ESTERI
Fonte: La Stampa
di Maurizio Molinari
In Siria sono schierati su fronti opposti: Mosca sostiene Assad, Ankara vuole rovesciarlo. Sale la tensione tra i due Paesi dopo l’abbattimento del jet russo
L’abbattimento del Sukhoi-24 russo da parte degli F-16 turchi sul confine siriano porta il conflitto in corso sul pericoloso ciglio di una guerra fra Stati. Al momento in Siria è in atto un conflitto civile che vede Mosca ed Ankara schierate con determinazione su fronti opposti: la prima sostiene il regime di Bashar Assad, la seconda i ribelli islamici che vogliono rovesciarlo. Entrambe le nazioni sono militarmente presenti in Siria: il Cremlino ha un contingente di almeno duemila uomini e oltre cento jet nelle basi di Latakia da dove conduce raid contro i ribelli, Ankara ha oltre 10 mila soldati schierati a ridosso del confine ed i suoi jet effettuano raid contro basi curde siriane.
La divergenza di approccio alla guerra in Siria è divenuta lampante al recente G20 quando Vladimir Putin, presidente russo, ha accusato individui di 40 Paesi – Turchia inclusa – di finanziare lo Stato Islamico (Isis) di Abu Bakr al-Baghdadi e la risposta è arrivata da Recep Tayyip Erdogan accusando Assad di acquistare greggio proprio da Isis per finanziare un nemico che lo rilegittima come leader nazionale. Tali e tanti contrasti nel mese scorso avevano portato anche ad attriti militari con i jet turchi “illuminati” dai radar russi lungo il confine: ora è questo fronte che diventa caldo. Precipitando il duello siriano fra Putin ed Erdogan sul sentiero più pericoloso.