Le potenze autocratiche (Russia, Cina, Arabia Saudita) sembrano UNIRSI contro l’Occidente
Il rapido evolversi degli scenari della cosiddetta geopolitica, prima e dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, obbligano l’Occidente a ripensare velocemente strategie di difesa, di confronto e di alleanze. Il dibattito sulla preferenza di de-coupling piuttosto che de-risking nei confronti della Repubblica popolare cinese appare già in secondo piano rispetto a nuovi interrogativi che nascono dal ricomporsi delle alleanze tra Paesi fondamentalmente democratici e il crescente numero di autocrazie protagoniste degli scambi commerciali e degli investimenti mondiali. A ciò si aggiungono i pericoli per la sicurezza globale derivanti dalla mancanza di regole per un governo degli sviluppi impetuosi dell’Intelligenza artificiale (I).
La voce del Sud nella globalizzazione. A più di 70 anni dalla fine della seconda guerra mondiale, abbiamo visto il percorso accidentato della nuova pax americana con il nuovo ordine economico e politico mondiale tra le grandi potenze e il consolidarsi di istituzioni sovranazionali a presidio di una pervasiva liberalizzazione degli scambi commerciali e finanziari sotto l’egida delle Nazioni unite.
Indice di competitività, l’Europa è divisa in 3
Hanno cominciato i 5 membri originari dei Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa), nati nel 2003 sotto impulso del Brasile, a organizzarsi con periodiche riunioni al vertice. L’ultimo summit del 22-24 agosto a Johannesburg ha lanciato l’allargamento dei Brics-5 ad altri 6 Paesi che includono importanti detentori delle energie fossili (Arabia Saudita, Iran, Uae, Egitto, Etiopia, Argentina) e una buona dose di autocrazie. Ciò porterà il peso demografico dei Brics allargati al 46% della popolazione mondiale e il peso economico al 37% del Pil mondiale contro il 32% del G7.
Con la Russia entrata nell’Opec+, il nuovo attivismo dell’Arabia Saudita e la mediazione cinese per attenuarne le tensioni con l’Iran, si delinea uno scenario in cui le potenze autocratiche sembrano allearsi contro l’Occidente (si legga Rony Hamaui, Lavoce.info, 12 settembre 2023).
Negli anni 2000 la formula G8 ha subìto una netta obsolescenza, dal momento che sono stati progressivamente invitati ministri economico-finanziari e governatori delle banche centrali di diversi Paesi emergenti, dando origine al G20 come sede di incontro fra Occidente e il cosiddetto Global South. Cina e India mirano ad essere leader del Global South. Russia e Cina vorrebbero trasformarlo in piattaforma anti-occidentale e anti-americana incontrando la netta opposizione di almeno India, Brasile e Sud Africa. Il premier indiano Narendra Modi ha rafforzato la sua leadership facendosi promotore di un allargamento a G21, con ingresso dell’Unione Africana in rappresentanza di 55 Paesi, seguendo il motto universalistico «One Earth, One Family, One Future». Bisogna dire che l’afflato universalistico stride con la spinta di Modi in politica interna volta a promuovere uno Stato orgogliosamente intriso di cultura Hindu.
Secondo alcuni osservatori l’India rischia di essere un gigante dai piedi d’argilla. L’India ha ormai superato la Cina come dimensione demografica (più di 1,4 miliardi di popolazione) ma anche realizzando una robusta crescita intorno al 7% (come negli anni recenti) non riesce ad assorbire ogni anno i 10-12 milioni di nuovi entranti sul mercato del lavoro. A differenza dalla Cina, l’India non ha mai praticato una decisa politica di limitazione delle nascite. Nonostante una significativa crescita dei servizi digitali a mercato internazionale, l’agricoltura occupa ancora il 44% della popolazione attiva ma genera solo il 15% del Pil. Fra tutti i Paesi del G-20 l’India presenta il più basso reddito per abitante (meno di 2100 dollari) cinque volte inferiore alla Cina, ed è 107° su 123 Paesi come indice di fame nel mondo (800 milioni vivono ancora sostenuti da aiuti alimentari). A confronto con la Cina e i Paesi dell’Asia orientale, l’India riceve investimenti diretti dall’estero in ammontare 4-5 volte inferiore.
Il tessuto sociale del Paese presenta da sempre fortissime disuguaglianze: il 10% più ricco della popolazione assorbe il 77% del reddito nazionale (Oxfam).
Guardando alla rivale Cina, la proposta lanciata da Xi Jinping della cosiddetta «Via della seta» (Bri: Belt and road initiative) per accelerare i traffici est-ovest via terra e mare incontra un’accoglienza alquanto tiepida in Europa e sembra destinata ad arenarsi, con l’Italia all’inizio unica aderente che si avvia ad abbandonare la partita. Ma Xi Jinping non perde colpi e ha lanciato la Global development initiative. Si rivolge così ai 152 Paesi classificati come Developing dall’Onu, con lo scopo ambizioso di promuovere nuove regole per la governance globale.
Una Repubblica fondata sui “né né”: il dramma del lavoro per i giovani italiani
Un’analisi di Gi Group confronta la situazione dei giovani Neet italiani (che non studiano e non lavorano) con quella degli altri Paesi europei, confermando il fallimento del modello formativo tricolore…
Secondo la definizione di McKinsey, la cosiddetta «Intelligenza artificiale generativa» nasce da algoritmi che possono essere utilizzati per creare nuovi contenuti, tra cui audio, codici, immagini, testo, simulazioni e video. La potenza di calcolo scatenata dalla rincorsa tecnologica verso la miniaturizzazione esasperata dei microprocessori (dimensione inferiore a pochi nanometri ovvero milionesimo di millimetro) sta producendo una crescita esponenziale di prodotti e servizi e solleva lo spettro di una evoluzione tecnologica che potrebbe sfuggire di mano per una spirale autoalimentata di processi decisionali automatici potenzialmente autodistruttivi (si veda il recente film Oppenheimer di Christopher Nolan).Un articolo su «Foreign Affairs» del 20 giugno 2023 titolava provocatoriamente «La Cina è pronta per un mondo in disordine. Gli Usa no». E ancora su «Foreign Affairs» (settembre-ottobre 2023) un recente lungo saggio di Ian Brenner e Mustafa Suleyman dal titolo significativo «Il paradosso dell’Ia: gli Usa impareranno a governare l’Ia prima che sia troppo tardi?» raccomandava ai governi protagonisti della sfida tecnologica globale una pausa di riflessione capace di generare una evoluzione tecnologica della Ia con caratteristiche di precauzione, agilità, inclusività e controlli lungo l’intera catena del valore. È una sfida che va raccolta da tutti, Cina e Occidente in primo piano.