Migranti, il ministro: non saranno centri di permanenza. Il Pd: norme internazionali violate
Nove pagine in cui sono messi nero su bianco i 14 articoli che definiscono l’intesa. Eccolo, il protocollo siglato lunedì a Palazzo Chigi tra Giorgia Meloni e il premier albanese Edi Rama «per il rafforzamento della collaborazione in materia migratoria». È stato trasmesso alla Commissione Ue. Resterà in vigore «per 5 anni», rinnovabili di altri 5. E impegna le parti a osservare «gli accordi internazionali nell’ambito della tutela dei diritti dell’uomo e, in particolare, nell’ambito della migrazione».
Il testo è stato diffuso in serata, ma già ieri mattina dopo le polemiche scatenate dall’opposizione («É la Guantanamo italiana») il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi aveva spiegato che i due hotspot previsti in Albania per i migranti di Lampedusa «non saranno Cpr» (centri di permanenza per i rimpatri, ndr), ma «strutture come quella di Pozzallo-Modica». Aree cioè dove sarà possibile «trattenere, in base a provvedimenti adottati da un giudice, le persone per il tempo necessario a svolgere le procedure accelerate di identificazione e gestione della domanda di asilo di quanti provengono da Paesi sicuri». Come a Pozzallo, appunto, dove però oggi ci sono appena due migranti in attesa, perché tutti gli altri sono stati «liberati» dalle sentenze dei giudici delle sezioni immigrazione di Catania che si sono rifiutati di convalidare i fermi scattati in base al decreto Cutro.
In realtà anche all’interno del governo l’iniziativa di Meloni è stata presa con disappunto sia alla Farnesina, che non ha preso parte alla stesura del patto, sia al Viminale, nonostante Piantedosi avesse partecipato ad alcune fasi preparatorie e compiuto una missione a Tirana nelle scorse settimane. Ad esprimere ripensamenti a nome della Lega è invece Andrea Crippa, che afferma: «È un buon accordo, ma non basta perché serve una soluzione strutturale». Gli fa eco il sottosegretario all’Interno Nicola Molteni, anche lui del Carroccio, quando afferma «quella di Salvini al Viminale è stata una stagione straordinaria con una normalizzazione degli sbarchi, partenze e morti in mare azzerati». Prese di distanza che però non sembrano turbare la premier Giorgia Meloni determinata a riaprire i centri la prossima primavera, a ridosso delle elezioni europee.
Ma proprio da Bruxelles il capodelegazione del Pd al Parlamento europeo, Brando Benifei, ha annunciato una interrogazione sull’intesa Italia-Albania, così come il deputato di +Europa, Benedetto Della Vedova, chiama ora la premier Meloni e il ministro degli Esteri Antonio Tajani a riferirne in Aula. I dem chiedono che l’intesa passi da un voto parlamentare, mentre la segretaria dem, Elly Schlein, è durissima: l’accordo viola «il diritto internazionale». Duro anche il M5S: «Meloni nasconde la polvere sotto il tappeto albanese».
Per la responsabile immigrazione di FdI, Sara Kelany, l’intesa «non ha bisogno di passaggi parlamentari». Matteo Salvini, leader della Lega, si complimenta: «Bene il governo, che ha siglato un accordo per trasferire in Albania gli immigrati clandestini che cercano di entrare nel nostro Paese». E ancora: «L’Italia non è il campo profughi d’Europa, Tirana l’ha capito e merita un sincero ringraziamento, Bruxelles ancora no».