20 Settembre 2024
Fonte: Corriere della Sera

Il paradosso: siamo secondi solo ai tedeschi per numero di assegnazioni, ma i centri in cui si svolgono i programmi sono tutti fuori dall’Italia

I ricercatori francesi hanno organizzato una marcia di protesta in bicicletta verso Parigi. E con lo slogan “Science en marche” contestano il taglio del 10 per cento dei loro programmi attuato dal governo. Se gli scienziati d’Oltralpe si lamentano che cosa dovrebbero fare i nostri che, in silenzio, subiscono una continua privazione di risorse adeguate ? Una privazione ben superiore a quella dei loro colleghi in Francia dove alla ricerca si dedica una percentuale doppia del prodotto interno lordo rispetto a quella investita nella Penisola, sempre intorno all’1 per cento. E nonostante cambino i governi, l’atteggiamento non cambia. Questo ci colloca al 32mo posto su 37 dei Paesi dell’Ocse per gli investimenti nelle università. Eppure le capacità e i risultati emergono di continuo. All’inizio di quest’anno dei 312 Consolidator Grants assegnati dall’European Research Council 46 sono stati vinti da ricercatori italiani: un record, visto che erano solo due in meno rispetto a quelli ottenuti dai tedeschi. Gli stessi francesi e inglesi si erano attestati ad un livello più basso. La maggior parte dei nostri ricercatori e dei fondi a loro assegnati (50 milioni contro 20) nell’occasione andranno però a centri stranieri dove i nostri scienziati svolgeranno il programma stabilito. Si continua a parlare (molto sommessamente) dell’ipotesi di riforma degli enti di ricerca ma i piani del governo persistono in un distacco che promette poco di buono.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *