Fonte: Corriere della Sera
di Iran Bremer
Trump ha cambiato l’America e le cose non torneranno come prima. Ora Biden dovrà investire tempo ed energie per rinsaldare i legami con la Ue ma non potrà trascurare gli inglesi
Donald Trump ha indubbiamente cambiato l’America, anche se non in modo drastico, come avrebbero voluto i suoi sostenitori, ma certamente più di quanto temevano i detrattori. Gli Usa, tuttavia, non sono l’unico Paese ad aver subìto forti cambiamenti in questi ultimi quattro anni. Se l’attuale presidente Joe Biden incontra non poche difficoltà nel rassicurare gli alleati che gli Stati Uniti di una volta sono «tornati», ciò si spiega col fatto che molti di loro hanno imboccato nuove strade. E questo rende un ritorno al passato del tutto improponibile, soprattutto per i Paesi membri del Patto atlantico: quel legame unico, di cui godevano un tempo gli Stati Uniti e l’Europa, sicuramente non tornerà come prima, malgrado l’amministrazione Biden. E il deterioramento di questi rapporti non è interamente imputabile a Trump.
Il primo motivo per cui i rapporti Usa-Europa non potranno tornare come prima è antecedente addirittura alla presidenza Trump, ed è da ricercarsi nella Brexit. Per decenni, il Regno Unito è stato il primo punto di approdo dell’America, quando occorreva trattare con l’Europa. Seppur opponendosi talvolta alle tendenze prevalenti in Europa, Londra ha sempre saputo appoggiare, con lealtà e concretezza, il partner americano davanti al blocco europeo. Oggi, invece, gli Stati Uniti si vedono costretti a investire più tempo ed energie per rinsaldare i legami con il mondo politico e istituzionale europeo, senza tuttavia dare l’impressione di trascurare gli inglesi. La collaborazione anglo-americana nella difesa e nell’intelligence resta preziosa, al punto tale da essere oggetto di speciali attenzioni da parte di Washington. Dopo tutto, il Regno Unito è il Paese che condivide più intimamente le posizioni americane sulle principali criticità geopolitiche, come Russia e Cina (di cui parleremo in seguito). D’altro canto, però, l’amministrazione Biden condivide anche le preoccupazioni dell’Unione europea (e dell’Irlanda) sulle problematiche create dalla Brexit nell’Irlanda del Nord. La Brexit, difatti, renderà molto più complicata la gestione dei rapporti Regno Unito-Unione europea per la Casa Bianca, specie se Regno Unito e Unione europea non appianeranno le loro differenze nel breve termine.
La seconda spaccatura tra Usa e Europa riguarda tutto il vasto sistema di valori che informa le scelte politiche. Sulle questioni economiche, la presidenza Trump ha allertato la politica americana sulla necessità di prestare maggior attenzione alla situazione interna. Per i democratici, questo si traduce in ulteriori sostegni ai lavoratori americani e più massicce sovvenzioni all’industria. Benché tali pratiche siano assai diffuse anche in Europa, Bruxelles non demorderà, e farà di tutto per proteggere il suo mercato unico contro una concorrenza americana giudicata scorretta. Per non parlare poi del particolare atteggiamento europeo verso le problematiche del ventunesimo secolo, come i cambiamenti climatici e i servizi digitali: in questi settori già si prevede l’introduzione di nuove tariffe e normative, spesso entrambe, che andranno a gravare sul commercio Usa-Europa. Se consideriamo la differenze venutesi a creare nelle questioni come la privacy dei dati, il contratto sociale e la libertà di espressione, i cosiddetti «valori comuni» che Stati Uniti ed Europa un tempo condividevano oggi non appaiono più convergenti.
Il distacco più netto e cruciale, tuttavia, si registra nell’area della geopolitica e nella percezione di quali Paesi sono amici e quali nemici. Le relazioni tra i Paesi del Patto atlantico hanno conosciuto il massimo vigore ai tempi della guerra fredda, quando l’Unione Sovietica rappresentava il nemico comune sia per gli Stati Uniti che per l’Europa. Oggi, si direbbe che molti europei sono interessati a stringere rapporti più forti con Mosca, in quanto percepita come partner essenziale per le forniture energetiche. Altri invece vorrebbero raffreddare quei legami, a causa degli interventi muscolari di Vladimir Putin all’estero e delle violazioni dei diritti umani in patria.
Ma la vera spaccatura tra Usa e Europa riguarda la Cina: gli Stati Uniti vedono nella Cina il loro principale rivale, nei settori cruciali dell’economia e della sicurezza nazionale (tra cui la tecnologia). L’Europa forse vede nella Cina una minaccia alla sua sicurezza nazionale, ma spera di collaborare economicamente con Pechino in quelle aree di interesse reciproco, come rivela l’Accordo globale sugli investimenti firmato a dicembre.
Va da sé che è difficile lavorare strettamente quando non si è nemmeno d’accordo sulla definizione di amici e nemici. E in mancanza di una minaccia esterna che possa spingerli nella medesima direzione, i rapporti tra Europa e Usa vanno raffreddandosi ancora di più.
Il mondo politico europeo vede con favore il ritorno di un presidente più tradizionale alla Casa Bianca, ma il sollievo per la partenza di Trump non rappresenta la base ideale per una solida amicizia. L’alleanza atlantica è in declino, e così pure l’ordinamento mondiale guidato dall’Occidente. E quanto prima le due sponde dell’Atlantico se ne accorgeranno, tanto più tempestivamente potranno iniziare a erigere una nuova architettura per assicurare rapporti più saldi e duraturi.