’edizione 2014 del Global Challenge Talent Index (Gcti), il report realizzato dalla business school Insead con la collaborazione dello Human Capital Labour Institute di Singapore e Adecco Group. Il report, in presentazione oggi al Forum di Davos, analizza la capacità di 93 paesi al mondo di creare, attrarre e conservare i migliori neolaureati e professionisti internazionali. L’Italia è 36esima: positivi i feedback su formazione e competenze lavorative, tutt’altro che incoraggianti quelli su prospettive di carriera, intralci burocratici e scenario economico generale.

La ricetta vincente: apertura internazionale e alternanza scuola-lavoro
I quasi 100 paesi sotto la lente del Gcti rappresentano più del 96% del Pil mondiale e oltre l’83% della popolazione. La classifica è determinata da 65 variabili, ricomprese in sei macrocategorie: potenziare, attrarre, far crescere, trattenere, competenze vocazionali (coma la produttività) e grado di preparazione (come skills e competenze specifiche). I paesi sul podio del ranking brillano per investimenti su idoneità al lavoro e formazione professionale, centri propulsori di un mercato che fa incontrare domanda delle aziende e competenze dei suoi candidati più giovani. La marcia in più scatta con l’apertura internazionale, tanto più preziosa in contesti a rischio isolamento o svantaggiati dalla risorse naturali. La Svizzera ha potenziato il suo meccanismo di alternanza scuola-lavoro, fino a una media che parla di 70% di studenti coinvolti nell’apprendistato dai 15 anni di età in poi. Singapore si conferma primatista mondiale per lo “shopping” di talenti da Europa e Usa con incentivi, retribuzioni e programmi ad hoc per l’afflusso di risorse estere; Lussemburgo mantiene un alto grado di apertura commerciale e professionale, senza contare una soglia di “ritenzione” dopo il primo contratto che compete con quella del Nord America. Il resto della top 10 conferma il doppio trend di “import” di talenti e formazione specializzata, con paesi come Stati Uniti (4), Canada (5), Svezia (6), Regno Unito (7), Danimarca (8), Australia (9), Irlanda (10).

Italia, continua l’esodo
L’Italia, 36esima, ribadisce il suo dislivello tra la qualità della formazione offerta e le prospettive che si aprono a studi conclusi. Il nostro paese si aggiudica un punteggio positivo nelle competenze “vocazionali” del lavoro come produttività, skills e qualifiche di alto livello: 14esima posizione su 93, in linea con la media dei paesi europei ad alto reddito. I dolori iniziano a laurea intascata, dal grado di attrattività sui professionisti esteri alla capacità di trattenere i suoi stessi laureati. La penisola è infatti, nell’ordine, 55esima per valorizzazione, 58esima per appeal internazionale, 29esima per prospettive di crescita e 28esima per ritenzione. Il gap con i primi della classe? Lo scarto è pari a 35 punti con Singapore, Svizzera e Danimarca se si parla di normative e flessibilità del mercato del lavoro; 39 punti rispetto a Singapore, Lussemburgo e Qatar per apertura internazionale; 22 punti più in basso di Olanda, Svizzera e Stati Uniti per programmi di inserimento e training; 26 punti di scarto con Svizzera, Lussemburgo e Stati Uniti per capacità di ritenzione.

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