22 Novembre 2024
quirinale

Fonte: Corriere della Sera

di Elena Tebano

Il conteggio ufficiale provvisorio della Commissione elettorale federale ha dato la Spd al 25,7%, la Cdu/Csu al 24,1%, i Verdi al 14,8%, i liberali di Fdp all’11,5%, l’estrema destra AfD al 10,2%, la sinistra radicale Linke al 4,9%


Per la prima volta nel Dopoguerra i due maggiori partiti tedeschi sono entrambi sotto il 30%. Per l’Unione, la federazione formata dai partiti gemelli Cdu e Csu che sotto la guida di Angela Merkel ha vinto le ultime quattro elezioni politiche, è il peggior risultato di sempre. Per i socialdemocratici della Spd, fino a pochi mesi fa 20 punti sotto l’Unione, un successo relativo, perché senza un mandato schiacciante per governare. Per i Verdi il miglior risultato di sempre, ma comunque una delusione.
Mai il panorama politico in Germania era apparso così frammentato e soprattutto imprevedibile, una parola che ai tedeschi piace pochissimo. Il giorno dopo il voto, nelle prime ore del mattino, il conteggio ufficiale provvisorio della Commissione elettorale federale ha dato la Spd al 25,7%, la Cdu/Csu al 24,1%, i Verdi al 14,8%, i liberali di Fdp all’11,5%, l’estrema destra AfD al 10,2%, la sinistra radicale Linke al 4,9%, con la possibilità che non riesca a superare lo sbarramento (che potrebbe aggirare con la vittoria in tre collegi uninominali, due a Berlino e uno a Lipsia, dove adesso è in vantaggio).
La Cdu, a risultati non definitivi, perdeva anche nel distretto dove ha votato Laschet, ad Aquisgrana. A Potsdam invece Scholz ha prevalso nell’elezione diretta su Annalena Baerbock.
Nel «giro degli elefanti», il confronto tra i leader che chiude la giornata elettorale in Germania, sia il candidato socialdemocratico Olaf Scholz che quello cristiano-democratico Armin Laschet hanno detto di voler guidare il prossimo governo tedesco. Laschet ha ripetuto più volte che per farlo serve avere una maggioranza in parlamento, non necessariamente essere il primo partito. Ma sembra un tentativo disperato.
Di certo c’è che ci vorrà una coalizione a tre. E questo dà un potere inedito ai due partiti «minori»: Verdi e Fdp, con i liberali che già ieri sera hanno fatto agli ambientalisti «l’offerta», subito accettata, di trattative dirette a due, indipendenti da quelle del possibile partner di maggioranza.
Esclusa la riedizione della «grande coalizione» con o senza terzo incomodo (non la vuole né l’Spd né la Cdu), e con il pessimo risultato della Linke, le coalizioni possibili restano quella «semaforo», la più probabile (dai colori dei partiti: il rosso di Spd, i Verdi e il giallo di Fdp) e la «Giamaica» (cioè il nero di Cdu/Csu, i Verdi, e Fdp).
Da oggi le forze politiche avvieranno le loro trattative. Hanno promesso tutti di volerle portare a termine velocemente, perché le urgenze per il Paese sono tante e «tutta l’Europa guarda alla Germania».
L’ultima volta, nel 2017, ci sono voluti sei mesi di discussioni puntuali per trovare una maggioranza. Intanto resterà in carica la cancelliera Angela Merkel: in molti si chiedono se toccherà ancora a lei pronunciare il discorso di capodanno. Ieri Scholz ha promesso che il nuovo governo arriverà prima di Natale.

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